Il Reddito di Cittadinanza.

Il Reddito di Cittadinanza
Il Reddito di Cittadinanza, bonus 200 euro reddito di cittadinanza, bonus 200 euro, reddito di cittadinanza febbraio 2022, assegno unico 2022,reddito di cittadinanza gennaio 2022,reddito di cittadinanza maggio 2022, reddito di cittadinanza giugno 2022, reddito di cittadinanza luglio 2022, pagamento reddito di cittadinanza aprile 2022, reddito di cittadinanza ultima ora inps 2022, il reddito di cittadinanza, inps reddito di cittadinanza, inps reddito cittadinanza, reddito di cittadinanza 2022, reddito di cittadinanza pagamento, reddito di cittadinanza saldo, requisiti reddito di cittadinanza, domanda reddito di cittadinanza, assegno unico reddito di cittadinanza, assegno unico, rdc, isee,

di Sergio Mauri

In questo articolo voglio spiegare perché il Reddito di Cittadinanza (da adesso Rdc) non incontra né i progetti del nostro capitalismo (da cui derivano le infinite diatribe nella classe dirigente) né quelli del nostro anticapitalismo (con medesimi effetti sul fronte opposto, un fronte piccolo e poco potente rispetto all’altro).

Indice.

Premessa.

Il Rdc è stato concepito dai 5 Stelle e non dai comunisti (per cui è inutile che questi ultimi ne rilancino l’opportunità, perché proprio non è roba loro) o dalla “sinistra”. Lo è stato come riconoscimento del fatto che alle nostre latitudini il lavoro non c’è e non ci sarà. Questo ragionamento parte dalla constatazione del ruolo dell’Italia nella divisione internazionale del lavoro. Chi ha proposto il Rdc ha accettato la visione del capitale internazionale nel presente e in prospettiva futura.

Esempio di aporia sul Rdc.

A sinistra spesso ci si richiama a un’alleanza di classe tra lavoratori e percettori di Rdc, come giusto sentimento di classe da opporre ai capitalisti moralmente squalificati che per di più il reddito lo vogliono togliere. Tuttavia, mi sembra troppo facile difendere gli ultimi dai penultimi come se gli ultimi se ne fregassero qualcosa dei penultimi. Il ruolo degli ultimi, i percettori di Rdc, è assolutamente statico, disinteressato a qualsiasi cambiamento politico e sociale. A meno che il mondo intorno a loro cambi drasticamente trasportandoli nel vortice. Di solito son persone senza titoli di studio, senza voglia di ottenerli, che spesso lavorano in nero, altre volte falsificano le carte per ottenerlo. Almeno la maggior parte di quelli che conosco io, in diverse città.

Gli anticapitalisti.

Il rapporto tra ultimi e penultimi è quello tra sottoproletariato e proletariato che già Marx e tutta la cultura di sinistra ha a suo tempo affrontato e spiegato, Gramsci incluso. Per i comunisti il sottoproletariato è sempre stato nemico della classe operaia, di volta in volta prezzolabile e malleabile, nonché utilizzabile come forza antioperaia (dal crumiraggio allo squadrismo: il fascismo insegna). Poi, questione incomprensibilmente non indagata, aggiungerei che si dovrebbe studiare meglio la questione dell’esercito industriale di riserva, di cui anche i percettori di Rdc fanno parte e di come incide sul valore della forza lavoro.

I capitalisti.

Per i capitalisti una spesa sociale incide non solo sulla spesa pubblica dello Stato (il capitalista collettivo), ma anche come elemento svalorizzatore del capitale produttivo di profitto. Immettere capitale improduttivo in circolo indebolisce la possibilità di fare profitti per il capitale complessivo. Per il capitalista, infatti, la spesa sociale è un costo la cui (ovvia) necessità per la tenuta della struttura sociale va di volta in volta modulato a seconda delle esigenze delle aziende e dei loro profitti, del sistema produttivo nel suo complesso, poiché proprio su questo si basa la nostra economia, piaccia o no. Altrimenti è inutile chiedere il posto di lavoro magari sicuro, se non si fanno i conti con i fondamentali del sistema di cui tutti facciamo parte.

Le alternative.

Quali sono le alternative? Se non piace il capitalismo, due sono le strade possibili : 1) la rivoluzione sociale che per forza di cose è figlia di un rifiuto totale del presente 2) un riformismo serio e quindi strutturato, forse l’unica risposta oggi politicamente possibile, per quanto parziale. (Nota: da rivedere, comunque, se prendiamo in seria considerazione il modello scandinavo di welfare che sembra in grave crisi!).

Ma i partiti che vogliono farsi votare non solo devono obbedire ai diktat del capitale internazionale, ma in parte illudono l’elettorato con palliativi clientelari, in parte si guardano bene dall’organizzarsi per superare o riformare seriamente il grande malato capitalista.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e studioso di storia, filosofia e argomenti correlati. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Hammerle Editori nel 2014.

** Se puoi sostenere il mio lavoro, comprami un libro **