Heidegger tra metafisica e poesia. (vii)

Temi heideggeriani
Temi heideggeriani.

Abbiamo visto il concetto di physis contrapposto a quello di tekne. Il carattere dell’introduzione di Heidegger è di tipo generale e generico perché si mantiene su un’analisi a pennellate molto larghe. Di questa ampiezza rileviamo una focalizzazione sulla domanda fondamentale: perché esiste qualcosa e non il nulla? La focalizzazione viene seguita da Heidegger su due piani: da un lato la domanda come tale (perché?…) e le implicazioni del problema dell’essere; dall’altro sul piano storico. È quest’ultimo il problema metafisico per eccellenza, cioè, che l’essere sia effettivamente ciò che sia da pensare, è qualcosa di meramente indistinto e inafferrabile oppure possiamo ritrovarlo, vederlo anche nella storia? A questa domanda egli cerca di rispondere collocando la domanda sul problema dell’essere sul secondo piano.

Diciamo che questa cosa, un pezzo di gesso, è. Questo pezzo di gesso, convenzionalmente lo chiamiamo gesso. Questo pezzo di gesso è, possiamo dire di sì, nella misura in cui non lo vediamo, nella misura in cui ha una sua estensione, addirittura essendo una cosa solida contiene la possibilità di essere toccato, è qualcosa, è gesso da tutti i punti di vista dei nostri sensi. Esso è in quanto ha una funzione, è per scrivere, è per un suo utilizzo, un suo uso. Possiamo anche far riferimento alla storia stessa del materiale che poi diventa il gesso. Quindi, da tutti questi punti di vista che sono sensibili/sensoriali, storico-culturali. Di tutto ciò noi facciamo archivio conoscitivo riguardo all’oggetto. Come diceva Aristotele “l’essere si può dire in molti modi”. Tutte queste caratteristiche appartengono alla cosa chiamata gesso, e ineriscono all’essere di questa cosa. Se le cose stanno così possiamo risolvere la questione dell’essere dell’ente considerandolo da tutti i punti di vista possibili che lo ineriscono. Il problema che soggiunge Heidegger è: si esaurisce così la questione dell’essere dell’ente? No, perché noi vediamo sempre qualcosa di più e vedere un’eccedenza rispetto a tutte le determinazioni possibili di quell’ente. Ma quell’eccedenza non può essere considerata come una ulteriore determinazione, non appartiene alle determinazioni ontiche. L’essere si può dire in molti modi, ma non si lascia dire nelle determinazioni ontiche dell’essente.

L’essere nella misura in cui è va separato e distinto dall’essente determinato. Tutte le determinazioni di quel gesso non corrispondono all’essere in quanto tale, ma certo ineriscono all’essente di questo ente, di questo essente. Tuttavia, noi di questo gesso, in quanto quegli enti privilegiati in grado di porsi il problema dell’essere in generale, di questa cosa vediamo qualcosa di più rispetto alle sue determinazioni. Se portiamo questo plus a quel secondo livello, cioè sul piano storico generale, ecco allora che di tutti gli enti (eventi macro e microstorici in generale) possiamo vedere tutte le loro determinazioni ontiche e, dall’altro lato, noi di quegli enti ed eventi vediamo un di più, una eccedenza anche su questo secondo livello.

Sul primo livello l’analisi si mantiene nei termini di un’indagine intorno a un essente e intorno all’essere dell’essente per poi considerare l’essere in generale; sul secondo livello l’analisi considera le analisi storiche dal punto di vista dell’essere. Se sul primo livello risolviamo la questione ponendo e sviluppando adeguatamente la questione (perché….?) e poniamo la questione del nulla che nessuna domanda metafisica pone, sul nulla, sul secondo piano però come si vede non si può porre la medesima domanda, ma si deve articolarla in modo diverso. Questa articolazione ci dice o chiede se non vi sia qualcosa che determini lo spirito storico di un’epoca. Lo spirito storico di un’epoca significa epoca nella sua generalità da una parte, e epoca come una dimensione corrispondente all’Occidente. Perciò, distinti i due piani, abbiamo una domanda che si risolve in relazione agli enti e un’altra in cui prevale qualcosa come lo spirito. C’è qualcosa come l’essere dello spirito (occidentale) che noi possiamo rilevare, vedere nelle sue determinazioni storico-culturali.

Heidegger utilizza un criterio per la comprensione delle epoche storiche che è quello della comprensione dell’essere. La questione della memoria è secondaria rispetto all’individuazione del fattore attraverso cui noi possiamo dare risposta alla determinazione dell’epoca cui stiamo parlando. Ulteriore questione è il rapporto dell’uomo con il tempo. Essere e tempo ce ne offre una esplicitazione compiuta. La dimensione privilegiata dell’essere umano è il futuro, come sappiamo, per Heidegger. L’Esserci è essenzialmente non solo esistenza, ma progetto, allora questo suo carattere essenziale, l’essere progetto, equivale all’essere possibile. L’essere possibile si realizza nel tempo solo nell’avvenire. Perciò l’Esserci è quell’ente che esiste, l’Esserci è orientato al progetto, all’avvenire. Proprio perché egli è possibilità è determinato dall’avvenire. L’essenza di questo ente sta quindi baricentricamente nel futuro.

Il passato e il presente sono una specie di attualità per l’Esserci in vista della sua possibilità. C’è una concezione del tempo, che si contrappone a una concezione della storia. Della storia abbiamo riscontro, in relazione alla questione dell’essere, individuando nel presente cosa ne sia dell’essere e parimenti di capire se l’essere abbia a che fare col destino storico di una civiltà, nello specifico dell’Occidente.

In Heidegger è presente una visione di una possibile nuova epoca storica, un nuovo inizio, ma fuori da un’impostazione che vede la successione di epoche storiche, sia in senso mistico-religioso sia in senso marxista. Heidegger suggerisce che bisogna provarci, in un certo senso e lui ci stava provando.

Quell’ente che possiamo chiamare memoria è in realtà una comprensione del passato. Nella misura in cui l’Esserci è quell’ente che non solo pone la domanda sull’essere, ma lo comprende e quell’ente dalla cui comprensione dipende il manifestarsi dell’essere, quell’ente (la memoria) è la dimensione privilegiata per determinare la presenza dell’essere. L’Esserci deve, per essere se stesso, comprendere l’essere e lo può fare solo attraverso la memoria del fatto stesso. L’ente memoria non è sullo stesso piano degli altri, è quella dimensione in cui l’Esserci comprende l’essere.

La questione del nulla deve essere posta in un ripensamento della metafisica, proprio perché attraverso la questione del nulla possiamo cogliere la questione dell’essere come tale. Heidegger segnala l’esigenza che l’Esserci deve essere consapevole della domanda, deve decidersi per affrontare il problema. Una decisione (p. 32) che Heidegger definisce risoluzione (o meglio, risolutezza). Una decisione che non è un semplice opporsi a fare qualcosa, ma è un inizio decisivo dell’agire rispetto alla domanda sull’essere. Quando pongo la domanda intorno all’essere vuol dire che voglio sapere che ne è dell’essere, che ne è del nulla. Interrogare significherebbe voler sapere che implica una decisione. Questa decisione che viene chiamata risolutezza viene così specificata: l’essenza della risolutezza sta nell’esposizione dell’Esserci in vista dell’illuminazione dell’essere. Vuol dire che l’Esserci decide di essere esposto, stare in ascolto, essere aperto all’illuminazione dell’essere. Lichtung che indica illuminazione dell’essere che si traduce col termine radura. L’Esserci decide di porsi in ascolto in quanto quell’ente che è aperto alla comprensione dell’essere, di porsi in ascolto, e in visione della Lichtung dell’essere, di quella radura nella quale l’essere si manifesta. Posto che l’essere non possa manifestarsi nella piena oscurità e posto che secondo Heidegger non possa essere colto nel totale chiarore, ecco che l’essere può venir colto nel chiaroscuro della radura. Noi dobbiamo porci in ascolto o in visione dell’essere solo se rispettiamo il nostro carattere di apertura verso l’essere stesso.

Decisione, che ci permette di trovarci nell’apertura, di considerare quell’essere aperto, quell’Esserci alla radura dell’essere. Sapere o comprendere significa poter stare nella verità ed è la manifestazione dell’essente. Sapere vuol dire comprendere, dunque.

Viene messo a fuoco il problema del nulla. La metafisica si interroga sul perché, cioè sulla ragione. La questione del nulla eccede questa chiave, quindi non è un modo di porre la questione della ragione, ma è un modo di sragionare (pp. 33-36).

Metafisica e linguaggio erano i due pilastri di cui parlavamo nell’altra lezione. Qui riappare la questione del linguaggio, che così come la questione del nulla, non va lasciata alla dimensione della logica, allo stesso modo la questione del linguaggio non va lasciata alla sola dimensione della logica grammaticale o del parlare inteso come la somma di vocaboli. La questione del linguaggio va vista da tutt’altra prospettiva. Va considerata come questione decisiva per accostarsi all’essere. Per far in modo che l’Esserci corrisponda a quell’apertura per l’essere. Per essere compreso come tale, il linguaggio deve essere sottratto alla scienza. Un linguaggio non dovrà mai essere una scienza del linguaggio. (p. 36) La scienza sarebbe derivazione e al tempo stesso irrigidimento della filosofia. La filosofia non nasce dalla scienza o grazie alla scienza. Essa è piuttosto sovraordinata alle scienze e non solo da un punto di vista logico, ma anche da un punto di vista della collocazione della filosofia. Essa si trova in tutt’altra area, zona, rispetto alla scienza.

Solo la poesia appartiene al medesimo ordine della filosofia. Ma il poetare e il pensare non sono la stessa cosa: il pensiero pensa l’essere, la poesia nomina il sacro. Nella poesia sussiste una superiorità dello spirito, rispetto a ciò che è la scienza. La poesia è una sorta di nominazione originaria delle cose. Il poeta parla come se per la prima volta egli esprimesse l’essente. Il poeta o la poesia nomina le cose in modo originale e originario, non solo come se esprimesse l’essente, ma effettivamente in quanto essa nomina originariamente o originalmente l’essente. Nomina le cose, non nel senso nominalistico classico.

Questi passaggi sono l’introduzione al tema del linguaggio che non viene dettagliatamente analizzato, ma che sarà per noi una sorta di ponte per arrivare al linguaggio.

** Se puoi sostenere il mio lavoro, comprami un libro | Buy me a book! **
** ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER ! **

About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 con Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023 e con Amazon Kdp nel 2024 e 2025.