Essere e tempo – Martin Heidegger – Esserci e temporalità.

Essere e tempo - Martin Heidegger
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di Sergio Mauri

Vediamo la connessione tra Esserci e temporalità. Non è concepibile l’esistenza senza la temporalità. Che non vuol dire la temporalità della nascita e della morte dell’Esserci, non solo questo almeno, ma c’è una connessione più profonda: l’Esserci esistendo, vive nella vita temporale, vive temporalmente. L’accento sulla nozione stessa di temporalità è da indagare: l’Esserci nella quotidianità vive nella espropriazione temporale, in un’alienazione. L’Esserci non può appropriarsi di un tempo che gli è proprio inerendolo, non vive, non concepisce adeguatamente il tempo che gli è proprio. In questa condizione inautentica l’Esserci subisce una espropriazione anche sotto il profilo temporale. L’Esserci, pur esistendo, non riesce a cogliere il senso profondo della sua esistenza, non coglie il nesso originario e profondo in quanto fondamento dell’Esserci (Paragrafi 65-66) nella propria esistenza, nella temporalità. La Cura è temporalità. La stabilità autonoma dell’esistenza in senso ontologico e temporale, mostra che il sé stesso si pone nell’esistenza, di conseguenza emerge l’ipseità in quanto modalità del sé autentico dell’Esserci. L’Esserci si dimostra perciò come essere essenzialmente storico. È un principio fondamentale ontologico-esistenziale. All’interno dell’Esserci c’è un fondamento esistenziale di comprensione della storia, una storicità istitutiva che è il fondamento della possibilità di quella comprensione. Ciò è insito nell’esistenza stessa dell’Esserci. La sua storicità ne è carattere essenziale, elemento senza il quale l’esistenza dell’Esserci non è tale.

L’Esserci, ente che vive nell’esistenza, libero e aperto nel mondo e per il mondo. Vive il tempo come una dimensione autentica, originaria ed essenziale di sé stesso. In Heidegger qui non c’è alienazione dell’Esserci col tempo, anzi la manifestazione, il fondamento dell’Esserci è nella temporalità. L’Esserci ha bisogno di ritornare a sé stesso dopo la sbornia della quotidianità, appropriandosi della propria temporalità e del tempo. In questo bisogno l’Esserci cerca di riappropriarsi di un qualcosa che gli è stato sottratto, un qualcosa che manca dell’autocomprensione di sé. L’Esserci ha bisogno del proprio sé e del proprio tempo. L’Esserci nella Cura si relaziona temporalmente col mondo, c’è un prima e un dopo rispetto alle cose che fa. Un prendersi Cura che fa vedere come è situato nel tempo e come vi operi. Il rapporto col tempo nella quotidianità è coperto e velato dagli strumenti di cui si serve. Il principale di questi strumenti è l’orologio. L’Esserci si rapporta al tempo nella quotidianità attraverso il filtro dell’orologio. La temporalità costitutiva viene trasfigurata dal tempo calcolato. È un tempo frutto di un calcolo, ma è al tempo stesso un tempo calcolante. Vediamo così come il tempo calcolato sia frutto di un rapporto calcolante col mondo. È un indizio che l’Esserci, all’interno della quotidianità e quindi anche della scientificità, che si determina nel suo esser temporale in base all’orologio è a sua volta un ente che utilizza il suo pensiero come un orologio. Con un orientamento calcolante, con un pensiero calcolante. Negli ultimi capitoli di Essere e tempo si mostra il fatto che a questa modalità di rapportarsi al tempo presieda un orientamento generale di pensiero che Heidegger definisce pensiero calcolante. Il tempo calcolato è una conseguenza del pensiero calcolante. Quello dell’alienazione per mezzo del pensiero calcolante, porta l’Esserci alla perdizione, all’alienazione. È il pensiero calcolante la causa di tutto ciò. Nel pensiero e nel pensare, quindi, è privilegiato il calcolo alla meditazione. Qui Heidegger gioca buona parte della sua ultima produzione. In questa opposizione si può costruire la dinamica tra autenticità e inautenticità. In questo senso vi corrisponde tutta la storia della metafisica, dell’ontologia non fondamentale che occulta l’essere. Il pensiero calcolante privilegia la dimensione ontica rispetto a quella ontologica. Nel pensiero meditante o rammemorante vi è la contrapposizione col pensiero calcolante oscurante l’essere dell’Esserci che lo porta lontano da sé stesso. Il pensiero meditante compie una doppia operazione: da una parte si rende pienamente autoconsapevole; dall’altra rende a sé evidente il problema dell’essere. Una interpretazione autentica della temporalità corrisponde all’azione del pensiero meditante che si contrappone al pensiero calcolante. Nel pensiero meditativo vi è la necessità, l’inevitabilità e l’inaggirabilità del rapporto con l’essere da parte dell’Esserci.

Nel IV capitolo Heidegger fornisce le linee guida per l’interpretazione temporale dell’Esserci. Quindi, se noi come Heidegger dal Paragrafo 67 ci poniamo nella interpretazione, dobbiamo dimostrare come la situazione emotiva, la deiezione, il discorso, la comprensione si pongano nella dimensione della temporalizzazione della temporalità dell’Esserci in cui il tempo temporalizza tutte le caratteristiche dell’Esserci. Tutte le caratteristiche dell’Esserci hanno un fondo temporale.

Nel fenomeno del comprendere vi è una sua propria temporalità, a esempio. La temporalità è anche interna al comprendersi, nella pienezza presente della comprensione. C’è una temporalità che riguarda il discorso, la situazione emotiva, la comprensione, la deiezione. L’essere nel mondo stesso ha una sua temporalità, così è già nel nostro venire al mondo, ma soprattutto nel fatto che l’Esserci sia progetto gettato. La gettatezza temporale dell’Esserci possiamo rappresentarcela figurativamente (vedi la favola di Igino). Nell’esser gettato riceve una originaria spinta temporale che si manifesta nella progettualità, dimostrando l’esser possibile dell’Esserci e come esso sia intrecciato alla libertà. L’Esserci è libertà dall’inizio alla fine, costituita dalla temporalità. Quando Heidegger nel III capitolo sostiene che l’Esserci è temporalità in quanto ente finito e la finitezza è una caratteristica peculiare dell’Esserci, la finitezza implica che l’Esserci si concepisca come ente che nella propria esistenza si mette continuamente alla prova nel suo carattere finito. Esistenza in cui l’Esserci vede la propria finitezza come stigma. La finitezza non riguarda solo il carattere ontico, ma anche un carattere coscienziale. È il banco di prova in cui l’Esserci misura il valore del proprio essere, il suo esser possibile, la sua qualità, la sua progettualità. Nella finitezza, nel rapporto tra coscienza e mondo, l’Esserci scopre sé stesso, ma è solo in virtù della propria temporalità che l’Esserci può comprendere sé stesso e la propria finitezza. L’Esserci sta sempre innanzi a sé, proprio perché il suo più proprio carattere è l’ad venire, un essere sempre avanti, ma al contempo sempre indietro. Nel Paragrafo 68 si evidenzia la questione dell’anticipazione. L’Esserci ad viene primariamente a sé solo nella misura in cui toglie l’ad venire da incomprensione e falsificazione, per coglierlo come anticipazione. Da un lato abbiamo una partizione del tempo che si coglie nello Jetzt, nell’ora; dall’altro nell’Augenblick, nell’attimo/istante. L’Esserci interpreta il tempo come successione di Jetzt vuoti, come successione cronometrica del tempo, secondo la quale il tempo viene calcolato nella sua formalità/vuotezza. Questo tempo è quello dell’orologio. Mentre nella prospettiva della temporalità autentica noi viviamo il tempo come successione di Augenblicken, per cui noi viviamo il tempo, non lo vediamo scorrere. Nella concezione autentica del tempo vi è successione di attimi condensati nel presente che viviamo. Nella scansione passato-presente-futuro tutto avviene nella modalità temporale autentica della successione degli Augenblichen. L’orientamento all’avvenire è quello più autentico.

La temporalità autentica è estatica, continuamente rinnovata attraverso la decisione. La temporalità autentica è definita estaticità ed è mantenuta e decisa nella decisione. Il tempo nella sua unità estatica corrisponde al succedersi degli attimi che non è un semplice scorrere epidermico, ma è uno scorrere interiore. L’Esserci si anticipa e si ripete e tutto ciò perché l’Esserci ha deciso per la temporalità. Nella decisione temporale l’Esserci si riconosce come un essente fondamentalmente storico ed esistente nel mondo della storicità, legato alla temporalità senza la cui comprensione autentica della temporalità potrebbe divenire sé stesso. Tutto ciò che nella temporalità si dà come esistenza e si collega come trascendenza nel mondo e delle cose. L’Esserci è un esser aperto (Paragrafo 69) nella Lichtung, nella dimensione di chiaroscuro ed è la condizione in cui l’Esserci si trova o si può trovare a partire dalla Cura. Nella Cura si fonda l’apertura originaria del “ci”. È un’apertura di tipo temporale. Il prendersi o aver Cura sono modalità temporali della Cura, a sua volta fondata sulla temporalità, poiché non potremmo rapportarci al mondo se non nella coscienza della sua temporalità. Altrimenti il nostro agire non sarebbe umano, ma ferino, dedito alla circostanzialità del divenire. Heidegger sottolinea anche le implicazioni di coscienza in tal senso. Le conseguenze delle nostre azioni devono esser temporalmente chiarite.

La trascendenza. Il carattere temporale dell’esistenza indica il carattere trascendente dell’Esserci. L’Esserci sta nel mondo come riflesso del suo poter-essere; si dispiega come un modo della trascendenza, dunque, come esistenza nella trascendenza.

(Paragrafo 69, punto c) Heidegger parla di struttura orizzontale, cioè di come le tre estasi (avvenire, esser stato, presente) della temporalità siano intese come orizzonte. Orizzonti nei quali qualcosa è incluso e qualcosa può uscire. L’Esserci si rapporta al mondo e si scopre aperto al mondo per mezzo di questa struttura orizzontica della temporalità; con la coscienza/consapevolezza della trascendenza. È una temporalità che tocca la spazialità dell’Esserci stesso. La spazialità dell’Esserci è costantemente determinata dalla temporalità. Una sorta di darsi spazio dell’Esserci che avviene nel tempo ed esso determini il nostro agire. L’Esserci è spazialità e temporalità.

(Paragrafo 70) L’Esserci è spazialità e temporalità e dunque il proprio agire è fondamentalmente un contrassegno temporale. L’entrata dell’Esserci nello spazio è possibile solo sul fondamento della temporalità estatico-orizzontica. L’agire è nel tempo e certamente anche nello spazio. (Paragrafo 71) L’Esserci nella autenticità e inautenticità si fonda sulla temporalità.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022.
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