1.La vita
Nasce il 23 maggio 1729 a Bosisio. Una vecchia prozia gli lascia un’eredità a patto che segua la carriera sacerdotale. Si trasferisce a Milano. Prende gli ordini nel 1754. Pubblica: Alcune poesie di Ripano Eupilino (1752). È ammesso all’Accademia dei Trasformati. Scrive: Dialogo sopra la nobiltà (1757); Discorso sopra la poesia (1761). Nel 1754 diventa precettore dei figli del duca Gabrio Serbelloni. Il servizio si interrompe nel 1762 per un diverbio con la duchessa. Tra il 1763 e il 1768 forma il giovane Carlo Imbonati per il quale scrive l’ode L’educazione (1764). Pubblica: Mattino (1763); Mezzogiorno (1765). È nominato nel 1768 poeta del Regio Teatro Ducale. Testi teatrali: Ascanio in Alba (1771) musicato da Mozart. Nel 1769 diviene direttore della Gazzetta di Milano foglio riformatore del governo austriaco. Nel 1791 è nominato sovrintendente alla scuola di Brera. All’arrivo dei francesi a Milano nel 1796 non riesce a collaborarvi poiché li considera invasori. Muore il 15/8/1799.
2.Il Dialogo sopra la nobiltà e gli scritti teorici. Nel Dialogo, i cadaveri di un poeta plebeo e di un nobile discutono di ciò che li renderebbe diversi. Si ispira all’estetica sensistica.
3.Le Odi.
Escono nel 1791. La vita rustica (1758); La salubrità dell’aria (1759); La impostura (1761); La musica (1761-64); L’innesto del vaiolo (1765); Il bisogno (1766); La laurea (1777); La recita dei versi (1783-84); Caduta (1785); La tempesta (1786); In morte del maestro Sacchini (1786); Il pericolo (1787); La magistratura (1788); Il dono (1790); La gratitudine (1791); Per l’inclita Nice (1793); A Silvia (1795); Alla Musa (1795). Le ultime lodi hanno una sensibilità neoclassica.
4.Il Giorno.
Rimane incompiuta. Parini ci lavora a lungo. In vita pubblica solo due poemetti in endecasillabi sciolti: Il Mattino; Il Mezzogiorno. Doveva seguire La Sera, ma poi decide di farne un poema unico, Il Giorno, diviso in 4 parti: Mattino, Meriggio, Vespro, Notte. Comunque, il Vespro rimane incompiuto e la Notte non viene scritta. Il Giorno vede la luce nel 1801 a opera di un allievo di Parini, Francesco Reina. Oggi abbiamo un’edizione critica. I due primi poemetti sono satirico-moralistici. È una critica alla non-funzionalità della classe nobile del tempo, mettendone in evidenza difetti, idiosincrasie. Importante l’episodio della “vergine cuccia”, in cui gli animali son più considerati della servitù.
Il Vespro è di 350 versi; la Notte è costituita da 673 versi. Il Giorno è un grande affresco della decadenza di una classe sociale. Tuttavia, nemmeno l’emergente borghesia sembra in grado di fornire un’ancora di salvataggio.
5.La fortuna.
Parini fu considerato uno dei padri della rinascita morale della nazione. Oltre al discepolo Francesco Reina, un’immagine viene restituita da Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis e nei Sepolcri. Leopardi gli dedica una Operetta morale (Il Parini ovvero della gloria). Francesco De Sanctis lo vede come il “primo poeta della nuova letteratura” perché pone in primo piano la funzione etica e civile della poesia. Carducci lo ammira. Benedetto Croce ne ridimensiona il valore. Walter Binni (1948) ha visto in lui una sintesi di Arcadia e Illuminismo.