Essere e tempo – Martin Heidegger.

Essere e tempo - Martin Heidegger
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di Sergio Mauri

Essere e tempo e Lettera sull’umanismo, sono i testi su cui lavoreremo. Essere e tempo è del 1927 e corrisponde alla prima fase del pensiero heideggeriano. Lettera sull’umanismo è del 1946 e corrisponde alla seconda fase. È suggerito il libro di Volpi, Heidegger.

Essere e tempo è un capolavoro filosofico. Nel 1927 Heidegger ha 38 anni. Nasce a Messkirch (Baden) nel 1889, a ovest di Stuttgart. Studia a Freiburg e vi rimarrà. Nasce in una regione periferica della Germania, non in una grande città, in una località periferica. A questa realtà geoculturale egli rimane profondamente legato per tutta la vita. Riceve l’invito a insegnare alla Humboldt di Berlino, ma rinuncia preferendo la provincia.

Questa scelta non ha il significato di staccarsi dal brulicare della città, significa avere la presa diretta rispetto alla propria origine. Cosa significa? Semplice nostalgia o qualcosa di prettamente filosofico? Necessità di un’autocomprensione della propria filosofia. Vuol dire che il pensiero deve trovarsi in presa diretta con l’originario. L’originario rappresenta per Heidegger la fonte da cui nasce e deve sempre ritornare il pensiero. Originario significa quella possibilità che il pensiero ha di scaturire e di ritornare a qualcosa. Avere sempre in vista il pensiero.

La sua passione per la provincia, una dimensione marginale, non ha a che fare con una critica alla tecnica e alla modernità (anche questo, certo), ma non ha a che fare con la decisione per la provincia.

Interessanti i corsi universitari di Heidegger del primo periodo friburghese. In quei cinque anni di lezioni elabora i testi fondamentali. Nel 1928 ritorna a Freiburg, dopo essere stato a Marburg, come successore di Edmund Husserl, riprende il testimone della scuola fenomenologica husserliana. Heidegger succede a Husserl, dichiara con entusiasmo che gli si riattivano le origini, una energia originaria in grado di fargli riattivare le radici. Non si tratta di un luogo fisico-spaziale, ma di un luogo del pensiero. Questa rivitalizzazione è un fattore imprescindibile. In questo contesto una posizione di rilievo la assume la sfera del dialetto (mundart, dialekt), all’interno della riflessione ontologica sul linguaggio. C’è nel dialetto una potenza filosofico-esistenziale. Il dialetto come confronto quotidiano con la vita. Il linguaggio non è allora solo strumento di comunicazione, ma è qualcosa che corrisponde al pensiero tout-court. Il rapporto del pensiero con l’essere. Essere sta al di là della determinazione verbale o concettuale, non è un ente, ma rappresenta l’essenza degli enti che si esprime nella loro esistenza. L’essere, il sein, non è dunque un ente, non è qualcosa di concreto come un ente.

Heidegger ritiene che il massimo grado di concretezza debba risiedere nella concretezza dell’essere, una dimensione dove non vediamo solo la parola o solo il concetto. Il dasein, l’Esserci: dasein, Esserci qui. È quella sorta di monogramma dell’esistenza, è l’ente che esiste, l’ente dotato di esistenza.

L’essere nell’ente dasein ha la possibilità di essere compreso; è una forma di determinazione dell’essere. L’Esserci è quell’ente che può comprendere l’essere. Non abbiamo una comprensione dell’essere in assenza di un ente che lo comprenda. Il dasein è in relazione con l’essere perché è quell’ente che può porre la domanda sull’essere, il dasein può comprendere il senso dell’essere.

L’Esserci permette all’essere il disvelamento. Heidegger lo chiama la verità dell’essere. Wahrheit: verità. In Heidegger essa prende il senso del manifestarsi, il modo con cui l’essere si mostra. Il mostrarsi dell’essere corrisponde alla verità dell’essere. Il concetto vero in Heidegger viene ricondotto a quello di aletheia. Aletheia, cioè ciò che si mostra, si mostra perché è stato tolto al nascondimento. L’essere si sottrae al celarsi. Svelamento in senso attivo e passivo: 1) portato a manifestarsi 2) l’essere (portato) si manifesta. Aletheia rappresenta la verità dell’essere.

L’essere non è un oggetto logico, non è un concetto astratto, è dotato di una qualità storica, inerente alla storia. All’essere inerisce la temporalità. Quindi: temporalità e storicità ineriscono l’essere. Quindi, non c’è un essere dato una volta per tutte. Vi sono molti enti, un essere. L’essere è storico perché si manifesta diversamente a seconda del rapporto che l’Esserci ha con la comprensione dell’essere, quando si manifesta. Le epoche storiche differenziano l’essere in quanto alla sua Warheit, alla sua verità.

L’essere si manifesta nella sua autenticità nel primissimo momento del pensiero occidentale: in quell’attimo che corrisponde ai presocratici. Heidegger ritiene che la visione dell’essere e del suo senso sia andata progressivamente perdendosi, nascondendosi. Heidegger toglie Husserl dal lungo segmento che parte da Platone che consiste nell’occultamento dell’essere.

Quel segmento indica la comprensione dell’essere da parte dell’Esserci nel modo dell’occultamento. Perché? Perché c’è nascondimento, occultamento? Perché si è ritenuto di poter concepire l’essere come un ente. L’essere come vittima di una dimenticanza, fraintendendo l’essenza dell’essere. La storicità dell’essere consente a quest’ultimo di presentarsi anche nella forma della dimenticanza.

Ente ed essere sono due cose diverse. Il caso del dasein, ente privilegiato, è una forma di determinazione dell’essere.

La questione dell’epoca dell’essere in cui si privilegia la scienza e la tecnica, la tecnoscienza. È una forma di rapporto di essere umano occidentale, forma di rapporto col mondo, che diventa forma di rapporto con l’essere. L’essere è messo da parte. L’ontologia scambia l’ente con l’essere.

Il dasein è una questione di esperienza, non di conoscenza. Il dasein deve fare l’esperienza dell’essere, che è intessuta con la dimensione del dasein. Esperienza della propria esistenza. Il rapporto dell’essere con l’ente è di tipo esistenziale.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e ideatore e-learning. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022.
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