Droga, diversità e disinformazione.

Droga, diversità e disinformazione
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di Sergio Mauri

Concordiamo pienamente sull’assunto che la droga in un certo senso faccia evento in una vita percepita come monotona e banale, un’immagine davvero centrata ed eloquente. Si è detto bene, anche con l’haschisc ci si può distruggere, come del resto ci si può distruggere di cioccolata.

Il problema non è la sostanza in sé, ma come sempre l’uso che se ne fa. Questo ovviamente rimanda alla responsabilità individuale di fronte a… sarà una banalità… TUTTO. Per quanto riguarda la questione del mercato, evidentemente stiamo assistendo (altra cosa davvero banale ed ovvia, ma come tutte le cose ovvie spesso sfuggono) ad un indebolimento della responsabilità dell’individuo, ad una mancanza che non riusciamo a vivere come costitutiva, ma riteniamo di dover colmare. Privi di mezzi come siamo noi occidentali (nichilisti, ma non abbastanza) ci troviamo pigri di fronte ad un compito che non si vuol svolgere… Effetto: deleghiamo ad altri la responsabilità di colmare questo vuoto… e qui si inseriscono quelli che fanno brillare la droga o rendono la playstation un must… entrambi maestri di marketing…

Sul tema della diversità, cito ciò che ho già scritto: “Non credo che il mondo dei tossici sia un mondo a parte ” perché credo che questo concetto si possa generalizzare ed ampliare a tutte le diversità dalla massa:
se hai un colore della pelle diverso, sei temibile e da allontanare;
sei non sei perfettamente sano, sei temibile e da allontanare;
se la pensi diversamente dalla moltitudine, sei sicuramente un violento estremista;
se soffri e non sei un tipico rampante dandy, sei destinato all’oblio ed allo sguardo riprovevole della società;
se hai sbagliato (ma solo per reati minori), verrai additato per sempre come un untore;
se tuo/tua figlio/a è particolarmente eccentrico/a e vivace, non ti diranno più “ma quanto è sveglio”, bensì rischia di dover ingerire psicofarmaci a 10 anni;
potrei continuare e compilare una lunga lista.

Ma per chiudere ritorniamo alla dipendenza da sostanze: è comodo additare ed incolpare chi fa uso di droghe, fino a perdere il senso della realtà, ad estraniarsene…quando non esistono misure preventive, non esistono servizi adeguati alla cura ed alla promozione della salute. Ad esempio: perché non la smettiamo di pubblicizzare con enfasi (che “fa figo”) ogni pubblicità sugli alcoolici?

L’ecstasy non accresce la potenza sessuale, al contrario aumenta le difficoltà erettive nell’uomo. Se poi l’accrescimento della potenza sessuale è considerato il ritardo dell’orgasmo allora abbiamo un concetto di sessualità un po’ eccessivamente prestazionistico dato che ritardo dell’orgasmo significa riduzione drastica della sensibilità.
A riguardo dei danni al sistema nervoso centrale dobbiamo dissentire parimenti. Ci sono studi che negano che ci siano effetti di distruzione neuronale associabili all’ecstasy… Anche gli studi sono terribilmente manovrati purtroppo, il che rende doppiamente difficile valutare obiettivamente la questione…

Il problema è in generale la tendenza a sfruttare commercialmente (per vie legali e non) qualunque cosa attragga i giovani (e i meno giovani). Questo da un lato va a colmare un vuoto che tutti noi abbiamo provato durante l’adolescenza. Dall’altro crea nuovi bisogni e nessuno mette più in dubbio che in qualche modo questo vuoto vada colmato, che sia con oggetti, tendenze, mode, gregarismo, bullismo, droga ma anche sport, attività e altro. Il problema è che è un vuoto che andrebbe vissuto, anche se non abbiamo dei mezzi per permettere questo passaggio (chissà, magari si potrebbe parlare di una carenza nella ritualità iniziatica che contraddistingue un po’ tutte le culture tranne la nostra…).
Poi c’è la disinformazione. E parlare di commercio di morte è un contributo in buona fede a questo tipo di disinformazione. Come tutti i commercianti, soprattutto quelli che fanno grandi profitti, il commerciante di droga vende qualcosa per generare profitto. NON vende morte. Perché LA DROGA NON È MORTE. Ci sono alcuni USI della droga irresponsabili che portano alla morte. Ma questa è una questione di educazione, informazione e preparazione, non di sostanze in sé. Si potrebbe stilare una graduatoria di pericolosità. Di droga ce n’è tanta e ce ne sono tanti tipi differenti, alcuni pericolosissimi, altri per nulla. La legge Fini fa di tutta l’erba un fascio, confondendo quello che è l’impatto sociale di un consumo irresponsabile con il danno fisico. Qualunque legge sulla droga resterà ipocrita finché non considererà seriamente le tre questioni di tabacco, alcool e cannabis.
Ai giovani viene dato un messaggio contraddittorio che cozza contro la realtà: dicono loro che l’ecstasy uccide, ma se i loro coetanei tirano giù due-tre pastiglie a sabato e non gli succede niente (perché sfatiamo un mito, l’ecstasy non è mortale di per sé e nessuno spacciatore metterebbe veleno dentro una pastiglia perché nessuno spacciatore vuole finire dentro per omicidio oltre che per spaccio…) a chi crederà? All’informazione o alla realtà che ha davanti agli occhi?
Il problema non è legislativo (le leggi dovrebbero andare a schiacciare il VERO commercio di droghe pesanti e non il piccolo consumatore) il problema è informativo/pedagogico. C’è bisogno di informare i giovani seriamente ed educarli ad un approccio alla vita che sia un vivere il loro malessere e non solo tapparlo con succedanei. Se poi in questo approccio entreranno le droghe sono sicuro che vi sarà un consumo responsabile dovuto a una sana dose di curiosità e nessun senso autodistruttivo, cosa che non metterà in pericolo nessuno. 

 

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e ideatore e-learning. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022.
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