Ciclo Bretone e Carolingio.

Ciclo Bretone e Carolingio
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di Sergio Mauri

La lingua italiana ha conservato nel tempo i suoi caratteri fondamentali e ancora oggi siamo in grado di attingere agli esempi letterari del passato.

Rispetto allo stesso Dante e alla sua Vita Nova, ci sono degli antefatti; la lingua d’Oc e d’Oil, il ciclo Bretone e il ciclo Carolingio. Abbiamo tutta la tradizione cavalleresca, la “Saga dei Nibelunghi” per quanto concerne l’area germanica; El Cid Campeador per quanto riguarda l’area iberica. C’è inoltre una tradizione consolidata, in alcune aree d’Europa, dove le lingue neoromanze veicolano la tradizione dell’epica cavalleresca.

Ecco uno schema riassuntivo: Ciclo Bretone –> Bretagna; Ciclo Carolingio –> Ile de France; El Cid Campeador in Spagna; Saga dei Nibelunghi –> Germania.

Questa letteratura europea ha un importante rilievo proprio perché sarà un potente modello che permeerà tutta la letteratura, anche italiana, nei secoli a venire. Pensiamo solo all’Ariosto con l’Orlando Furioso (1516) e a Torquato Tasso con La Gerusalemme Liberata (1575). sono 2 opere totali che Borges, il grande scrittore argentino, amava così tanto da conoscerne a memoria parti significative. Era il modello culturale di Borges.

Grandi intellettuali, Ariosto e Tasso, e come tutti i grandi dileggiati e disonorati. Soprattutto il primo dei due, obbligato a prendere gli ordini minori della Chiesa per avere un minimo di reddito.

Viene addirittura spedito in Garfagnana a far servizi umili.

La potenza del modello epico-cavalleresco ha avuto quindi una grande influenza soprattutto nel periodo tardo medioevale sulla nostra letteratura. In tutto questo discorso Dante è un caso a sé, tuttavia, nel 5° Canto dell’Inferno tratta dell’amore fra Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, cantandone l’amore impossibile e in qualche modo sente il riverbero della grande tradizione bretone. E allora Francesca che legge con Paolo di Lancillotto e Ginevra e del loro amore illecito (lei era sposata a Re Artù), come illecito era quello tra Francesca e paolo. Quindi, la letteratura li aveva, in qualche modo, indotti al peccato.

Perciò anche in Dante ci sono degli echi che testimoniano della potenza del modello. Anche la scuola siciliana vedrà in questo modello un luminoso punto di riferimento: l’amor cortese, cioè dell’amore a corte, cioè dell’aristocrazia feudale. Sarà un modello ambìto. Sempre tenendo presente che lo era per un ristrettissimo numero di persone colte.

Anche la borghesia che si fa ricca nelle città medioevali vuole acquisire un titolo nobiliare, vuole vivere seguendo uno stile tipico dell’aristocrazia guerriera, tipico della nobiltà feudale.

Se guardiamo ai giochi elettronici di oggi, a certe saghe televisive, a certi libri come Harry Potter, non possiamo non intravvedere la potenza millenaria di un modello che continua a fornire ispirazione agli autori contemporanei. Vi sono – quindi – un sacco di rappresentazioni neomedioevali, neogotiche, che si riallacciano al nostro immaginario: cimiteri, civette, zombie, vampiri.

Tutto ciò si trasforma, rimetabolizza e riemerge ai giorni nostri nell’immaginario collettivo della nostra società.

Ritornando alla nostra letteratura dobbiamo affrontare San Francesco e las sua Laudes Creaturarum e Jacopone da Todi, frate spiritualista nell’interpretazione dell’ordine regolare per il quale la povertà e la predicazione erano i pilastri dello stesso. Per tale ordine non era possibile accumulare beni e ricchezze, per poter così svolgere meglio i loro compiti; al contrario, per altri, i conventurali, si poteva avere una certa ricchezza e disponibilità, anche per fare meglio il bene e tutto ciò mantenendo costumi e regole.

La poesia religiosa o sacra ha in Jacopone da Todi e San Francesco i suoi insigni rappresentanti.

Poi abbiamo la poesia siciliana della corte di Federico II° di Svevia, re di Sicilia e poi imperatore del Sacro Romano Impero, innamorato della cultura latina e grande mecenate. Pierre Dalla Vigna e Cielo d’Alcamo sono i rappresentanti di questa scuola. Il modello di riferimento è quello provenzale della lingua d’Oc.

Poi c’è una 3^ scuola, quella comico-realistica di tipo irriverente, dissacrante, che canta l’amore profano e i suoi rappresentanti sono Cecco Angiolieri, Rustico Filippi, Folgore da San Gimignano.

Il modello medioevale è quello del corteggiamento, della cavalleria, questo è il punto di riferimento.

Anche i poeti comico-realistici dimostrano una padronanza e un’assimilazione della lingua risultante da studi approfonditi. Si tratta di autori colti che hanno scritto e letto molto e sono consapevoli della lingua e dei propri mezzi.

Nella scuola siciliana Cielo d’Alcamo introduce degli elementi vernacolari e se vogliamo tentare un confronto tra Angiolieri e D’Alcamo dobbiamo ammettere che è D’Alcamo ad introdurre elementi del discorso quotidiano, in un certo senso della subcultura popolare, piuttosto che Angiolieri.

Allora, queste 3 scuole, il ciclo bretone e carolingio, El Cid Campeador e i Nibelunghi, sono il periodo intermedio tra le origini e Dante, a livello continentale. Il secolo e mezzo d’oro della letteratura italiana, a cominciare dai precursori di Dante per poi arrivare a Petrarca e Boccaccio, va dal 1200 al 1370 circa.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e studioso di storia, filosofia e argomenti correlati. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Hammerle Editori nel 2014.
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