De Caelo, scritto da Aristotele intorno al 350 a.C., è un trattato fondamentale della cosmologia antica che ha dominato il pensiero filosofico e scientifico per quasi due millenni. Quest’opera, insieme alla Fisica e alla Metafisica, costituisce una delle pietre miliari dell’aristotelismo, influenzando profondamente la cultura antica e medievale sia cristiana che islamica.
Il trattato si articola in quattro libri, ognuno dei quali affronta aspetti diversi del cosmo. Aristotele esamina non solo il cielo, ma anche la Terra, discutendo le caratteristiche fisiche del mondo sublunare (la regione al di sotto della Luna) e del mondo celeste (al di sopra della Luna). La sua visione cosmologica si basa sulla distinzione tra questi due mondi radicalmente diversi.
Nel mondo sublunare, Aristotele identifica i quattro elementi tradizionali: terra, acqua, aria e fuoco. Ognuno di questi elementi possiede qualità specifiche (secco/umido e freddo/caldo) che determinano il loro movimento naturale verso luoghi appropriati: la terra tende verso il basso per gravità; l’acqua segue una traiettoria intermedia; l’aria sale leggermente; mentre il fuoco si dirige verso l’alto. Questa regione è soggetta a generazione e corruzione.
Al contrario, il mondo celeste è composto da un elemento incorruttibile chiamato etere. L’etere non possiede né pesantezza né leggerezza ed è destinato a muoversi in cerchio uniformemente intorno alla Terra centrale. I corpi celesti sono considerati viventi dotati di anima razionale ed esprimono attività perfette attraverso i loro moti circolari.
Aristotele propone un modello geocentrico dell’universo dove la Terra immobile occupa il centro dell’universo sferico ed eterno. Le sfere concentriche composte di etere trasportano i corpi celesti con moto circolare uniforme attorno alla Terra. Questa visione restò predominante fino alla Rivoluzione scientifica del XVII secolo quando Galileo Galilei dimostrò l’esistenza delle montagne sulla Luna contraddicendo così la teoria aristotelica della perfezione dei corpi celesti.
Un concetto cruciale nel pensiero aristotelico riguardante i cieli è quello del motore immobile o atto puro. Secondo Aristotele, ogni movimento richiede un motore esterno già in atto per poter avvenire; tuttavia, poiché questo processo deve avere un principio primo senza causa precedente (per evitare regressione infinità), egli introduce l’idea di un motore immobile che funge da causa finale piuttosto che efficiente. Quest’entità divina pensa se stessa perpetuamente senza mai cambiare stato.
Il De Caelo ha avuto una profonda influenza culturale nel Medio Evo sia nella filosofia cristiana sia islamica. Il commentario scritto dal neoplatonico Simplicio contribuì ulteriormente a diffondere le idee aristoteliche sul cosmo tra gli studiosi medievali.
In conclusione, De Caelo rappresenta una tappa fondamentale nella storia della cosmologia occidentale offrendoci ancora oggi preziosissime riflessioni sulla naturalezza dei fenomeni fisici attraversando epistemologie diverse come quelle filosofiche astronomiche teologiche.