Undici settembre 2001.

WTC_smoking_on_9-11
WTC_smoking_on_9-11

di Sergio Mauri

Dal mio diario personale.

Il colpo e la svolta.

E’ successo l’incredibile, l’inaspettato: le Twin Towers sono state distrutte. America under attack dicono le didascalie della CNN in diretta televisiva.

La mattina andai a Ravascletto da Z.; il pomeriggio dopo essere tornati a casa ed aver riparato le prese della corrente guaste, mi sedetti in cucina a rilassarmi un pò ed accesi la TV. C’era da non crederci; le Torri Gemelle centrate da due aerei di linea. Centrato anche il Pentagono ed un ultimo aereo caduto in Pennsylvania, vicino Pittsburgh: quest’ultimo doveva colpire la Casa Bianca o l’Air Force One. Da non crederci: nessuno l’avrebbe mai immaginato o creduto possibile. Si parla di 55 dirottatori  suicidi coinvolti in questa operazione. Fin qui la cronaca.

E’ stata, inequivocabilmente, una dimostrazione di forza e di potenza: mai, prima d’ora, era stata attaccata in questo modo l’America. I tedeschi vi si avvicinarono con i famosi U-BOOT ma senza sparare; i giapponesi vi spedirono delle bombe montate su palloni aerostatici. Sembra, al tempo stesso, un messaggio in stile mafioso.

Chi ha progettato tutto questo ha fatto un’azione politica e simbolica, dove il simbolico, per la sua stessa forza e per le connessioni con gli eventi che presuppone, diventa immediatamente politico. Ma a favore di chi? Gli esecutori, dalle prime notizie emerse, sono persone che vivono in una dimensione che a noi rimane sconosciuta: sono persone capaci di una scelta così estrema per realizzare le proprie convinzioni. Amano la morte allo stesso modo in cui noi amiamo (morbosamente) la vita. Saranno anche dei pazzi, come noi occidentali usiamo definirli, negandoci così ogni residua possibilità di comprensione. Sanno fare qualcosa che noi abbiamo disimparato a fare, non perché siamo stupidi ma perché nel contesto in cui viviamo non serve più: voltare pagina nella propria vita, una vita individuale considerata parte di un tutto, perciò sacrificabile a tutto. Si può morire per un’idea: ecco come noi occidentali traduciamo il fatto. Ma il fatto potrebbe anche essere letto in un altro modo: quello di rinascere, ricominciare. Come potrebbe essere in Oriente ma ancor di più nell’Islam, appunto. Chiudere con questa vita per incominciarne un’altra; vicino a Dio. Risorgere, in un certo senso.

Se qualcuno di quei cinici individui squalificati che ci governano fosse in grado di capire questo della mentalità di chi ha fatto quella spaventosa ed incredibile azione, saremmo già a metà strada nella risoluzione di tutti i conflitti. Ma, l’occidente e gli Stati Uniti in particolare, come previsto, sono un’altra cosa: sono la negazione di ogni ragionamento nel nome della cruda prassi che persegue i propri interessi. Comunque e a qualsiasi prezzo.

Io, su una delle Torri Gemelle, ci salii nel giugno 1993. Salii al 110° piano, dal quale si godeva una vista incredibile. Mi sembra di ricordare che la Torre su cui salimmo io e mio padre era quella sulla sinistra della piazza, quella rimasta incolume dall’attentato degl’islamici dell’inverno ’93. Dalla Torre percepimmo i danni causati mesi prima dalle cariche piazzate nel garage sottostante la Torre a destra attraverso la presenza di un operoso cantiere. Il ricordo é ancora vivo in me. Anche la nostalgia. Il tutto ben mescolato assieme genera una forma di struggimento.

Al di là di tutto questo a New York sono morti dei lavoratori: la maggior parte delle vittime – infatti – fa parte della moderna classe lavoratrice. Questa é stata un’azione di una guerra tra ricchi, dove chi lavora (la maggioranza delle vittime) é entrata nel gioco come carne da macello.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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