Teoria del partigiano-Carl Schmitt.

Teoria del partigiano
Teoria del partigiano, Carl Schmitt,

di Sergio Mauri

Impressioni: le posizioni da cattolico controrivoluzionario di Carl Schmitt infondono a questo come ad altri suoi testi un’aria fortemente reazionaria. Nello specifico di questo testo, egli usa degli esempi, dei fatti storici, a confermare induttivamente e molto selettivamente la propria tesi. Questo da un’ulteriore sfumatura al testo, che è quella di una visione nicciana del mondo, per la quale non esisterebbero fatti, ma solo interpretazioni. Schmitt, opponendosi alla mancanza di un ordine, rotto appunto dalla modernità, in realtà si oppone alla complessità del mondo stesso, alla sua “polifonicità”. Il richiamo a un ordine da porsi con la forza è un sintomo di incapacità a gestire la complessità.

  • Uno sguardo sul punto di partenza: 1808-1813.

Guerra di guerriglia degli spagnoli contro gli invasori francesi. Schmitt pone la dialettica regolare-irregolare. La teoria del partigiano possiede – naturalmente – in nuce, i germi che le vengono dal Clausewitz  della “guerra come continuazione della politica”.

  • Termine e concetto di partigiano.

Questione dell’uniforme, da colpire o meno, cioè il partigiano simula e dissimula ciò che è, dimostrando così di non appartenere a un esercito regolare. Questione dell’impegno politico totalizzante che differenzia il partigiano dal delinquente comune. Il partigiano è definito innanzitutto come appartenente a un partito. È possibile un parallelismo: partito-partigiano; status-stato. Nel partigiano odierno generalmente le due opposizioni, regolare-irregolare e legale-illegale, si confondono e s’intrecciano. Problema della regolarizzazione dell’irregolarità nel diritto internazionale, soprattutto per i prigionieri/combattenti. Per Rolf Schroers, Der Partisan, 1961, il combattente della resistenza e l’attivista in clandestinità sono modelli tipici del partigiano. Questione dell’essere (anche) partigiani di se stessi, come forma che può assumere “il partigiano”. Caratteristiche del partigiano: 1) irregolarità; 2) accresciuta mobilità della lotta attiva (esempio della motorizzazione); 3) accresciuta intensità dell’impegno politico; 4) carattere tellurico (cioè, terrestre): posizione fondamentalmente difensiva del partigiano che si snatura con l’aggressività assoluta di un’ideologia tecnicizzata o di una rivoluzione mondiale (su questo punto Rolf Schroers e Jurgen Schmid).

  • Sguardo sulla situazione dal punto di vista del diritto internazionale.

Il partigiano combatte di irregolare, ma alcune categorie di combattenti irregolari sono equiparate a quelle regolari. Vi è stata una progressiva equiparazione, giuridicamente parlando, dei partigiano ai combattenti regolari. Analisi delle normative vigenti sul trattamento di truppe, regolari o irregolari e popolazione civile. Confronto con l’istituto giuridico della occupatio bellica. La potenza occupante ha tutto l’interesse che la zona occupata sia tranquilla e ordinata. Il diritto di guerra, dice Schmitt, vuole che la popolazione e i funzionari occupati rispondano positivamente agli obblighi imposti dagli occupanti. Si da, quindi, un compromesso tra occupanti e occupati. Il partigiano turba l’ordine della zona occupata. [ma dunque la volontà dei singoli della zona occupata che si oppongono non c’è, non esiste?] Il partigiano opera alle spalle del fronte nemico. Questo far rispettare l’ordine, fa notare Schmitt, è stato preteso anche dalle potenze occupanti [in Germania]. Il concetto di rischio è stato introdotto da Josef Kunz, Diritto di guerra e diritto di neutralità, 1935. Il partigiano, tuttavia, rischia di più rispetto al contrabbandiere o a chi forza un posto di blocco, proprio perché il nemico lo considera fuori dalla legge, dal diritto e dall’onore. Lo stesso vale per il combattente rivoluzionario che è commisto o al fianco del patriota. L’antitesi si basa sui concetti di guerra e inimicizia. Guerra: “scontro non discriminatorio” fra Stati in cui il partigiano è figura marginale. Nella guerra civile di classe, invece, l’obiettivo sarebbe quello dell’annientamento dell’avversario: nelle altre invece? È qui che il partigiano diventa centrale: lui è il giustiziere del male assoluto. È nella guerra partigiana che si fonda la classificazione amico-nemico. Nel 1949 a Ginevra si equiparò il movimento di resistenza organizzato alle formazioni volontarie.

LO SVILUPPO DELLA TEORIA.

  • Il cattivo rapporto dei prussiani con il partigiano.

La sollevazione antinapoleonica del 1813 in Prussia, in cui c’è un’emersione improvvisa e breve di spirito nazionale. Accenno alla questione dei franc-tireur risolta con un compromesso. Ambiguità della regolamentazione dell’Aja e delle convenzioni ginevrine sul partigiano, poiché fondata su schemi riguardanti gli eserciti regolari che non il contrario. Schmitt, quindi, parla anche di altri corpi irregolari, fuori dalla Wehrmacht, apparsi durante la guerra: Volkssturm e Werwolf.

  • Il partigiano come ideale prussiano nel 1813 e la svolta teorica.

Per la teoria del partigiano e della costituzione del Landsturm (milizie territoriali di tipo/qualità inferiore) è importante l’insurrezione della primavera del 1813 contro i francesi.

  • Da Clausewitz a Lenin.

Dalla guerra fra Stati in un contesto di diritto internazionale si passa a una guerra rivoluzionaria di partiti. Secondo Schmitt c’è un salto tra Marx-Engels che prevedono anche un percorso legalitario-parlamentare e Lenin che vede necessario lo scontro e valuta la figura del partigiano il partigiano è strumento del partito. È il prodotto e la creazione dell’inimicizia assoluta. Solo la guerra rivoluzionaria è vera guerra, il resto è convenzionalità. Il nemico assoluto di Lenin era il borghese, sotto qualsiasi forma si presentasse. Dall’atto rivoluzionario sarebbe poi derivata la fine dell’eurocentrismo e una serie di catastrofi e rivoluzioni.

  • Da Lenin a Mao Zedong.

Stalin combina la forza tellurica del patriottismo con l’aggressività della rivoluzione comunista mondiale. Importanza dell’esperienza cinese della Lunga Marcia, della lotta partigiana contro i giapponesi e il Kuomingtang. Mao, Strategia della guerra partigiana contro l’invasione giapponese, 1938.  Differenze tra bolscevismo e rivoluzione contadina cinese. Idea di un nuovo nomos della terra. Mao: inimicizia; ostilità razziale contro i coloni bianchi; contro la borghesia capitalista; contro i giapponesi; contro il Kuomingtang. In Mao la pace è una diversa modalità di intendere e organizzare lo scontro. Conflitto russo-cinese risiede nel ruolo-essenza del partigiano.

  • Da Mao Zedong a Raoul Salan.

Con Salan siamo alla guerra algerina e alla costituzione dell’OAS. Il generale Salan che poi si accuserà di essere colui  che ha fondato l’OAS ebbe esperienza di lotta contro i partigiani già in Indocina e poi, come accennato, in Algeria. Un grande esercito (400000 uomini) con grandi mezzi, come quello francese, sconfitto da un piccolo esercito (20000 uomini) con pochi mezzi, ma capace di una guerra di guerriglia adeguata.

ASPETTI E CONCETTI DELL’ULTIMO STADIO.

Guerra partigiana: aspetto spaziale; disgregazione delle strutture sociali; legami con la situazione politica mondiale; aspetto tecnico industriale.

  • L’aspetto spaziale.

Guerra terrestre e marittima nelle loro differenze. Con l’aggiunta, dalla Prima guerra mondiale, della guerra d’aria. corsaro e partigiano possono essere paragonati.

  • La disgregazione delle strutture sociali.

La disgregazione è portata avanti mettendo in contrapposizione autorità e partigiani, provocando reazioni nel corpo sociale.

  • Il contesto politico mondiale.

La rivoluzione mondiale come guida delle azioni e manipolazioni politiche conseguenti. La presenza di terzi da spazio al partigiano, ma la dipendenza da esso e dai suoi propri mezzi lo limita.

  • L’aspetto tecnico.

Anche il partigiano partecipa della moderna tecnologia. Un partigiano moderno, adattato alla tecnica è possibile? Si, con schemi formali e sostanziali adattati. L’esempio dei resistenti e terroristi islamici. Tutto lo spazio diventa luogo di potenziale competizione per il dominio del mondo, anche quello cosmico.

  • Legalità e legittimità.

Da Clausewitz a Mao vige una dialettica regolare-irregolare. La legalità è vista come la forma più elevata di legittimità.

  • Il vero nemico.

Per Salan il vero nemico divenne il proprio governo; prima era stato il partigiano.

  • Dal vero nemico al nemico assoluto.

Primario è il concetto di inimicizia. Poi, l’impegno politico assoluto del partigiano. Il partigiano ha un vero nemico, ma non un nemico assoluto e ciò deriva dal suo carattere politico. Si ritorna alla constatazione dell’inimicizia totale che porta all’annientamento totale dell’altro. Altrimenti il partigiano sarebbe sullo stesso piano dell’altro; in realtà si sente al di sopra dell’altro. “La teoria del partigiano sfocia nel concetto del Politico, nella domanda su chi sia il vero nemico e in un nuovo nomos della terra”.

L’ULTIMA SENTINELLA DELLA TERRA. Di Franco Volpi.

  • Il nome delle cose

Il partigiano è figura di combattente moderno, inquadrabile nel Politico.

  • Il partigiano e il Politico.

Distinzione fondamentale amico-nemico à definizione e riconoscimento del Politico. Come il bene e il male per la morale, il giusto e l’ingiusto per il diritto, il bello e il brutto per l’estetica. Nemico inteso come nemico pubblico, non privato.

  • Le suggestioni del vago.

Ampiezza delle possibili definizioni.

  • Confronti e ispirazioni.

Ci si rifà a Junger e alle sue definizioni nel libro Unter Partisanen…Carl Schmitt trae spunto da Joachim Sell e Jurg Schmid. Ancora più significativo è Rolf Schroers.

  • Fenomenologia del partigiano.
  • Carattere di combattente irregolare
  • Accresciuta mobilità e flessibilità
  • Impegno politico
  • Carattere tellurico (combatte per la difesa della propria terra)

Il problema del partigiano sorge dalla crisi dello ius publicum Europaeum, alla chiusura delle guerre di religione.

  • Dal partigiano al terrorista.

Volpi osserva come per Schmitt il partigiano (radicalizzazione e universalizzazione dell’inimicizia) è una deriva pericolosa. Oggi abbiamo esperienza del terrorista kamikaze.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
** Se puoi sostenere il mio lavoro, comprami un libro **