Rivedremo Keynes?

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La domanda è d’obbligo, la risposta non è per niente scontata.

A livello continentale, tanto per circoscrivere la questione, uno scontro, per ora di modesta entità, è in atto. L’ennesimo bazooka, stavolta di 750 miliardi di euro, che verranno spalmati sulle economie europee nei prossimi mesi, non si sa che effetto potrà avere, visto che i bazooka passati hanno avuto un effetto minimo sulle economie reali poiché emessi per blindare le banche mentre imprese e cittadini rimanevano per lo più a tasche vuote. In aggiunta, l’Europa non brilla per attivismo economico-commerciale.

Più importante ancora sarà vedere se questi soldi saranno davvero messi in circolazione e non finiranno per essere un mero atto propagandistico per un’Europa a cui non crede più nessuno. Detto questo, alcune considerazioni sono d’obbligo. La mia idea personale è che un New Deal del 21° secolo non ci sarà, la storia non si ripeterà affatto. Credo che ci sarà un piano di finanziamenti limitato alla contingenza, nulla più, mentre al’orizzonte ci potrebbe essere una patrimoniale camuffata da messaggi emergenziali. Argomento che nessuno dice, ma da non escludere affatto.

L’Europa di oggi non si può permettere un piano di interventi statali senza perdere la residua competitività a livello mondiale. Perché ? Perché in un sistema di produzione capitalistico (del 2020 e non del 1930) che costitutivamente vive grazie al profitto, non si può immettere una massa indiscriminata di capitali senza svalutare non solo il valore monetario della valuta, che già è in atto da tempo, ma anche gli investimenti che attendono remunerazione. Si creerebbero tutti quei soliti problemi già visti ed analizzati in passato che noi (i nostri governi), in piena Industria 4.0, non vogliamo rivivere. Nemmeno Roosevelt, alla fine, riuscì a riassestare l’economia americana e dovette aspettare uno scontro armato mondiale per profittarne e rilanciare il suo apparato produttivo.

La caduta dei profitti a causa dell’introduzione della tecnologia, viene nel breve periodo frenata dalla tecnologia stessa. Ciò. però. crea i presupposti per un’altra caduta e per una nuova crisi. Questa è la storia del capitalismo, nulla di nuovo.

Per cui non credo che l’industria europea avrà intenzione di scendere a patti con queste politiche, anche qualora fossero implementate. Se non forse accettando interventi parziali e limitati nel tempo. E allora perché la Germania vuole lanciare un piano di aiuti alle imprese? Nel caso della Germania sarebbe un piano di investimenti per un apparato produttivo già esistente ed operante. Alla fine della crisi la Germania, per mezzo di queste misure sarebbe più forte di oggi.

Quello che è interessante è che la distruzione di valore (economico) che stiamo vivendo potrebbe si rilanciare i profitti, aprendo un nuovo ciclo di accumulazione di capitale. Avremo più dati in proposito fra qualche mese.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.