Costruire o distruggere, questo è il problema.

Shibuya_crossing_2
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La cultura occidentale tende a separare, disunire, contrapporre, distinguere. Quella orientale ad unire, creare armonia, qui e ora, non in un’improbabile futuro. L’oriente è estraneo al regno dei cieli che ha sostituito lo sforzo quotidiano di creare equilibrio e pace con una promessa vaga e spesso sanguinaria.

Questa ideologia consolatoria, figlia della nostra filosofia e della nostra cultura tutta improntata sul divide et impera, ha distrutto la società, attaccando anche anche le radici più profonde dei legami sociali tra umani. Nei paesi con radici poco profonde (per esempio il mondo anglo-sassone) la guerra sociale che ormai si avvita su se stessa è una realtà costante, permamente con la quale convivere giorno per giorno. Nelle realtà più strutturate la cultura della guerra sociale del tutto contro tutti fa più fatica a penetrare. La distruzione della famiglia, ancora non sostituita come forma di aggregazione sociale, è un classico esempio di come quella cultura si sia insinuata in tutte le manifestazioni della vita sociale, attaccandole per spezzare tutte le difese che generazioni di esseri umani si sono costruite nel tempo e lasciare spazio all’economia di mercato e alla sua ideologia.

L’ideologia del valore dell’individuo, al di là dell’effimero significato estetico che tale affermazione ha, si realizza nella proprietà privata ed è necessaria per introdurre la guerra, la lotta fra esseri umani. Ora, Marx sosteneva che il capitalismo fosse rivoluzionario poichè abbatteva i vecchi sistemi sociali ma non poteva immaginare con quali mezzi potesse farlo e perpetuarsi: l’ecatombe ambientale prossima ventura ci fermerà, prima di qualsiasi richiamo morale. Tuttavia, lo stesso Marx prevedeva l’opzione Socialismo o barbarie ma non poteva comprendere ancora la forza distruttiva del capitale.

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