La Divina Commedia.

La Divina Commedia
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di Sergio Mauri

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La Commedia nasce dalla volontà di Dante di lasciare un messaggio che servisse a salvare l’Italia dal male in cui era sprofondata. Per quest’obiettivo non erano sufficienti delle esortazioni epistolari a re o imperatori, a città o principi, e nemmeno il Convivio, che infatti abbandonò. C’era bisogno di una grande rivelazione che riuscisse a chiamare in causa tutta la storia dell’umanità. Dante allora immagina un viaggio nell’oltretomba – Inferno, Purgatorio e Paradiso – per grazia divina ed intercessione di Beatrice presso Dio. Nella selva in cui Dante si smarrisce viene soccorso da Virgilio, inviato da Beatrice, col quale arriverà fino al Paradiso, dove incontrerà Beatrice stessa.

L’Inferno è una voragine a forma di cono rovesciato verso il centro della terra, diviso in 9 cerchi più il vestibolo. Il primo cerchio è il Limbo dove si trovano coloro che muoiono senza battesimo e i grandi spiriti dell’umanità vissuti prima della rivelazione cristiana.

Dal 2° al 5° cerchio sono puniti gli incontinenti (lussuriosi, golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi); nel 6° gli eretici; nel 7° i violenti (violenti contro il prossimo nella persona e negli averi; violenti contro sé stessi nella persona, cioè suicidi e nelle cose, cioè scialaquatori; violenti contro Dio, violenti contro la natura, cioè sodomiti; violenti contro l’arte, cioè usurai); nell’8° e nel 9°sono puniti i fraudolenti. Il Purgatorio è una montagna in mezzo all’oceanonell’emisfero australe anch’esso diviso in 9 partizioni, con alla sua cima il Paradiso Terrestre. Nel Purgatorio vi è innanzitutto un Antipurgatorio dove devono attendere prima di essere ammessi a purgarsi delle colpe, tutti coloro che tardarono a pentirsi. Poi vi sono 7 balzi o cornici che girano intorno al monte dove espiano le loro colpe, nell’ordine: i superbi, gl’invidiosi, gl’iracondi, gli accidiosi, gli avari e i prodighi, i golosi, i lussuriosi. Sulla cima del monte c’è il Paradiso Terrestre dove Dante incontra Matelda (probabile personificazione della vita attiva) e poi, preceduta da una simbolica processione, Beatrice. All’apparire di Beatrice scompare Virgilio che aveva accompagnato Dante attraverso tutto l’Inferno e il Purgatorio. Virgilio, simbolo del cammino dell’umanità sorretta dalle ragioni filosofiche e guidata dall’autorità imperiale verso la felicità terrena (il Paradiso Terrestre) cede il posto a Beatrice simbolo della stessa umanità ispirata dalla Rivelazione e illuminata dalla Chiesa verso la beatitudine celeste (l’Empireo). Beatrice rimprovera Dante per le sue colpe, Dante le riconosce e si dichiara pentito. Così viene purificato nel fiume Leté e può finalmente ammirare il volto di Beatrice in tutto il suo splendore. Dante – quindi – contempla il mistico corteo e le simboliche vicende del carro, che rappresenta la Chiesa e – infine – bevuta l’acqua del fiume Ennoé, si sente disposto “a salire alle stelle”.

Il Paradiso, composto di 9 cieli ed in più l’Empireo, vede il passaggio di Dante attraverso di essi. Nel primo, il Cielo della Luna, incontra le anime di coloro che, per violenza altrui, non poterono compire i voti; nel secondo, il cielo di Mercurio, incontra le anime di coloro che operarono il bene per conseguire onore e gloria; nel terzo, il cielo di Venere, coloro che volsero al bene il loro prepotente sentimento di amore; nel quarto, il cielo del Sole, gli spiriti sapienti; nel quinto, il cielo di Marte, gli spiriti di coloro che combatterono per la fede; nel sesto, il cielo di Giove, gli spiriti “giusti e pii”; nel settimo, il cielo di Saturno, gli spiriti contemplativi; nell’ottavo, il cielo delle stelle fisse, Dante viene esaminato da San Pietro, San Jacopo e San Giovanni sulla fede, la speranza e la carità; nel nono, il Primo Mobile, Dante può avere una prima visione di Dio; infine ascende all’Empireo dove può contemplare l’intera schiera dei beati, il trionfo di Maria e lo stesso mistero della Divinità.

Struttura della Commedia.

Nella sua struttura sono elaborati e fusi 3 sistemi, che si corrispondono nell’ordine divino: uno fisico, uno etico e uno storico-politico.

Il sistema fisico è quello tolemaico secondo il quale la sfera terrestre si trova al centro dell’universo ed è immobile. Intorno ad essa ruotano 9 sfere celesti concentriche e una decima – che le contiene tutte – è l’Empireo che è immobile. Solo l’emisfero settentrionale della sfera terrestre è abitato e i suoi confini sono il Gange ad oriente e le Colonne d’Ercole ad occidente. Al centro c’è Gerusalemme. È all’interno di questo emisfero che si apre la voragine dell’Inferno, provocata dalla caduta di Lucifero, ed è al centro della terra che l’angelo ribelle rimase conficcato. Ma nella sua caduta Lucifero sospinse verso l’altro emisfero una parte enorme della massa interna, che emerse formando la montagna del Purgatorio.

Il sistema morale è fondato sul principio che solo l’uomo fra tutte le creature ha libertà di scelta, potere di agire formato da intelletto e volontà che eccede la disposizione naturale, sebbene sia strettamente connessa ad essa e perciò rimanga sempre individuale; essa gli permette, finché egli vive sulla terra, di amare rettamente o non rettamente e perciò di prendere egli stesso la decisione sul suo destino eterno. Nella ripartizione del mondo morale, che risulta da questa concezione fondamentale, Dante segue l’Etica Nicomachea e il suo sviluppo in Tommaso D’Aquino. Brunetto Latii aveva rielaborato nel Tresor, specialmente nel 6° e 7° libro, le dottrine morali aristoteliche e tomistiche; la sua rielaborazione mostra tanti punti di contatto con quella di Dante, e le parole “m’insegnavate come l’uom s’eterna” parlano così chiaro che si deve considerare Brunetto il mediatore più importante e vivo di questi pensieri. Fondamento della qualità morale dell’uomo è la tendenza naturale, la sua inclinazione o disposizione. Di per sé essa è sempre buona, perché essa è amore, e amore di un bene. Il massimo bene e l’origine del bene è Dio; nell’amore immediato di lui, che l’anima rationalis può scegliere come fine principale della vita terrena e che si sviluppa allora nelle virtù della vita contemplativa, l’uomo può raggiungere la massima eccellenza terrena. Ma la ragione, che è strettamente legata alla disposizione individuale, può anche scegliere di preferenza l’amore mediato di Dio, e rivolgersi alle sue creature, cioè ai particolari beni terreni. Una simile scelta deve produrre mecessariamente una vita attiva, con tutte le differenze con cui può realizzarsi nei singoli casi; essa è buona finché mantiene la giusta misura nell’amore per i beni mediati, secondi, e conduce allora alle virtù della vita attiva. Però l’amore naturalepuò essere anche corrotto da un eccesso o dalla scelta sbagliata del suo oggetto. Questa corruzione è il peccato; esso proviene dunque sempre da amore eccessivo o non giusto.

Il sistema storico-politico è fondato sulla particolare missione di Roma e dell’Impero romano nella storia del mondo. Nella Roma terrena devono regnare, secondo le parole e le azioni di Cristo, due potenze, severamente divise e in misurato equilibrio: quella spirituale del papa, che non deve posseder nulla, perché il suo regno non è di questo mondo; e quella terrena dell’imperatore, che è giusta perché Dio l’ha istituita, e tutte le cose terrene stanno in suo potere.

Così tutta la tradizione romana confluisce nella storia della redenzione e sembrano qui completarsi quasi con gli stessi diritti le 2 annunciazioni: il virgiliano “tu regere imperio populos” e l’Ave Maria. L’aquila romana, di cui Giustiniano nel cielo di Mercurio racconta le imprese, prima prepara la venuta di Cristo e poi porta a compimento la volontà redentrice divina; il 3° Cesare, Tiberio, in quanto legittimo giudice dell’uomo Cristo, è l’esecutore e vendicatore del peccato originale, che soddisfa l’ira di Dio; il conquistatore di Gerusalemme, Tito, è l’esecutore legittimo della vendetta sui Giudei, e nel fondo dell’Inferno, nelle fauci di Lucifero stanno, accanto a Giuda, gli uccisori di Cesare, Bruto e Cassio.

Rapporti fra la struttura e la poesia.

Analizziamo ancora l’intreccio di tesi filosofiche e astronomiche, di cerchi, di balzi, di premi e di punizioni. Il primo aspetto della grandezza poetica dell’opera stà nella sua struttura complessa e organica, nel suo articolarsi vario e duttile senza mai smarrire la sua unità. Ulteriori aspetti sono: il giudizio ideologico sicuro; il complesso organico di dottrine che genera una ferma persuasione; l’atteggiamento politico e civile privo di ogni incertezza; la fiducia profonda nel suo messaggio come arma di combattimento contro la corruzione della società contemporanea.

La rappresentazione figurale.

La Commedia si colloca in quella concezione figurale degli avvenimenti che ebbe larghissima diffusione nel Medioevo. Le vicende della storia e della vita e lo stesso travaglio intellettuale si atteggiano naturalmente in figure le quali, pur essendo sciolte dal loro reale significato storico, mantengono una loro personalità individuale non disgiunta da un valore universale. Questa concezione figurale si fonda su un atteggiamento ideologico tipicamente medievale: un sentimento della realtà come apparenza, priva di un valore obiettivo e autonomo e quindi non suscettibile di un’analisi scientifica, di un’indagine sperimentale.

Il valore della realtà, per una mente medievale consisteva nella sua qualità di essere manifestazione visibile di simboli spirituali e di corrispondere a una specie di cifrario dello spirito. La conoscenza consisteva proprio nel cogliere il nesso fra la manifestazione visibile e la cifra spirituale. Da una tale radice ideologica nasce anche la rappresentazione figurale, propria della poesia medievale e un particolare della Commedia: ovvero nesso inscindibile di significati letterali (le cose nella loro visibile apparenza) e di significati simbolici (le cose nella loro cifra spirituale).

Il paesaggio della Commedia.

La rappresentazione figurale si può ritrovare nel paesaggio della Commedia, che non è un paesaggio allegorico, ma reale: esso riflette le varie situazioni del poema, tanto che, nel canto introduttivo, e proprio il motivo paesistico della selva oscura e senza sentiero che dà unità ai vari episodi. Significato allegorico e letterale sono una sola cosa. E una cosa sola sono, per tutte le 3 cantiche, i colori lividi del paesaggio infernale e la disperazione dei dannati; quelli riposanti, ma mutevoli del Purgatorio; quelli luminosi del Paradiso e la beatitudine degli eletti.

Le invettive della Commedia.

La struttura di pensieri e di persuasioni è sempre presente negli episodi in cui articola il viaggio nell’oltretomba, negli incontri con personaggi coevi, dell’antichità, della leggenda, della mitologia.

Complessità della poesia dantesca.

Quella struttura di pensieri e di persuasioni si rivela neglia episodi del poema, con i quali Dante esprime la sua fede nella giustizia, le sue concezioni politiche, le sue speculazioni filosofiche, i suoi odi, i suoi amori, le sue esperienze umane, il suo gusto per la poesia. Non c’è sentimento, passione, esperienza, debolezza, speranza, ideale, emozione dell’uomo che Dante non sembri conoscere ed esprimere in modo miracoloso.

I nuclei lirici delle 3 cantiche.

Leggendo la Commedia non ci dobbiamo fermare ai grandi episodi in cui le più importanti individualità vengono rappresentate. Bisogna individuare i motivi che trascendono il singolo canto e percorrono l’interno poema creando larghi filoni d’ispirazione e vaste zone poetiche.

Nell’Inferno abbiamo il motivo della passione, dei demoni e della loro natura, del paesaggio, del mondo comico e spregevole di malebolge, del sarcasmo e della collera, dell’uomo pietrificato, del fossile.

Nel Purgatorio le pitture e le sculture con esempi dei peccati puniti o delle virtù loro corrispondenti, vale a dire il motivo del peccato come ricordo e della virtù come desiderio; la malinconia; l’incontro con Beatrice.

Nel Paradiso, l’epos della vita interiore, poesia dell’esperienza mistica, lirica dell’adorazione. Il concetto dell’ascensione dell’anima a Dio enunciato da Tommaso D’Aquino sul piano teologico ne è un esempio.

Dante, nel componimento, usa un lessico ampio che non disdegna l’uso di parole plebee e anche volgari o dialettali accanto a quelle della tradizione letteraria.

Componenti dell’arte dantesca.

L’impegno politico che si trasforma, dopo la morte di Arrigo VII°, in messaggio morale, la struttura dottrinale che si atteggia in rappresentazione figurale, la persuasione ferma che non esclude il peso di una solitudine stanca e sfiduciata, l’intrecciarsi di toni diversi ora commossi, ora ironici, ora irati, ora sprezzanti, ora stupefatti con i quali egli segue l’alternarsi delle vicende, il suo modo di ritrarre per immagini straordinariamente plastiche ed espressive, la sua magnanimità lessicale, la ricchezza sintattica, il coraggioso sperimentalismo stilistico, la volontà di riuscire a rappresentare e ridurre a unità tutta la molteplice ed eterogenea materia offerta dalla vita e dalla storia. Componenti che possono essere tutte ricondotte al comune denominatore della continuità del giudizio che caratterizza Dante, ma che lo condanna ad essere compreso solo dopo la rivoluzione romantica. In virtù di tale giudizio morale egli ha guardato con occhi lucidi ed appassionati il crollo immane del mondo medievale e l’avanzarsi di una nuova civiltà senza pace, senza giustizia e senza ideali.

Dante affida alla sua Commedia il sogno che alberga nel cuore degli uomini fin dai primordi il sogno di un mondo non governato dalla violenza, dall’usurpazione, dalla cupidigia, dalla ricchezza, ma in cui trionfino la giustizia, la nobiltà dei sentimenti, la fermezza del carattere, la forza dell’ingegno. Dall’alto di questo sogno egli comprende e giudica i vizi umani ed il valore.

Il suo viaggio nell’oltretomba diventa un viaggio attraverso la storia degli uomini, attraverso il cuore e la mente dell’uomo. La speranza di Dante, crollate le condizioni storiche che la generarono, risolti e superati i problemi che l’assillavano, rimane ancora la nostra speranza.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e studioso di storia, filosofia e argomenti correlati. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Hammerle Editori nel 2014.
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