Sul fascismo di frontiera. Appunti e note.

Incendio del Narodni Dom
Incendio del Narodni Dom

Sul tema, nella nostra zona, la Venezia Giulia, i classici sono Angelo Ara ed Enzo Collotti. Tuttavia, sul tema, Emilio Gentile, allievo di Renzo De Felice, ha una sua posizione. Ora, il discorso sul fascismo include, oltre alla questione repressiva e il discorso sul totalitarismo, anche altri temi che riguardano che cosa è successo, che cosa è stato fatto in quei 20 anni.

C’è un problema centro-periferia e riguardo i particolarismi italiani. Come influiscono sui centri del potere (Roma, triangolo industriale)? Un discorso poco battuto è quello del passaggio tra guerra (la 1^) e pace (primo dopoguerra).

Disastri economici, politici, culturali proseguono anche dopo le guerre. Alcuni vivono quelle esperienze come dei miti, in alcuni casi la guerra è la “prova della vita”, la svolta esistenziale.

La fine della guerra comporta tragedie immani: morti, vedove, orfani, invalidi, un numero esorbitante di disoccupati.

La fine della guerra porta a tutta una serie di ridislocazioni culturali. Gli amici di prima diventano i nemici di oggi. Abbiamo 150.000 persone, profughi o ex-militari, che stanno per pochi giorni al Porto di Trieste nella fase della smobilitazione.

Dilagano inquietudine ed incertezza. In Europa continua una serie di violenze continue, rivoluzioni ecc.

I movimenti di destra e fascisti hanno dalla loro l’appoggio di chi ha mezzi economici e finanziari, nel senso di un mantenimento dell’ordine sociale. I fascisti, normalmente, da un punto di vista ideologico son visti come eclettici e pescatori di qua e di là. Più correttamente possiamo risalire al discorso su nazionalismi borghesi, fino alla seconda metà dell’800, come diretti ascendenti del fascismo.

Il nazionalismo impoverisce la ricchezza delle società multietniche. La guerra comincia nel ’14, ma non finisce nel ’18, continua. Si giunge a pensare, da parte dei fascisti, che i morti e i motivi nazionali e della 1^ guerra, imponga di andare avanti e di proiettarsi oltre i confini. La comunicazione politica avviene in campi più ampi, nelle scuole, nelle manifestazioni, nei simboli, nelle parole forti, come nel caso della “vittoria mutilata”. Ma la propaganda non è un orpello facile da smontare visto che la sua sistematica ripetizione la fa scendere in profondità nel corpo sociale che vi rimane impregnato. La patria è un discorso che, nelle nostre zone, diventa divisivo. Snazionalizzare significa considerare l’Altro da sé uno straniero, l’allogeno.

Questa divisione è un impoverimento della realtà sociale. Sono divisioni che, forse, si sono esaurite solo 5 anni fa.

Gli squadristi chi sono? Inizialmente le squadre non sono contro gli operai, ma contro i dirigenti, corrotti e traditori. I capi sono inaffidabili. Quindi, per questo lavoro sporco serve gente dalla fedina penale terribile. Francesco Giunta, peraltro, usava la morfina, mentre, ad esempio, altri erano ladri, fuorilegge. Le adesioni ed i consensi verso il fascismo si ottengono attraverso una “modernizzazione” statale e della società. Viene incontro alle fasce sociali più povere, ma con prudenza.

Il welfare fascista, di cui l’ONMI (Opera Nazionale Maternità Infanzia) è il tipico esempio, nasce nel Belgio, ma è il fascismo italiano che lo applica. Nelle nostre zone, questo welfare fa comodo non solo agli italiani, ma anche ad una parte degli sloveni. L’associazione per il tempo libero (Opera Nazionale del Dopolavoro) attrae italiani e sloveni. Il welfare pone attenzione di più agli strati piccoli e medio-borghesi italiani, riuscendo tuttavia, per questioni di consenso, a dare qualche piccolo beneficio a tutti, costruendo così un certo consenso. È un discorso complesso e difficile, ma molte sono le testimonianze in tal senso nel campo sloveno.

Esistono diverse “agenzie” di cui si dota il fascismo per costruire consenso e controllare le masse. Nella nostra zona vi è l’Ispettorato del Carso, la MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale). Viene poi mandato Gueli (siciliano impegnato contro la mafia) con il compito di tutelare la sicurezza del fascismo con metodi che superino anche i limiti che il fascismo stesso si è autoimposto. Dalle leggi razziali, nel 1938, lo Stato diventa totalitario, permeando la vita dei cittadini in ogni suo aspetto.

In questo periodo ritornano alla ribalta personaggi aderenti alla violenza spicciola, anche di strada e ritorna in auge l’antislavismo.

C’è una rimozione degli italiani rispetto alle violenze perpetrate in Jugoslavia, un non volersi ritenere responsabili di ciò.

Nell’archivio di Stato di Trieste, ci sono molti documenti riguardanti processi contro violenti e torturatori, da parte di soggetti fascisti, che avevano vissuto il 1° conflitto mondiale e continuano a coltivare questi sentimenti ed inclinazioni.

** Se puoi sostenere il mio lavoro, comprami un libro **

Be the first to comment on "Sul fascismo di frontiera. Appunti e note."

Leave a comment