Natura, Umanità, Ambiente-Il profilo geografico.

Il profilo geografico
Il profilo geografico, Paesaggio-Categoria di elementi geografici, Pianura-Categoria di elementi geografici, Collina-Categoria di elementi geografici, Cartina geografica della Sicilia, Bracciale con coordinate, La terra siamo noi geografia 5, Cina geografia, La voce della terra 5 geografia, Geoguessr, Pianeta bambini, Cartina geografica della Toscana, Mappa geografica Europa, Trovare coordinate geografiche,

di Sergio Mauri

La geografia ci fornisce gli strumenti per capire e rapportarci all’ambiente in cui viviamo. Partendo dal mondo antico e abbiamo due grandi insiemi di concezioni rappresentate da Greci e Romani. I primi avevano una concezione speculativa, scientifica, teoretica della geografia; i secondi invece avevano un approccio pragmatico, non teorico, orientato alle questioni militari e amministrative collegate alla gestione del loro impero.

I Greci vogliono scoprire, spiegare (Strabone), disegnare il mondo (Anassimandro, Marino di Tiro). Eratostene da Cirene concepisce l’arco di meridiana da cui ricava la circonferenza terrestre, cosa eseguita anche da Posidonio di Apamea, mentre Dicearco da Messina è il primo a inserire una coordinata. In Aristotele, nel VII Libro della Politica, abbiamo delle considerazioni sull’influenza del clima sui popoli. Tolomeo ci lascia un manuale di geografia astronomica-matematica, l’Almagesto e un testo di geografia descrittiva, la Geografia, per lungo tempo il punto di riferimento degli studiosi. Dobbiamo anche ricordare Parmenide con il suo poema Sulla natura, dove è indagata non solo l’essenza e la natura dell’essere, ma anche le modalità in cui si manifesta.

Nel campo romano abbiamo coloro che mappano il mondo allora conosciuto come Agrippa o Pomponio Mela, autore della più antica opera geografica conservata della letteratura latina, il De Chorographia. Seneca nelle Naturalis Quaestiones indaga il fenomeno sismico, “interrogando” coloro che ne hanno parlato. Plinio il Vecchio è autore della Naturalis Historia in cui tratta di meteorologia al Libro II e di tutti i fenomeni naturali nei restanti libri.

Il Medioevo conosce il dominio della teologia che diviene fonte scientifica. Nel Basso Medioevo si riscoprono Aristotele e Tolomeo, grazie al mondo islamico che ha un concetto della cartografia collegato alle conquiste territoriali e alla loro governance[1]. Da ricordare che la cifra dell’epoca storica è rappresentata dalle mappae mundi che illustrano una torsione adattativa forte ai modelli teologici, piuttosto che a una riproduzione secondo canoni di oggettività. Nascono le carte nautiche composte da uomini di mare: la Carta Pisana è della seconda metà del XIII secolo.

Dal tardo Medioevo e fino all’inizio dell’età moderna, abbiamo viaggi documentati come quello di Marco Polo. I grandi navigatori ampliano delle conoscenze geografiche già presupposte: Bartolomeo Diaz.

Con l’epoca moderna si apre un periodo di notevole interesse non solo per le scoperte geografiche collegate ai viaggi[2], ma vengono superate le tavole antiche e si individuano i grandi quadri ambientali della superficie terrestre. Il Bodin, precursore del Possibilismo, filosofo, economista e giurista francese che affronta la questione della sovranità dello Stato, fondamentale nel rapporto con l’ambiente che sottopone alle sue leggi, cerca di far capire che non sempre gli elementi naturali hanno la supremazia sull’uomo[3].

La rivoluzione scientifica del Seicento con tutte le sue ripercussioni in ogni ambito della vita umana vede studiosi come Bernardo Varenio[4] che descrive il mondo secondo un’ottica causale; Giovanni Battista Guglielmini[5]; Montesquieu[6] che parla dell’influenza dei climi sugli uomini e le loro istituzioni politiche. Interessante la posizione di Georges-Louis Leclerc conte di Buffon, uomo del Settecento, nella sua opera Histoire naturelle generale et particuliere, in 36 volumi, pubblicati tra il 1749 e il 1789, scrive del rapporto biunivoco uomo-ambiente. Per lui la natura è completamente estranea alle vicende umane. Per lui il determinismo è quello esercitato dall’uomo sull’ambiente. È una visione improntata al determinismo storico. Von Thunen, precursore storico del quantitativismo ne è un esempio.

Arriviamo al primo Ottocento in cui si dispiega il Descrittivismo che si fonda sulla corrente di pensiero dell’Empirismo: la finalità della geografia è quella della descrizione fisica del mondo. Vi si applicano i principi di causalità e correlazione. All’indirizzo descrittivo si aggiunge quello enciclopedico e quello tassonomico. L’autore fondamentale di questo modello geografico è Von Humboldt, di educazione illuministico-enciclopedica, che non nega le influenze dell’ambiente sull’uomo, ma afferma, con prudenza, di non poterle dimostrare.

Tra secondo e fine Ottocento abbiamo il modello del Determinismo i cui massimi esponenti sono Ritter e Ratzel. Questo modello si fonda sul Positivismo e l’Evoluzionismo e la finalità della geografia è quella di indagare le relazioni tra ambiente e società, in ciò veramente attuale, tenendo presente che tra le due entità il rapporto è unidirezionale, nel senso che è l’ambiente a dettare le regole del rapporto stesso. L’indirizzo dominante è idiografico, ovvero delle peculiarità, in cui ogni caso di studio fa storia a sé, ma in cui quelle particolarità servono a formulare una sintesi attraverso il metodo induttivo. In questo modello è importante il concetto di ragione intesa come ambito spaziale naturale espresso dalla tradizione storica, individuabile attraverso discriminanti fisico-geografiche caratterizzate da profili di omogeneità.

Di notevole interesse e anch’esso di una certa attualità, il modello del Possibilismo[7] che appare nel primo Novecento ed è fondato sulla corrente di pensiero dello Storicismo. Per questo modello la finalità della geografia sono le relazioni tra ambiente e società, ma come rapporto bidirezionale: uomo e ambiente si condizionano vicendevolmente. Sono evidenziate le scelte dell’uomo verso l’ambiente e in ciò vediamo tutta l’attualità che una sua ripresa, aggiornata, potrebbe giocare. In questo contesto è fondamentale la teorizzazione del genere di vita come l’insieme dei fattori storici, culturali, economici e tecnologici che determinano nei gruppi umani comportamenti duraturi nel modo di organizzarsi per trarre il necessario sostentamento dall’ambiente. Il paesaggio diventa l’espressione visibile delle interazioni uomo-ambiente. Nel secondo Novecento abbiamo un fiorire ancora più estremo di nuove tendenze di studio geografico con la New Geography e la rivoluzione quantitativa[8]. L’ambito territoriale, dunque, non è più studiato per le interrelazioni uomo-ambiente, ma in relazione alle strutture di cui è dotato (urbane, sociali, economiche, culturali) in grado di generare delle funzioni che si proiettano sul territorio articolandone l’organizzazione. Questo modello adotta il metodo deduttivo ed è saldamente ancorato alla visione scientifico-matematizzante.

Dagli anni Settanta del Novecento fioriscono le geografie radicali[9] fondate sulla corrente di pensiero del post-modernismo. Le finalità della geografia sono quelle di spiegare gli squilibri territoriali e sociali e le modalità in cui gli individui vivono, rappresentano e percepiscono il proprio e l’altrui territorio. È evidente il legame con la sociologia, la storia, l’etnologia e la letteratura.


[1] El-Edrisi e Cosma Indicopleuste, navigatore e mercante.

[2] Giovanbattista Ramusio, Navigatione et viaggi, 1550.

[3] Jean Bodin, Les six livres de La Republique, 1576.

[4] Bernardo Varenio, Geographia Generalis, 1650.

[5] Noto per le prime prove meccaniche della rotazione terrestre.

[6] Montesquieu, Saggio sulle cause che possono ripercuotersi sugli spiriti e i caratteri.

[7] I cui maggiori interpreti sono: de La Blache, Febvre, Gallois, Sorre, Damangeon.

[8] I cui esponenti vanno dai precursori Von Thunen e Walter Christaller a Bunge, Isard, Loesch.

[9] Behaviorista, marxista, sistemica, umanistica.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
** Se puoi sostenere il mio lavoro, comprami un libro **