Microeconomia, macroeconomia, domanda aggregata.

Microeconomia-Macroeconomia-Domanda aggregata
Microeconomia-Macroeconomia-Domanda aggregata

di Sergio Mauri

La microeconomia si riferisce alla singola impresa, al singolo settore di mercato, prevede una segmentazione del mercato per individuare il target.

Macroeconomia: contabilità degli Stati: determinazione del PIL.

Le leve del debito pubblico, che comprende anche il suo finanziamento, hanno ripercussioni ampie: domanda e offerta aggregata. Ripercussioni: PIL –> occupazione –> inflazione –> esportazioni (nette).

Domanda aggregata: è il quantitativo di beni e servizi che un sistema economico esprime, in corrispondenza di un determinato reddito (PIL – imposte) e un determinato livello dei prezzi. Livello dei prezzi.

Figura 1 Domanda aggregata: se i consumi aumentano la curva si sposta in diagonale verso destra; se i consumi diminuiscono la curva si sposta in diagonale verso sinistra.

Le grandezze (che si ripercuotono sulla domanda aggregata) sono: C (consumi), I (investimenti delle imprese, non dei privati), G (Spesa Pubblica), Nx (Esportazioni nette). Con l’aumento dell’inflazione diminuiscono i consumi e gli investimenti.

Lato offerta: beni e servizi di un prodotto potenziale (nel senso della dotazione di ogni sistema economico: numero lavoratori, strutture), tecnologia, costo dei fattori. Offerta aggregata (curva):

Se produco più del prodotto potenziale[1], si surriscalda il sistema, ripercuotendosi sul livello dei prezzi. Se produco meno, spreco (prodotto potenziale). Prima di Keynes si pensava che l’offerta aggregata coincidesse con la produzione potenziale.


[1] Il prodotto potenziale di una nazione corrisponde al livello di produzione massima del suo sistema economico e si può realizzare quando vengono utilizzati a pieno regime i suoi fattori di produzione (capitale, lavoro, terra). Inoltre, proprio in quanto viene sfruttata tutta la forza lavoro a disposizione nel paese, il prodotto potenziale è quel livello di PIL reale che corrisponde al tasso naturale di disoccupazione ed è dunque il più alto livello di PIL che un sistema economico può sostenere senza innescare la spirale inflazionistica. Poiché non sempre i paesi sono in grado di produrre stabilmente al livello del proprio prodotto potenziale, il PIL reale si discosta da quest’ultimo, e la differenza tra i due costituisce la “produzione perduta”, cioè la quantità di beni e servizi che vanno persi, mentre avrebbero potuto essere realizzati se si fosse stati in grado di sfruttare a pieno regime tutte le risorse del paese (in primo luogo, se si fosse riusciti a realizzare la piena occupazione).

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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