Green washing e capitalismo verde.

Il capitalismo verde nelle società occidentali e lo sfruttamento dell'ambiente
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di Sergio Mauri

Green washing e capitalismo verde sono tra loro collegati nel seguente modo: il primo permette al secondo di poter operare dopo un’accurata “ripulitura” dei guasti che il corrente modo di produrre  propone alla nostra attenzione globale, al netto del sostanziale disinteresse del giornalismo d’inchiesta, compensato dalle indagini dietrologiche su Greta e i suoi/di altri interessi riconducibili alla protesta Green. La “ripulitura” non si attua solamente attraverso benevole campagne sui media, proponendo e diffondendo interventi che sono o inesistenti o improntati all’ambiguità linguistica mentre i risultati di tali ripuliture sono generalmente in contrasto con le aspettative.

La “ripulitura” si attua anche a livello istituzionale con le visite guidate delle scolaresche ai santuari della produzione, ora “green”, o con un’alternanza scuola-lavoro in realtà apparentemente ossequiose dei lavoratori e dell’ambiente, in concreto afflitte da limiti nel far osservare i buoni precetti.

La “ripulitura”, ancora, potrebbe essere più convenientemente chiamata rebranding e si connette dinamicamente e in modo articolato a sottoinsiemi del problema principale come il lavoro portato avanti dal World Economic Forum (in seguito WEF) e l’industria 4.0. Il WEF, lo ricordiamo per ciò che è successo a Davos, e per il ruolo di primo piano nel liberare il sistema produttivo dalle regole, dalle nazionalizzazioni, dalla tassazione progressiva e dalla protezione delle industrie locali. Questo rebranding serve a dare un’impressione positiva sul fatto che i maggior attori del sistema economico uscito vincitore dal Novecento sono sul punto di cambiare strada e risolvere i problemi che il loro sistema produttivo ha creato. In questo modo, quegli attori, fanno sì che i governi abbiano meno intenzione di ascoltare i popoli che invitano a controllare cause ed effetti del degrado ambientale.

Peraltro, grande confusione viene fatta tra Grande Reset e Green New Deal, detto anche (impropriamente) socialismo verde, quindi, per certi politici e multinazionali inquinanti, tutto ciò che può, a livello di azione per il clima, essere confuso col WEF va bene per resistere a qualsiasi piano climatico. Non è un caso, infatti che lo Heartland Institute, il nerbo del negazionismo del cambiamento climatico sia al tempo stesso allarmista verso il Grande Reset. Si attacca il Grande Reset per attaccare il Green New Deal. Insomma, una grande ambiguità di fondo permea il nostro dibattito pubblico sulle questioni climatiche che, tuttavia, a scanso di possibili accuse di complottismo, è un’ambiguità analizzabile e comprensibile attraverso una lettura di testi digitali e non.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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