Breivik.

Anders Breivik
Anders Breivik

Potrebbe diventare un simbolo? Per alcuni si, per altri no. Per alcuni egli diventerà un simbolo. Per altri già lo è. Borghezio a parte, che comunque si segnala per una certa “coerenza” in negativo, colpisce l’assordante silenzio dei suoi simili. Si sa, è difficile punire i propri figlioli. Dopotutto Berlusconi, Bossi, Fallaci, Calderoli, Santanché, Fiammetta Nirenstein e compagnia cantante hanno usato parole e si sono fatti promotori di posizioni politiche vicine a quelle di Breivik. Anni fa ci si avvicinò pure Gad Lerner con una serie di tediosissime puntate dell’Infedele sulla questione del “fanatismo islamico”. Rimane il fatto che dalla “caccia ai marxisti” alla “cultura dominata dai marxisti” alle “élite rosse” al “pericolo islamico”, non siamo di fronte ad un marziano, ma ad un prodotto coerente del format “populismo mediatico fascista” in auge in tutto il continente e non solo nell’Italietta.

Egli sfodera, infatti, un campionario di “idee senza parole”, affine alla destra più conseguente: “prepararsi al martirio”, la rinuncia alla crudeltà lo definisce “un tradimento”, l’attuazione di un piano che richiede sacrifici e comportamenti “orribili”. Sembra di sentire un adepto delle SS ed anzi, la stretta parentela che tradisce è proprio quella.

Come un classico nazifascista, inoltre, approfitta della legislazione vigente per le sue vigliacche azioni. Apprendiamo, infatti, che si è preso 21 anni di galera. Un bel risultato. Ma mettiamo pure in conto un’altra cosa: si rischia un inasprimento generalizzato delle pene che poi, come spesso accade, andranno applicate contro i pacifisti e gli operai mentre costoro – grazie agli appoggi che si ritrovano – ne usciranno per lo più indenni.

….Anzi: il tipo di fascista che tutti i camerati non possono non prediligere. Egli è il più puro, il rappresentante più autentico e conseguente di quella “razza nordica” così cara e mitizzata. Un modello di comportamento, insomma. E, cosa non secondaria, un borghese benestante. Basta con i teppistelli di periferia! In effetti, egli è il modello perfetto di che cosa è un fascista: un criminale. Uno che intervalla, con nonchalance, adesione alla Massoneria, adorazione per la morte, passione per le armi, body-building e razzismo. Uno in grado di passare dal sacro al profano con una leggerezza sconcertante; uno che, mediamente, etichettereste come un irresponsabile vigliacco smidollato. E, appunto, il segno dell’azione è quello della vigliaccheria, come il filo nero che lega ogni loro azione di tortura, stupro, strage, violenza indiscriminata durante e dopo il Ventennio. Vigliaccheria che si accompagna al fanatismo in un cocktail esplosivo che necessita di un detonatore chiamato sadismo, per “fare il proprio dovere”.

Di questo substrato si nutrono forze politiche organizzate di estrema destra, massoniche, clerico-fasciste, che vantano continui, reiterati ed intimi rapporti col mondo politico, economico, sociale dominanti. Esse sono delle agenzie del crimine, interinali ed in outsourcing, che fungono da copertura a quei settori della classe dominante che, di volta in volta, intendono perseguire i propri fini quando attraverso la legalità non è più possibile farlo. Siamo in presenza della solita manovalanza fascista; nello specifico, il livello di questa manovalanza non è così basso come nel caso di certa teppaglia fascista che va di notte ad incendiare le sedi dell’ANPI o del sindacato, ma si tratta di un “ariano” con qualche buon contatto, politico e sociale. Peraltro, ripeto, benestante.

Infatti, lo schema si conferma, come al solito: si tratta dell’azione “atroce, ma necessaria”, dell’atto estremo ed oltre ogni umana ragione che purifica il campo, che blocca la degenerazione punendo i “traditori” – come al solito i “rossi” – e che segnala l’adepto emergente. E che adepto! Uno che pretende di entrare nel “club” del Potere e dei suoi giochi perversi dalla porta principale. Un omicidio/strage rituale iniziatico.

Con questa azione, infatti, il “nostro” ha innescato un processo di involuzione politica chiamando il suo paese a dividersi e a schierarsi. Prevediamo un futuro non proprio “liberale” per la Norvegia come per tutta la Scandinavia, dove non è certo ci siano anticorpi sufficienti a contrastare questi fenomeni.

Dovremmo aggiungere, tra le motivazioni di questo atto, il fatto che la Norvegia laburista abbia espresso la volontà di uscire dall’Iraq, come il fatto che abbia ritirato un pò di aerei dal teatro libico, in “combutta” col fratello scandinavo svedese.

Del resto, le organizzazioni occidentali a difesa dell’ordine (infame) costituito, non hanno mai finito di operare dopo la caduta del “Muro”, sono rimaste lì a gestire l’evoluzione in corso con i nuovi assestamenti di potere, pronte a spedire eloquenti messaggi a quei settori di classe dominante che si tolgono il lusso di fare come cazzo gli pare e poco conta se poi uno zelante fascista biondo fa il passo più lungo della gamba e si mette al centro dell’attenzione. Ora sanno di poter contare su di lui, quando servirà.

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