2.3La poesia neoclassica. Vincenzo Monti.
Monti segue studi giuridici e medici, ma si dedica alla letteratura contro il volere dei familiari, entra in Arcadia, si trasferisce a Roma, si immerge nella cultura neoclassica. Scrive: Bellezza dell’universo (sul modello delle Sette giornate…di Tasso); Pensieri d’amore (sul modello del Werther). Due poemi incompiuti: Feroniade, Musogonia. Nonostante fosse antirivoluzionario, viene sospettato di giacobinismo e fugge a Milano (1797). Qui tenta di adeguarsi al clima della Repubblica Cisalpina componendo versi e poemetti rivoluzionari. Foscolo lo difende e ne è amico. Nel poema Prometeo e nella tragedia Caio Gracco esprime simbolicamente istanze rivoluzionarie. Si sposta a Parigi quando gli austriaci rientrano a Milano (1799). Nel 1801 rientra in Italia, viene nominato poeta del governo italiano (1804) e storiografo del Regno d’Italia (1806). Poi si dedica alla monumentale traduzione dell’Iliade. La traduzione diventa un classico e rimane un punto di riferimento fin quasi ai giorni nostri, resa in splendidi versi neoclassici. Chiusa la parabola napoleonica festeggia il ritorno degli austriaci, senza aderire alla Restaurazione, ma rimanendo legato a un’idea illuministica della cultura.