2.I primi scritti politici.
Nelle opere minori già si presentano le idee che poi matureranno nelle opere principali: il primato della forza nella lotta politica; gli Stati devono possedere eserciti costituiti dai propri cittadini; le doti individuali devono accordarsi, per avere successo, con la fortuna. Nel 1503 compone un breve discorso, in cui distingue il campo del diritto da quello della politica, per sostenere una nuova imposta a copertura delle spese militari: Parole da dirle sopra la provisione del danaio. Il diritto, le cui leggi sono volte ad assicurare una pacifica convivenza tra i membri di una comunità, si applica solo ai privati cittadini; la politica si applica ai principi e agli Stati e non comporta punizioni per quanti tra loro vengono meno a eventuali patti, se chi li viola non risulta militarmente inferiore. La politica è un dominio in cui contano solo i rapporti di forza tra i protagonisti.
Poco dopo egli scrive un parere sul Gastigo [che] si doveva dare alla città d’Arezzo. È un aiuto a Firenze nell’escogitare una punizione (eventuale) alla città ribelle. Si rifà alla storia di Roma motivando la scelta col fatto che la natura umana non muta; quindi, i confronti nel tempo sono leciti. I sottomessi vanno trattati con indulgenza o annientati, le vie di mezzo e soprattutto l’oscillazione di esse crea rancore e idea di debolezza del potere nei sottomessi.
Nel 1506 scrive La cagione dell’ordinanza (sul motivo della necessità della leva militare) in cui dichiara la necessità per Firenze di avere una forza militare propria e non mercenaria.