Per una democrazia responsabile. (8) Il peso dell’irrazionale.

Tommaso Cinerino
Tommaso Cinerino

I Potenti possono subire grosse limitazioni anche sul piano degli elementi irrazionali collettivi di cui la nostra società è intrisa. Questi elementi sono in grado di rendere incerta ed imprevedibile la realtà. Possono vanificare progetti e regolamenti. L’irrazionale collettivo opera in forma misteriosa ma i suoi effetti risultano, al contrario, assai evidenti. Questo argomento, troppo spesso, rimane tabù e non se ne parla e, mentre sull’irrazionalità degli individui si contano un certo numero di studi e pubblicazioni, al contrario, per quanto concerne le società e collettività umane il tutto è allo stato di primitivo abbozzo. La psicologia delle masse è un argomento toccato solo in periferia, nonostante l’importanza che essa riveste. Noi siamo fatti di razionalità ed irrazionalità, dimensioni che coesistono in noi e nella nostra vita quotidiana, dove incontriamo moltissimi altri individui fatti nella medesima maniera. Un sintomo di questa irrazionalità risiede nel fatto che noi diamo più peso a ciò che sembra piuttosto che a ciò che è. Gustave Le Bon, nella sua Psicologia delle folle, sostiene che nel momento in cui gli individui fanno parte delle folle sono sopraffatti dall’irrazionalità. Nonostante la società contemporanea sia composta da masse inserite in un contesto di scienza applicata, è evidente – e forse proprio in virtù di quello – la permanenza di un’irrazionalità diffusa. In parte l’errore di valutazione pertiene proprio al mondo della scienza che si sente sminuito nel suo ruolo da questi fenomeni anche se dovrebbe riuscire a far sua questa questione e tramutarla in una branca scientifica anche se l’argomento risulta essere, almeno apparentemente, fuori da certi canoni interpretativi. Ma l’irrazionalità delle folle non si manifesta solamente quando gli esseri umani si radunano nelle strade e nelle piazze. A questo proposito, Schumpeter, disse che gruppi di persone appartenenti a partiti, gruppi e associazioni, lettori di giornali, sette od organizzazioni religiose, tendono a diventare, sul piano psicologico, una folla e a comportarsi come tale. Non deve, inoltre, indurre in errore il fatto che il parlare di folle sia un modo per rendere le élites staccate e fuori dalla portata di questi fenomeni. Non è così. L’irrazionalità collettiva colpisce non solo gli ignoranti ma anche coloro che sono acculturati e, talvolta, di più questi ultimi, così adusi ad una certa forma di intellettualità riflessiva.

Il dilatarsi dell’irrazionalità nella società odierna è dovuto, anche, alla mancata accettazione della insicurezza. Essa deve essere considerata come una condizione normale, anche se sgradita, dell’esistenza. Il rifiuto di questa realtà porta all’instaurazione di rapporti fideistici con i Potenti, con le organizzazioni politiche e con ogni sorta di ideologie, anche religiose. Il diffondersi di un certo spirito gregario nella nostra società, nasce dal tentativo di superare, fintamente, l’angoscia esistenziale. Questo tentativo, per essere efficace, implica una rinuncia più o meno vasta ad informarsi, sapere e conoscere. L’energia, infatti, viene rivolta a stabilizzare la fede e non a metterla in dubbio. Costoro non ascoltano le opinioni avverse, poiché, sono portati a non entrarvi in contatto in ottemperanza ai loro pregiudizi. Quasi mai hanno degli amici diversi da loro. Chi cerca rassicurazione cerca degli amici solo nella propria parte della barricata perché ogni volta che il suo partito, la sua ideologia, la sua credenza religiosa o il Potente di riferimento vengono attaccati o scherniti ne soffre profondamente. Chi ha spirito gregario ricerca continuamente conferme e compie continue esercitazioni narcisistiche dimenticando che, per conoscere la realtà, avrebbe bisogno delle idee dei suoi nemici almeno tanto quanto quelle dei suoi amici. L’uomo contemporaneo, cioé, sacrifica spesso e volentieri lo spirito critico e l’autonomia per avere, in cambio, delle false certezze. Ancora; la mancata accettazione dell’ignoranza, altro aspetto poco piacevole dell’esistenza, é ulteriore cagione dell’ampliarsi della irrazionalità. Già coloro che passano la vita a cercare di conoscere la realtà, in verità, riescono ad afferrarne solo una piccola parte, figuriamoci come può essere la situazione per coloro (e parliamo del 99% dell’umanità) che non vi si interessano ed hanno, nel migliore dei casi, una informazione molto, ma molto superficiale sui problemi politici, sociali o economici. Costoro potrebbero tutt’al più avere una certa conoscenza della propria realtà particolare, mentre le forze sociali li spingono ad occuparsi d’altro, di situazioni, contesti e problemi altrui…di cui sanno praticamente nulla. Non è forse sciocco colui che giudica di cose che praticamente non conosce?

L’idea di fondo di queste righe sulla psicologia delle masse è che non tutti i fenomeni storici possono essere spiegati attraverso la razionalità. Non tutto è razionale, quindi. L’ignoranza, i ritardi culturali, e la propensione all’autodistruttività, sono fenomeni che sfuggono a ciò che noi ci sforziamo di chiamare “razionalità”. D’altronde non esiste – per i motivi precedentemente menzionati – una metodologia per affrontare seriamente l’argomento psicologia delle masse. Qui voglio solo sottolineare che, oltre i problemi che il potere incontra sul suo cammino, ne esistono altri che hanno a che fare con la dimensione dell’irrazionale. Se prendessimo in esame situazioni storiche del recente passato, ci accorgeremmo di quanto materiale abbiamo a disposizione sull’argomento. Ad esempio se analizzassimo la Prima Guerra Mondiale dovremmo dare una spiegazione del fatto che milioni di uomini cambiarono abitudini di vita per stare al fronte dove persero dignità e ragionevolezza in una guerra sanguinosa nella quale non risparmiarono certo inumanità ai propri nemici. Che dire poi delle popolazioni civili che si dimenticarono della realtà delle trincee sublimandola magari con febbrili attività di ricerca di opportunità di divertimento? Come contraltare a tutto ciò si diffuse l’attesa messianica di una possibile palingenesi di cui la rivoluzione bolscevica fu un tassello iniziale che doveva far rotolare tutte le strutture del passato. Le classi abbienti e colte del periodo, in linea di massima, non ebbero voci di opposizione verso la deriva che la storia stava prendendo, fornendo anzi gli strumenti culturali nella guerra ideologica che doveva essere il corollario di quella al fronte. E’ famoso il caso di Freud, che accolse la guerra con entusiasmo ed una sorta di ebbrezza costantemente punteggiata dai suoi quotidiani discorsi sulle vicende belliche. I Potenti rimasero, con ogni evidenza, intrappolati dalle passioni che si erano scatenate nelle rispettive società senza riuscire veramente ad opporvisi, consci del fatto che avrebbero scatenato delle reazioni che li avrebbero travolti.

Le persone dipendenti, cioè i gregari, si rassicurano auto-alimentando l’illusione che i Potenti siano in grado di guidarli allo stesso modo in cui questi ultimi rimangono intrappolati nelle illusorie certezze dei propri subordinati e seguaci. Inoltre, i Potenti, devono costantemente rinnovare il mito di cui sono fatti oggetto da chi li segue per corrispondere, appunto, all’immagine che essi hanno di loro. Ciò significa che nessuna società umana potrà mai veramente affrancarsi dall’irrazionalità che, a pieno titolo, concerne la realtà dell’uomo e del suo mondo. Ricordiamoci che non sempre l’irrazionale é irragionevole nello stesso modo in cui non sempre il razionale é ragionevole: é assai probabile che, semplicemente, noi non siamo in grado di spiegarci l’irrazionale con gli strumenti di cui siamo dotati. Razionale ed irrazionale convivono e sebbene il primo sia necessario può, tuttavia, avere come limite la sterilità e il passo corto, mentre il secondo, pur essendo causa di innumerevoli problemi é anche sinonimo di fantasia ed entusiasmo. Senza illusione, l’uomo non solo non sarebbe ciò che é ma diverrebbe pazzo.

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