di Sergio Mauri
L’annessione delle quattro regioni russofone dell’Ucraina da parte della Russia può avere una dimensione di realpolitik. Essa, probabilmente, intende spingere l’Occidente a proclamare l’annessione dell’Ucraina “rimanente” alla NATO, in modo da portare lo scontro a un livello di parità, congelando (nelle aspettative di Mosca) una possibile escalation che oltrepassi l’uso delle armi convenzionali. Questo al netto della retorica e delle ragioni politiche dei contendenti.
La situazione ora è di squilibrio, Russia con Donbas che si autolegittimano a usare le armi nucleari in caso di attacco (che Putin si guarderà bene dall’utilizzare) e un’Ucraina sola, aiutata dagli occidentali, ma senza (attualmente e ufficialmente) coperture nucleari. Se l’Ucraina viene inglobata nella NATO nessuno dei due potrebbe più fare “la prima mossa”, stabilizzando il conflitto e, in prospettiva, preparandone una via d’uscita, previa trattativa.
