Dante, San Francesco e il volgare.

Dante, San Francesco e il volgare
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di Sergio Mauri

La lingua volgare è detta anche romanza, derivata dal latino. Il latino è corrotto, si è modificato nel tempo. È usato dai chierici (preti), ma nell’età medievale si affaccia la lingua volgare, laica (laikós, “uno del popolo”). Nel Medioevo contava la parola declamata. Dante è un uomo politicamente impegnato, subirà l’esilio, a Firenze non riuscirà più a tornare. Dante è un uomo che ama Firenze, la sua città, e vi è politicamente impegnato.

Dal 1300 è costretto a vivere in uno stato di cattività. È un poeta “cortigiano” che è al servizio delle corti italiane ed europee.

La questione dell’intellettuale al servizio del potere, peraltro, è una grande questione che riguarda l’intellettualità fino ad oggi.

Al suo tempo nascono le corporazioni, vere e proprie organizzazioni aziendali e di categoria. L’affermarsi del commercio e delle produzioni porta con sé tutta una serie di professionisti (notai, giudici) e ciò che si muove nel commercio non può essere trascritto in latino. Si va, quindi, affermando il volgare, la lingua di ogni giorno parlata dal popolo, una lingua che si occupa di vita mondana.

Prima di “Tanto gentile e tanto onesta pare” c’è San Francesco che però scrive in un volgare latinizzante. Nella sua epoca San Francesco è un “hippy”, uno che ha rinunciato a tutto, figlio della borghesia mercantile, ma non segue il padre. È un pacifista, un irregolare, una specie di contestatore del suo tempo. Ci sono molte leggende su Francesco che non fanno altro che rafforzare la sua storia e danno valore al personaggio. San Francesco è il patrono d’Italia. Sarà il pittore Giotto a rappresentare la storia di Francesco. Francesco, quindi, è un’icona medievale.

Francesco vuole 2 cose: 1) rinuncia alla ricchezza (imitatio Christi), povertà ; 2) predicare (praedicatio) la vita di Gesù.

I testi più antichi in lingua romanza sono l’Indovinello Veronese (8° – 9° secolo) e il Placito Capuano (4 testimonianze giurate tra il 960 e il 963 sull’appartenenza di certe terre ai monasteri benedettini di Capua, Sessa Aurunca e Teano).

Il sonetto “Tanto gentile tanto onesta pare” è ritenuto uno dei punti più alti della lirica medievale. Nel 1274 conosce Beatrice che morirà nel 1290. dante compone tra il 1292 e il 1293 la Vita Nova, una raccolta di 10 anni di lavoro. Il “Dolce Stil Novo” è un modo di intendere, comporre, fare poesia in particolare sul tema dell’amore , perché l’amore fa muovere la vita. Per capire il senso dello Stil Novo bisogna tornare un pò indietro nel tempo, ripercorrere ciò che era stato composto fino ad allora.

La donna angelo (angelicata) è parte del linguaggio degli stilnovisti. Di notevole interesse è il concetto della donna-schermo, una donna inventata, una terza figura tra il poeta (e i poeti) e l’amata, in modo da preservare la reputazione dell’amata.

Ciò che conta per Dante è lo scontro di sentimenti, il controllo delle passioni. È palestra di conoscenza, palestra spirituale. L’amore è un esercizio spirituale che ti fa uomo. La virtù è la fermezza delle tue posizioni che eserciti nella professione, nel tuo lavoro. La virtù è una forma di religione laica. La Vita Nova è un prontuario riguardante il come si dovrebbe essere: onesti, virtuosi.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e studioso di storia, filosofia e argomenti correlati. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Hammerle Editori nel 2014.
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