Rimanere con una crosta in mano.

George_Romney_-_Fake,_Landscape_with_Witches_Cavern_-_Google_Art_Project
George_Romney_-_Fake,_Landscape_with_Witches_Cavern_-_Google_Art_Project

Ecco; sarebbe come a dire, rimanere col cerino acceso in mano. Una situazione non confortevole ed imbarazzante, soprattutto se ci si pone, più o meno pubblicamente, come dei collezionisti. Sarebbe come ammettere un fallimento, per quanto casuale, fortuito e minimo. Tuttavia, l’esperienza va fatta, per poter poi fare meglio, per non sbagliare più e per poter consigliare in maniera adeguata. State certi che, i soloni (tutti) che si propongono come garanti del vostro patrimonio investito in arte, qualche sola se la sono presa o se la prendono anche ora, anche se non lo ammettono. Altrimenti come avrebbero fatto a capire che erano delle sole, visto che il mercato, nel mondo attuale capitalistico, è assolutamente anarchico e a-morale? Le cantonate, comunque, se sei un operatore serio, non devi scaricarle sul cliente. Chiaro?

In ogni caso, la garanzia anti-cerino-in-mano sarebbe data da operatori che si muovono nel tipico, solito mercato, composto dalle solite regole trite e ritrite. Come sarebbe possibile questo? Abbiamo già detto che la stragrande maggioranza dei collezionisti ci lascia le penne, come in qualsiasi banalissimo mercato azionario, e ci viene detto esserci qualcuno che, a pagamento, sarebbe in grado di alzare una barriera protettiva in vostro favore ! La cosa è singolare. Quindi, ricapitoliamo: se vi affidate alla gente sbagliata pagate un prezzo elevato a causa degli errori di coloro a cui vi affidate. Se vi affidate alla gente giusta, cioè a coloro che ne sanno tanto più di voi e a degli imborglioni o a degli incapaci, allora dovete pagare (caro) la gestione del vostro patrimonio in opere d’arte. Ma allora dove sta l’affare?

Siamo alle solite buffonate. Infatti, le croste sono funzionali al mercato dell’arte tanto quanto (e forse di più) i pezzi migliori e, cosa non secondaria ma invece di primario interesse, croste e pezzi buoni cambiano spesso di valutazione ed etichetta apposta, durante la loro vita, salgono e scendono la scala valutativa e le caratteristiche di vendibilità a seconda delle scelte degli operatori che comandano il mercato. In questo senso basta semplicemente che una casa d’aste un minimo strutturata modifichi il proprio rating su di un autore e tenga duro sullo stesso.

Quindi, riassumendo, una crosta è tale a prescindere dal mercato, volente o nolente, proprio in relazione alla vita commerciale dell’opera stessa che, prima di essere definita tale, dovrebbe essere seguita in tutta la sua parabola esistenziale. Ma lo sappiamo, seguire un’opera d’arte è una questione d’amore mentre….di solito le persone con i soldi, cioè di potere, posseggono e non amano. E tuttavia e ancora, state tranquilli, anche una crosta è vendibile, perchè valorizzabile: basta amarla, come si ama un brutto anatroccolo o, con infinito struggimento, un figlio sfortunato.

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