di Sergio Mauri
L’importanza di Dante e degli altri “pezzi da novanta” della nostra letteratura, per la lingua italiana, risiede nella sua forza rinnovatrice in direzione dell’unitarietà della lingua stessa. Questa unitarietà si è resa possibile oltre le divisioni ed inimicizie tipiche degli italiani e che ancor oggi sono un nostro tratto mai sopito, proprio attraverso la letteratura. Per secoli l’italiano è stato una lingua solo letteraria mentre, ad esempio, il francese si è formato come lingua unitaria per ragioni politiche e burocratiche statali, l’italiano si è imposto per ragioni di prestigio letterario.
Tuttavia, mentre a livello linguistico l’italiano è unitario, quando poi gli italiani aprono bocca, ognuno parla il proprio italiano, un italiano dialettizzato che solo negli ultimi decenni si è unificato attraverso la patina livellatrice della lingua tecnologica. Proprio in quanto lingua letteraria le sue strutture sono fissatrici e durano nel tempo.
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