Filosofia della scienza-1.

Filosofia della scienza
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di Sergio Mauri

Il primo compito della filosofia della scienza è quello di porsi la domanda intorno a che cosa sia la scienza. Per la scuola di Oxford non esistevano problemi filosofici, si studiava filosofia del linguaggio. Karl Popper[1] in quegli anni pubblicò La società aperta e i suoi nemici, un attacco a Platone. Divenne così nemico di tutti i totalitarismi.

Wittgenstein scrisse negli anni Trenta una lettera adorante a Stalin, per trasferirsi in URSS, che Stalin declinò, anzi a cui nemmeno rispose. Popper e Wittgenstein erano su fronti opposti, filosoficamente e politicamente.

La domanda sulla scienza può essere intesa sia come inerente al termine scienza sia come indirizzata alla natura della scienza. Nel primo caso, per rispondere, uso un dizionario, nel secondo un’enciclopedia. I meta scienziati sono: scienziati della scienza, i filosofi della scienza. Sviluppano teorie della scienza. Metascience è la più autorevole rivista di meta scienza. L’intento di questi scienziati è normativo, di produrre elaborazioni teoriche. Il maggiore fu Norberto Bobbio.

Un buon filosofo della scienza deve anche essere un buon scienziato e viceversa. [Sambursky, Il mondo fisico dei Greci]. La scienza all’inizio era filosofia naturale. Anche per Newton. Gli scienziati della scienza includono sociologi e antropologi della scienza, storici della scienza, psicologi della scienza, studiosi di AI & Science. I filosofi della scienza studiano quest’ultima in base all’epistemologia, alla logica, alla metafisica. Il loro approccio è normativo, prescrittivo e critico.

Popper, considerava dall’alto in basso Einstein; fu molto amato dagli scienziati. Poi ci fu l’infatuazione del mondo della scienza per Thomas Kuhn.


[1] Filosofo della scienza, 1902-1994. Vicino alle posizioni del Circolo di Vienna, non ne accettò il criterio di significanza che faceva consistere il senso delle asserzioni scientifiche nella loro verificabilità empirica. Sottolineò l’impossibilità logica di derivare asserzioni universali (leggi scientifiche) da asserzioni singolari descriventi osservazioni empiriche. Pose in radicale discussione il valore e l’esistenza stessa dei procedimenti induttivi. Un numero per quanto elevato di conferme non è mai sufficiente a verificare in modo conclusivo un’asserzione universale (prototipo delle leggi scientifiche) mentre un solo esempio negativo basta a invalidarla. Popper ha ravvisato nella «falsificabilità» la caratteristica delle teorie scientifiche (caratteristica che le distingue dalle dottrine metafisiche) e nel metodo ipotetico-deduttivo il procedimento tipico della conoscenza scientifica: piuttosto che per generalizzazioni induttive (a cui si riduce per Popper il verificazionismo neopositivistico), questa procederebbe tramite ipotesi che vengono sottoposte a «severi» tentativi di falsificazione, consistenti nel saggiarne la validità mediante il controllo delle conseguenze empiriche. 

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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