Essere e tempo – Martin Heidegger – Ontologia universale fenomenologica – Ermeneutica dell’Esserci.

Essere e tempo - Martin Heidegger
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di Sergio Mauri

C’è una proposizione cruciale di Heidegger che ritroviamo ora, ma anche alla fine del testo: è una proposizione emblematica; “La filosofia è ontologia universale fenomenologica muovente dall’ermeneutica dell’Esserci la quale, in quanto analitica dell’esistenza, ha assicurato il termine del filo conduttore di ogni indagine filosofica, nel punto in cui questa indagine sorge e su cui infine si ripercuote”. Questa proposizione ha messo insieme in una tesi, i concetti di fenomenologia, ontologia, ermeneutica e il fenomeno dell’Esserci. L’ontologia universale fenomenologica si sviluppa ermeneuticamente avendo come punto di riferimento l’Esserci, avendo così assicurato il filo conduttore lungo il quale il problema si ripercuote. Quindi, dobbiamo conservare la centralità dell’Esserci e su di essa concentrarci. È da qui che riparte Heidegger. Nelle righe conclusive del paragrafo 7 Heidegger mette le mani avanti segnalando la difficoltà di elaborazione di questa ontologia universale fenomenologica, difficoltà che si ripercuote nel linguaggio stesso, nella scrittura. Heidegger segnala sotto forma di problema stilistico un problema tra pensiero e linguaggio. Parla di goffaggine e ineleganza nell’esposizione. Heidegger capisce che la sua goffaggine scaturisce dalla difficoltà del pensare. Difficoltà di un pensiero che ha superato l’ontologia tradizionale, ha superato la metafisica, ma si trova imprigionato linguisticamente nel linguaggio della metafisica. Heidegger aggiunge che, una cosa è raccontare l’ente, altra cosa coglierne l’essere. Due sono i piani con cui si può affrontare il problema: narrazione e informazione sulla questione dell’Esserci; affrontare il problema col pensiero. Affrontare il problema rispetto a quale modo di pensare? Con il pensare l’essere; pensare l’Esserci nel suo essere.  È su questo piano che il pensiero di Heidegger è “goffo”. L’ineleganza diventa anche prolissità e parte del problema, del modo in cui il problema viene affrontato. Heidegger dice: vi trovate davanti a un testo che non scorre, pensa nella fluidificazione della metafisica e, tuttavia, il testo non scorre. C’è un problema di linguaggio. C’è un rapporto incompiuto tra pensiero e linguaggio. Heidegger tuttavia nota anche che il problema è parzialmente risolto trattandosi di adattarsi alle condizioni date nelle quali ci si può muovere/orientare, procedendo quindi nell’esposizione. Abbiamo da una parte l’ostacolo, il linguaggio, dall’altra il suo superamento consistente nell’accettazione/comprensione della difficoltà, nel riconoscimento del problema e nell’elaborazione di un linguaggio quanto più possibile aderente all’obiettivo della ricerca. Una delle modalità di questo linguaggio di ricerca è visibile nelle coniazioni linguistiche heideggeriane. Formulazioni linguistiche non consuete, nemmeno nel vocabolario tedesco.

Paragrafo 9: si tratta di esporre l’analitica dell’Esserci come somma delle questioni in cui a questo primo livello si può affrontare la questione dell’essere. Il rapporto fra Esserci ed essere si pone in un modo per cui la questione dell’essere è fondamentale. Tanto che per l’Esserci ne va del suo proprio essere, l’Esserci ne è condizionato. Se l’Esserci non si ponesse il quesito sull’essere rimarrebbe al di là di ciò che esso stesso è. Le conseguenze qui sono due: 1) l’essenza dell’Esserci consiste nell’esistenza e 2) l’essere di cui ne va per l’Esserci stesso è sempre mio. Di nuovo: 1) non si può ricercare alcuna essenza che vada al di là di alcuna esistenza. L’esistenza racchiude l’essenza dell’Esserci, dunque, non possiamo far coincidere il termine esistenza con quello metafisico classico di existentia, poiché quest’ultimo non implica la coincidenza con l’essenza. Essentia ed existentia indicano due luoghi diversi, due datità diverse, anzi opposte. L’existenz heideggeriano lo consideriamo come la caratteristica essenziale dell’Esserci, perciò coincidente con l’essenza dell’Esserci. L’esistenza è un qualcosa che inerisce all’Esserci e che nell’analitica dell’Esserci, quest’ultimo deve indagare. L’analitica dell’Esserci è un’analitica esistenziale perché si occupa proprio dell’esistenza dell’Esserci. L’esistenza appartiene costantemente all’Esserci; 2) l’essere per cui ne va dell’ente Esserci è sempre mio, cioè inerisce costantemente alle identità dell’io, identità grazie alla quale parliamo in prima persona. L’Esserci è nel suo essere, nella sua esistenza, sempre mio. Il rapporto che assumo con l’Esserci è un rapporto con me stesso. Perciò, l’analitica dell’Esserci è una autoanalisi dell’Esserci stesso, l’Esserci indaga se stesso a partire dal primato dell’esistenza in cui l’Esserci è pienamente calato, immerso, dalla quale soltanto egli può ricavare la comprensione di sé. L’esistenza si dà in almeno due forme: l’autenticità e l’inautenticità. Nella quotidianità media in cui Heidegger indaga l’Esserci, questi è impigliato nell’inautenticità, è espresso in una forma che esprime inautenticità. L’inautenticità comunque non può essere espulsa, cancellata dall’Esserci, dall’analisi che l’Esserci rivolge a se stesso, perché altrimenti toglieremmo un presupposto dell’analitica stessa. Cadrebbe il presupposto per cui l’Esserci deve essere indagato “innanzitutto e per lo più”. L’Esserci, dunque, va primariamente indagato sul terreno dell’autenticità così come si presenta a prima vista, nella sua vita, nella sua esistenza media. Autenticità e inautenticità, dobbiamo osservare, si trovano spesso intersecate. Osserviamo, cursoriamente, che sul piano dell’esposizione la inautenticità è propedeutica all’autenticità, ma sul piano teoretico non v’è propedeuticità; quindi, ponendo il problema dell’essere già ci poniamo sul piano della autenticità.

L’obiettivo di acquisire concretezza del pensiero, in Heidegger e dei problemi del pensiero, significa che egli vuole conferire concretezza a un problema che è il più astratto di tutti, l’essere. L’essere è inafferrabile, il tentativo di concretizzarlo indica che perfino a un problema così volatile e sfuggente deve essere conferita concretezza. Ma come si fa a portare l’essere su un piano di concretezza? Lo possiamo fare se partiamo dall’indagine intorno all’essere dell’Esserci. Come poniamo in risalto l’Esserci nella sua concretezza se non indagandolo così come egli appare “qui e ora”, per come egli si manifesta nella sua circostanza vitale? Nella situazione, designata come situazione emotiva, concepita come quell’intorno dell’Esserci, non una situazione razionale, ma emotiva. L’Esserci qui è un ente che si concepisce e si compie emotivamente. Quell’ente che si coglie per sfumature emotive.

Il problema dell’essere acquisisce concretezza quando lo si pone sul piano dell’Esserci. L’Esserci ha anche una dimensione sociale con gli altri Esserci. L’essere-nel-mondo e l’essere-con-gli-altri, sono due dimensioni dell’essere.

Heidegger poi parlerà di tonalità emotive (l’angoscia, Angst, per esempio) che sono dimensioni grazie alle quali Heidegger individua un accesso all’essere alternativo rispetto alla metafisica tradizionale.  Da queste modalità/tonalità emotive arriveremo quindi al fondamentale concetto della “Cura”. L’Esserci si dà nella sua quotidianità media all’interno del mondo e l’ambiente sociale (mondo-ambiente, Umwelt). Nei due casi l’Esserci si trova prima di fronte agli altri enti del mondo, nel secondo caso nell’ambientalità umana. Il rapporto nel primo caso si configura come “prendersi Cura”. Quindi, l’Esserci non è indifferente rispetto agli altri enti che incontra, ma assume un atteggiamento che è quello del Curarsi, del prendersi Cura. Mentre sul terreno delle relazioni con gli altri Esserci è un rapporto dell’aver Cura. Questi due mondi si trovano congiunti in quello della Cura. Non è Cura come terapia o preoccupazione, è una Cura intesa come carattere ontologico dell’Esserci che riassume in sé gli esistenziali (situazione emotiva, comprensione, discorso) e al tempo stesso ingloba in sé la concretezza, la fatticità dell’Esserci. La Cura è fondamentale anche nella dimensione dell’autenticità, poiché esprime la temporalità essenziale dell’Esserci. La Cura è quel modo con cui l’Esserci che si concepisce come un aver da essere esprime, manifesta il suo essenziale esser possibile. Esser possibile significa potersi relazionare col mondo e poter conquistare se stesso. La Cura permette all’Esserci di acquisire se stesso. Ma proprio in quanto possibilità intrinseca all’Esserci, quest’ultimo può conquistarsi nell’autenticità e perdersi nell’inautenticità. In questa prima sezione l’Esserci è smarrito rispetto a se stesso, non si è conquistato, ma si sta perdendo. Dice Heidegger che ciascuno di noi riesce a immedesimarsi nella misura in cui comprende che l’Esserci è egli stesso.

Paragrafo 12: il problema dell’essere-nel-mondo viene analizzato, implicando non soltanto l’essere all’interno del mondo, ma quell’Esserci esistenzialmente nel mondo degli enti e nel mondo degli Esserci. In-der-Welt-Sein è un’espressione composita che vuol dire essere-nel-mondo. Quindi, l’Esserci sta nel mondo che non significa trovarsi collocato dentro un contenitore. Nel mondo l’Esserci sta come “abitare nel mondo”, come un trovarsi operante nel mondo nella modalità dell’abitare. L’abitare implica una statica, ma pure una dinamica, uno stare attivo nel mondo. Uno stare che implica un costruire. Un abitare come un costruire, costruire sé stesso all’interno del mondo.

Come fa l’Esserci a stare attivamente nel mondo in relazione alla ricerca che egli conduce su se stesso? Vuol dire che egli agisce nel mondo in direzione della ricerca dell’essere, seguendo una stella polare, rappresentata dalla struttura dell’essere. Stare nel mondo, dunque, è trovarsi all’interno di un mondo-ambiente, nell’ambientalità nella quale l’Esserci si trova insieme agli altri Esserci, mit-dasein. Esserci con, con-Esserci. Vediamo qui la difficoltà del linguaggio in Heidegger: egli “vede” le implicazioni, intuisce le cose stesse, parliamo dunque di intuizione fenomenologica. Lo stare con gli altri dunque dev’essere indagato e questo stare con gli altri ha una doppia faccia, una faccia di autenticità e una faccia di inautenticità. Nella condizione della quotidianità media l’Esserci che non si è ancora conquistato pienamente si trova ancora nella condizione della “perdizione” (non in senso morale), ma nel senso dello smarrimento.  In questa condizione incontra gli altri Esserci e da questo incontro scaturiscono le strutture fondamentali del con-Esserci nella quotidianità media.

Ma l’Esserci ha o deve aver Cura degli altri Esserci? Questo problema indica due fasi nell’analitica stessa poiché vediamo che l’Esserci ha Cura degli altri Esserci, ma ciò nella quotidianità rimane avvolto nell’impersonalità. Quell’Esserci ha certamente Cura poiché l’averla lo caratterizza, ma un conto è avere questa caratteristica, un altro conto è dispiegarla. Ecco che ciò separa l’autenticità dall’inautenticità. Ricordiamo comunque che un aver Cura vuol dire interagire, più semplicemente.

L’Esserci si prende Cura degli altri enti nel modo della loro utilizzabilità, in un rapporto in cui l’Esserci utilizza gli enti (Zuhandenheit). Con gli altri Esserci il rapporto è diverso, poiché questi ultimi sono per essenza radicalmente differenti dagli altri enti. L’essere è separato dagli enti: questa è la differenza ontologica fondamentale. Poi c’è un altro livello che separa l’Esserci da tutti gli altri enti, gli enti difformi dall’Esserci. C’è una differenza di conformità. Quindi, non dovrebbe Esserci utilizzabilità sul piano dell’incontro con gli altri Esserci, poiché l’Esserci non è un mezzo. Quando ci relazioniamo all’altro partiamo dal presupposto che egli sia identico a noi. Questa “medesimezza” fa sì che la distanza tenda a ridursi in ragione di questa identità fra Esserci.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022.
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