L’etica prima della politica?

Ethics
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Credo si tratti di un problema posto male. Traggo spunto da una discussione su Facebook, nella quale Fulvia Gambaro, autrice tra l’altro di “La pietra imperfetta”, un libro di cui tornerò a parlare, commentando il mio articolo-traduzione Quali risposte alla crisi ecologica? afferma di “odiare la politica e soprattutto le ideologie” ree di “impedire una visione critica di qualsivoglia problema”. Mi trovo in parte d’accordo con lei, ma per non cadere nel qualunquismo provo a chiarire il discorso. Il tema, secondo lei, e contrariamente a quanto fatto dall’autore del pezzo da me tradotto, dovrebbe essere affrontato “da un punto di vista etico”. E, più avanti, riempie di contenuti la sua opinione su che cosa sia un punto di vista etico:

“mancanza di considerazione, rispetto verso questo povero pianeta che ci ospita. La noncuranza, la superficialità, la superbia fanno parte, […] di un senso comune che attraversa trasversalmente la nostra vita interessando ogni condizione sociale”.

La cosa singolare, tuttavia sempre in agguato, è la presenza nel discorso della mia amica, di ben due affermazioni concernenti l’odio. E’ ovvio che non l’abbia fatto apposta. Semplicemente non ci ha pensato. Appunto: l’etica è quel desiderio di beltà che difficilmente ci è dato raggiungere perché, a conti fatti, non ci stiamo attenti. L’etica è un qualcosa di talmente labile (di cui tuttavia tenere sempre conto) che si declina in tanti modi per quanti sono gli esseri umani e per come i tempi che viviamo ci permettono di fare, passando attraverso tutti gli spettri politici ed ideologici possibili. Questa è l’etica, per tutto il resto c’è la politica, potrei dire.

Ma rimanendo sul tema all’origine del nostro ragionamento dobbiamo fare delle precisazioni. Dovremmo tutti discutere le cause dello sfacelo ambientale, ma appunto spesso non lo facciamo perché le questioni meramente materiali vengono prima. La storia dell’umanità è sempre stata quella di imbrigliare la natura e ciò è sicuramente discutibile e l’articolo in questione lo sostiene più di moltissimi altri articoli fintamente ecologisti che poi sottointendono in chi li scrive ed in chi li legge che nessun cambiamento nello stile di vita andrà compiuto. Perché, per l’appunto, essendo io libero, tu o qualcun altro non mi puoi/potete impedire di uscire 50 volte al giorno con la macchina o di svuotare schifezze nel cesso di casa. Ma un conto è sfruttare l’ambiente per fini inerenti esclusivamente il profitto, un conto è usarlo nel rispetto dell’eco-sostenibilità ed è ciò che l’autore dell’articolo da me tradotto sosteneva. In conclusione, per risolvere le questioni ambientali, dobbiamo andare alle cause del problema e disinnescarle. Questo è un compito politico e non etico.

Ci sono, inoltre, intere popolazioni che sono totalmente fuori dal nostro discorso sul rispetto dell’ecosistema, mentre noi, figli dell’Occidente che ha massacrato il pianeta con l’industrializzazione ed ora culturalmente declinante e in linea col nostro modo di pensare politicamente corretto che ne è il sintomo più chiaro, ce ne scordiamo. Ma è proprio grazie alla nostra ipocrisia etica se è impossibile dire qualcosa a questi popoli ai quali non possiamo impedire di ripercorrere la nostra strada (sbagliata).

Io, comunque, non sono assolutamente d’accordo con la vulgata corrente e presente in uno spettro politico che va dal populismo mediatico del mago di Arcore all’antipolitica Grilliana, passando per il giustizialismo Dipietrista e il perbenismo Piddino, secondo la quale tutte le ideologie (che si vorrebbero morte! ma se ne parla continuamente) sono uguali, che la politica è pura amministrazione, che solo gli onesti devono governare e così via. Ecco, appunto: il governo dell’etica. Fare un’esame di onestà (ecco l’ideologia che sostituisce quelle più vetero) alle persone, questa sarebbe l’alternativa per l’oggi. Già questa è ideologia. Un pò la solita cantilena qualunquista e del risentimento etico che non é mai approdata a nulla se non ad alleanze tali da bloccare qualsiasi progresso sociale. Dopotutto il brodo di cultura del sopraccitato mago è stato proprio questo totale e rutilante relativismo… etico. L’Italia, maestra di qualunquismo, è ridotta come sappiamo. Il fulcro di tutto risiede nel fatto che, avendo noi abdicato a migliorare il mondo, parliamo di comportamenti anestetizzando il conflitto, di cui la crisi economico-finanziaria con il conseguente massacro di civiltà è un esempio. Se non riprenderemo a scontrarci sulle cause politiche del nostro sfacelo di cui il problema etico è una delle tante spie d’allarme il nostro destino nel XXI° secolo è quello di non uscirne più.

Tuttavia è vero che esiste, come sostiene Fulvia Gambaro, e non lo dico per cavalleria, una emergenza etica, anche a prescindere dal suo collegamento subordinato con la politica. Un’emergenza in sé e per sé. Ebbene si, lo ammetto. E risiede proprio in quella

mancanza di considerazione, rispetto verso questo povero pianeta che ci ospita. La noncuranza, la superficialità, la superbia

che è il risultato di un processo di svalorizzazione dell’umano, portato avanti attraverso una apparente valorizzazione consistente nell’appropriazione di oggetti di consumo di cui comunque ci libereremo insoddisfatti per nutrire le nostre insicurezze. Processo che ci ha omologati tutti quanti in una sorta di pessimo incubo di cui non riusciamo a liberarci. Forse, l’unica cosa che ci farà cambiare sarà proprio la lotta contro lo sfacelo ambientale (e non) che ci stà circondando.

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