Klavdija Marušič, dipingere sulle ali di una farfalla.

Marusic
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Oggi voglio scrivere di una pittrice, mia concittadina, che ho scoperto quasi per caso, nonostante sia molto attiva con mostre e manifestazioni varie. Di solito si scrive molto sulle doti, sulle capacità di un’artista, da angolazioni molto scontate e spesso retoriche. E’ accaduto anche a Klavdija Marušič, abile pittrice triestina, la cui specialità è quella di non sapere qual è la sua vera capacità o, se volete, la sua vera dote. Come sapete, il miglior messaggero è colui che non sa di esserlo. Colui che, perciò, non viene notato, ma porta a compimento la sua opera, il suo compito. Vorrei lasciar perdere allora il lato più scopertamente retorico, la sua bravura conclamata e sempre così presa in considerazione. Klavdija non è brava in senso classico, corrente.

E’ tecnicamente capace, i suoi lavori su carta ne sono la prova provata. Anni di esperienza, di prove, di riflessioni attente e vaste, si ripercuotono sul suo lavoro. Personalmente sono convinto che la carta sia il medium attraverso il quale dà il meglio di se stessa. L’artista, tuttavia, non dipinge solo su carta. Riproduce anche su tela la sua visione, originale, del mondo, poiché di ciò si tratta, non di mero esercizio slegato dai significati più reconditi del senso della vita, dal significato profondo del gesto di dipingere. Tuttavia, come dicevo, Klavdija non è brava perché sa usare bene le sue tecniche, su carta o su tela, che si vede sono totalmente compenetrate alla simbologia pittorica prescelta. Non è nemmeno brava perché si sente coinvolta a migliorare il mondo che la circonda, tentando di renderlo, a modo suo, un posto meno stupido, superficiale ed ostile.

Klavdija è una pittrice di valore perché è capace di portare il suo messaggio con delicatezza, impalpabile veicolo di bellezza assoluta ed equilibrio perfetto. A questo meraviglioso risultato avrà sicuramente contribuito la sua vicinanza con l’Oriente, col Giappone in particolare, dove ha, ultimamente in occasione della tragedia di Fukushima, passato settimane di intenso lavoro, regalandoci, tra l’altro, un reportage fotografico molto interessante. Un lungo lavoro di preparazione culturale, artistica e, soprattutto, mentale (ovvero psico-fisica) che permette a chi decida di farlo, di raggiungere il quid dell’opera d’arte: quel tratto dove colore e sua assenza diano senso ai nostri archetipi e ai nostri riferimenti ancestrali. Un lavoro, quello a contatto con l’Oriente, dove il gesto ha valore in sè, sia esso estetico, simbolico o artistico.

Klavdija è molto attiva con mostre, oltre che in Italia, nei territori della ex-Jugoslavia, dove la ricchezza culturale del passato, la storia complessa di quei territori, offrono un valore aggiunto alla sua opera, ispirazione essi stessi del suo universo artistico. Una presenza, questa, a contatto con quei territori e quelle genti, che riveste il doppio significato di una scelta di impegno civile e di difesa del proprio nucleo spirituale più profondo ed indistruttibile, quello della radice dei propri sentimenti.

Una mostra di Klavdija deve essere vista al fine di comprendere, nella sua interezza, il messaggio che la pittrice veicola. Tuttavia e per ora, ecco alcuni links dai quali osservare le sue opere:

http://klavdijamarusic.blogspot.it/

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