Fascismo ed antifascismo.

Consumismo
Consumismo

Diceva Preve e ripete il suo “allievo” Fusaro: …antifascismo in assenza di fascismo. Il punto non è questo, ma “costruire” un nuovo antifascismo in presenza di un nuovo tipo di fascismo. Costoro (entrambi) non vedevano e non vedono il nuovo tipo di fascismo operante oggi. Quindi, in realtà, sbagliano entrambe le squadre: sia gli antifascisti vecchio stampo che pensano ci sia il fantasma di Mussolini in agguato ad ogni angolo di strada che quelli che danno ascolto alla favoletta dell’inesistenza di un fascismo oggi, di un fascismo al passo coi tempi, differente da quello ideologico vecchio stampo.

Il discorso sull’antinomia fascismo/antifascismo deve essere questo: il fascismo, come fenomeno politico storicamente determinato, è stato espressione degli interessi della classe dominante. L’antifascismo, soprattutto quello comunista, è stato espressione degli interessi delle classi subalterne. L’antifascismo viene, perciò, attaccato in quanto espressione politico-culturale delle masse operaie e contadine, delle classi popolari, che tuttavia oggi non esistono più nel modo in cui le abbiamo conosciute. Esistono altre masse con altri problemi che comunque non vengono politicamente e culturalmente rappresentate.

Noi, intelligentemente, dobbiamo batterci per quelle forme di espressione culturale che, in sostanza sono le forme di espressione alterne e subalterne.

Ma, allora, quale sarebbe l’attuale forma di fascismo? Quella rappresentata dal consumismo capitalista, quella dell’obbligo alla “libertà” e “trasgressione” compatibili col sistema e da esso inventate come forme precipue della riproduzione sociale.

Tornando a Preve ed ai suoi epigoni, costoro sbagliavano e sbagliano perché pensavano e pensano non ci fosse più fascismo. Se non vedono gli scarponi e il pistolone pensano vada tutto bene. Questo è il grosso limite degli uomini politici di oggi. Di tutti coloro che fanno politica. Ma che dire del ceto intellettuale?

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