di Sergio Mauri
Quale percorso deve intraprendere un artista (capostipite e non-epigono) per poter essere riconosciuto come tale ed il prodotto del suo lavoro rientrare nelle categorie di ciò che usualmente intendiamo come arte? Cercherò di rispondere al quesito premettendo che la mia risposta è basata sull’analisi dei risultati artistici standard.
L’artista deve, innanzitutto, inventare delle nuove tecniche che siano riconoscibili e che non siano assomiglianti a nessuna operazione precedente per evitare, appunto di trasformarsi in un epigono o, addirittura, nell’epigono di un epigono. Deve, quindi, evitare il ridicolo e la puerilità, sebbene molti epigoni abbiamo avuto anche un certo successo. Un artista deve costruirsi un mondo proprio, dove i confronti siano impossibili, per i quali non esistano precedenti misure di giudizio, che devono per forza essere nuove come lo è la tecnica. Ciò che l’autore fa, deve saperlo solo lui/lei. Sarebbe disdicevole cogliere l’artista in fallo d’ingenuità.
Tutto deve presentarsi come perfetto e basato su regole sconosciute, iniziatiche….esoteriche, in definitiva non giudicabili. Il pittore, ad esempio, sa benissimo che un segno dipinto su di un supporto non regge un segno dipinto prima su di un altro supporto. L’artista, allora, sarà bravo a far credere che il suo segno non è un ripiego, ma una decisione sicura, alta, coerente, imperterrita. L’artista sarà tale se riuscirà a far credere che un segno non riesce bene per caso nel dubbio ed indecisione. Costui/costei sa che appena un segno si presenti riuscito bene, grazie all’avverarsi di un miracolo, bisogna proteggerlo, custodirlo. Tenere questo segreto sarà il suo passaporto eterno.

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