Breve saggio su Michel Foucault, filosofo controverso.

Michel_Foucault_Dibujo
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Michel Foucault rovescia il binomio cristiano e cartesiano verità = conoscenza, in favore di un militante “devi occuparti di te stesso”, recuperato dalla prassi della filosofia antica.

L’opinione generalmente accolta è che, fin dall’antichità, il pensiero occidentale sia stato guidato da un precetto, quello del “conosci te stesso”, la cui origine viene fissata nell’insegnamento di Socrate: conoscere quel che si è in verità, la propria anima, la propria natura, i limiti delle proprie facoltà, le modalità del proprio rapporto con il mondo. Lo studio delle fonti antiche, però, induce Foucault a collocare il senso del richiamo socratico all’interno di un altro tipo di pratiche, quelle che attengono alla “cura di sé” a partire dalle quali l’accesso alla verità non viene più pensato esclusivamente in termini di conoscenza, ma in rapporto al cammino di preparazione che un individuo deve compiere per potersi costituire come soggetto. Per definire questo tipo di cammino, Foucault non esita a far ricorso a un termine scomodo : “spiritualità”.

E’ proprio di un’esigenza di spiritualità, infatti, pensare che “la verità non sia mai concessa al soggetto con pieno diritto”, ma che sianecessario modificarsi, trasformarsi, compiere un lavoro su se stessi al termine del quale la verità non si presenta più solo come un oggetto da possedere ma come la piena realizzazione della propria vita. L’età moderna ha rimosso il senso della “cura di sé” nel momento in cui ha ammesso che fosse solo la conoscenza, con i suoi contenuti, a stabilire le regole di accesso alla verità. E’ quello che Foucault chiama il “momento cartesiano” della storia della verità, storicamente preparato da quella forma di progressiva rinuncia alla spiritualità rappresentata dalla religione rivelata e più in particolare dalla teologia.

Per il soggetto moderno si può accedere alla verità semplicemente tramite un atto di conoscenza e perché si possiede, per natura, “una determinata struttura di soggetto”. Foucault vuole mettere in discussione questa apparente ovvietà e trova negli esercizi spirituali della filosofia stoica una prova del fatto che pensare diversamente, affrancarsi dalla normatività dell’atteggiamento moderno è possibile. Per Foucault un pensiero tendente a svilupparsi secondo i codici di una morale universale da un lato è idoneo a farsi strumento delle politiche di normalizzazione, dall’altro è omogeneo alle codificazioni operate dal Cristianesimo.

In un’età come la nostra, sempre più spesso paragonata alla dispersione culturale e alla condizione imperiale dell’ellenismo, le antiche pratiche della cura di sé indicano semmai che è possibile costituirsi come soggetti senza né chiudersi nell’individualismo, né consentire a quell’atteggiamento, tipicamente moderno che riduce il mondo a un oggetto di conoscenza e che svuota di senso l’esperienza. […] La vita come “prova”, come esperienza lungo le cui peripezie l’individuo da forma a se stesso artigianalmente, facendosi carico della propria autonomia etica. La “cura di sé” può essere considerata come una via diametralmente opposta a quella forma di estraneità a se stesso da cui sembra essere dominata la fragilità del soggetto moderno.

Per Foucault la lotta per una soggettività moderna passa attraverso la resistenza alle 2 forme attuali di assoggettamento; l’una che consiste nell’individuarci in base alle esigenze del potere, l’altra che consiste nel fissare ogni individuo a una identità saputa e conosciuta, determinata una volta per tutte. La lotta per la soggettività si manifesta allora come diritto alla differenza e come diritto alla variazione, alla metamorfosi.

Smarrire le proprie certezze. Il compito della storia del pensiero: definire le condizioni nelle quali l’essere umano “problematizza” ciò che è, ciò che fa e il mondo in cui vive.

Gnothi seauton = conosci te stesso (del quale il momento cartesiano è indicato come manifestazione massima) e Epimeleia heauton = cura di sé, intesa come formazione, costruzione problematica, di un rapporto di sé con sé sempre passibile di nuove interpretazioni. In tutta la tradizione dell’epimeleia la spiritualità postula la necessità che il soggetto si modifichi, si trasformi, cambi posizione, divenga cioè, in una certa misura e fino a un certo punto, altro da sé, per avere il diritto di accedere alla verità. Lo dimostrano le pratiche mediante le quali le differenti scuole tardoantiche professavano appunto l’epimeleia fra di esse la parresia, il parlar-franco, e la conversione.

Rispetto alla metanoia cristiana nella quale il soggetto rinuncia al sè precedente e se ne distacca o alla epistrophe platonica nella quale il soggetto torna su di sè alla ricerca della patria ontologica, la cura di sé non è una pratica di trans-soggettivazione bensì di autosoggettivazione. Non si scopre chi si è: lo si costruisce, come un’opera d’arte o un manufatto. E’ un processo interminabile. Per Foucault l’attualizzazione della morte nella nostra vita da un lato permette di adottare una sorta di visione dall’alto e istantanea sul presente, dall’altro consente uno sguardo retrospettivo sull’insieme della vita. Potrà così apparire la verità o meglio il valore di tale vita.

Foucault: “occupati di te stesso, fonda te stesso in libertà, attraverso la padronanza di te”.

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