Quali sono gli spazi per una strategia politica democratico-progressista?

Allegory of progress
Allegory of progress

Pochi. Lo scontro sta diventando sempre più frontale. E purtroppo Rivoluzione Civile pur essendo animata da uno spirito ottimista, vitale e onesto non è pronta (secondo me) a rappresentare un punto di riferimento in senso democratico-progressista. Il raggruppamento politico che fa capo ad Ingroia mi sembra troppo eterogeneo per i compiti che gli si prospettano più che colpa di chi vi aderisce. Rischia, se non si supera il mero piano dell’alleanza elettorale (e non credo che i punti di contatto fra comunisti e Di Pietro siano tanti) di esplodere ai primi problemi seri. I coagulanti politici scarseggiano. Allora: ieri contro Berlusconi, oggi contro Monti. Ma la questione ha a che fare col sistema economico che nessuno sembra voler affrontare. Se non si chiude col liberismo non si va da nessuna parte.

Peraltro se Rivoluzione Civile parlerà di lavoro (che non c’è e di condizioni di impiego dove ancora c’è) ci troverà d’accordo ma sul tema della legalità vorrei accennare ad un paio di cose. La legalità in questo paese deve essere modificata, i parametri cambiati, perchè non possiamo accettare che questa legalità permetta l’impunità di un Marchionne o del Vaticano. Il voucher Inps col quale impiegare alcune categorie di lavoratori, a quale livello di legalità apparterrebbe? Ingroia, sarà in grado di porre questi problemi (poiché spero proprio se li ponga), assieme alla piccola pattuglia con cui verrà eletto?

Tuttavia, questi problemi stanno già a valle mentre a monte ce n’è uno di fondamentale importanza. Il primo problema contro il quale cozzare ha a che fare col fatto che oggi i nuovi rapporti internazionali impongono all’Italia (all’Europa…) il drastico ridimensionamento delle rispettive quote di ricchezza, dunque dolorosi processi di de-regolamentazione del mercato del lavoro che producono una marginalizzazione sociale impensabile fino a pochi decenni fa. A che tipo di rilancio egemonico prelude tutto ciò? Questo è il punto, del tutto aperto,  indeciso perché completamente attuale. Una possibilità è che questo processo non riesca, e che l’Italia e forse l’Europa (o sue parti consistenti) si avviino a un declino sociale che scambierà le parti con l’Asia. Detto in termini gramsciani: che la borghesia delle nostre parti regredisca (in buona parte è già regredita) a una posizione puramente o prevalentemente corporativa, difensiva, incapace di formulare una proposta di governo di tipo “progressivo”. Ovvero, il rilancio riuscirà, e la sua base sarà una segmentazione sociale di tipo nuovo, accostabile a quella americano: una segmentazione in cui la privatizzazione della società e l’accentuazione della differenziazione sociale si accompagnerà a una passività politica di massa di nuovo tipo, in quanto non più corrispondente a una spoliticizzazione che lascia a un ceto ristretto il compito di “fare politica”, ma inquadrata in un mondo dove la politica si è completamente risolta in gestione, o governance, come elegantemente si dice oggi, o per chiamarla col suo nome, “polizia”.

Faccio i miei migliori auguri a Rivoluzione Civile, nella speranza che possa rappresentare un’isola di civiltà in questi tempi di crisi.

[P.S.: l’esperienza Rivoluzione Civile non è stata nulla di positivo, ma ha semplicemente rappresentato un punto di passaggio nel declino della cosiddetta “sinistra responsabile”, camuffata da “radicale”. In più la gente si è rotta i coglioni delle ipocrisie e delle cazzate mentre la crisi stà proseguendo e distruggendo la ricchezza prima accumulata.]

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