Ludwig Wittgenstein: il Dovere del Genio (Ludwig Wittgenstein: The Duty of Genius) di Ray Monk non è solo una biografia, ma un’opera monumentale e critica considerata un punto di riferimento per comprendere la vita e l’opera di uno dei filosofi più enigmatici e influenti del XX secolo.
Il libro di Ray Monk, pubblicato originariamente nel 1990, è un’impresa di straordinaria ambizione: raccontare la vita privata turbolenta e spesso tormentata di Ludwig Wittgenstein parallelamente allo sviluppo del suo pensiero rivoluzionario, dal Tractatus Logico-Philosophicus alle Ricerche Filosofiche.
1. La tesi centrale: il dovere e la sofferenza.
Il titolo stesso, Il dovere del genio, racchiude la tesi fondamentale di Monk. Egli non presenta Wittgenstein semplicemente come un pensatore brillante, ma come un uomo in perenne conflitto etico e morale. Per Monk, la filosofia non era un esercizio intellettuale per Wittgenstein, ma un dovere spirituale vissuto con un’intensità quasi dolorosa, al fine di raggiungere l’autenticità e la chiarezza. Monk evidenzia il profondo senso di colpa e la ricerca della purezza che hanno guidato Wittgenstein. Questo “dovere” ha imposto: la rinuncia a una vita comoda e borghese; l’estrema critica di sé (come dimostrato dalle sue confessioni di aver mentito o falsificato le sue credenziali militari); la necessità di una chiarezza assoluta nel pensiero che lo ha portato a bruciare e ripudiare il suo stesso lavoro (incluso il primo manoscritto del Tractatus).
2. L’accostamento vita-opera (il contesto come filosofia).
Ciò che rende la biografia di Monk così preziosa è il suo rifiuto di separare l’uomo dalla sua opera. Monk utilizza gli eventi e le ossessioni della vita di Wittgenstein per illuminare i suoi mutevoli interessi filosofici:
- l’ereditarietà e l’ambiente: il ritratto della famiglia Wittgenstein, ricca, disfunzionale e segnata da numerosi suicidi, fornisce un contesto essenziale per comprendere l’ossessione del filosofo per la logica, l’etica e il linguaggio. La sua fuga dalla ricchezza in Austria e la sua successiva ricerca della solitudine (ad esempio, insegnando in un remoto villaggio austriaco o progettando un eremo) sono lette come tentativi di purificazione filosofica;
- la crisi del Tractatus: Monk descrive vividamente come Wittgenstein abbia creduto di aver risolto tutti i problemi della filosofia con il Tractatus. La sua successiva presa di coscienza che il linguaggio non è una struttura logica rigida, ma un insieme di giochi linguistici radicati nella pratica sociale, è interpretata come una profonda crisi personale oltre che intellettuale;
- le relazioni personali: le complesse e spesso tormentate relazioni con i suoi amici, amanti e colleghi (inclusi Bertrand Russell e i membri del Circolo di Vienna) sono presentate come campi di battaglia per le sue teorie sul linguaggio e la comprensione.
3. Stile narrativo e critica.
Lo stile di Monk è notevole per la sua profondità di ricerca e la sua narrazione empatica ma non agiografica. Monk attinge a un vasto archivio di lettere, diari, quaderni di appunti e testimonianze, ricostruendo l’ambiente accademico di Cambridge e l’isolamento del filosofo. Nonostante la sua brillantezza, Wittgenstein emerge come una figura difficile, autoritaria, spesso arrogante e spietatamente onesta (soprattutto con sé stesso). Monk non nasconde le sue idiosincrasie, i suoi tormenti emotivi e le sue difficoltà relazionali.
Alcuni critici hanno obiettato che Monk a volte privilegia troppo il contesto biografico rispetto all’analisi strutturale e tecnica delle opere filosofiche. In altre parole, la sua tesi secondo cui la vita e la filosofia sono inseparabili rischia talvolta di psicologizzare troppo le questioni puramente logiche o concettuali. Io, al contrario, la penso come Monk, per cui sono convinto che le biografie siano dentro le teorie che i “geni” esprimono. Comunque, Il dovere del genio è indispensabile per chiunque voglia comprendere non solo le due grandi svolte filosofiche di Ludwig Wittgenstein, ma anche la sua figura come modello di vita etica e intellettuale. Offre un ritratto commovente e brutale di un uomo che ha visto la filosofia non come una carriera o un passatempo, ma come l’unico modo onesto di vivere di fronte a un mondo caotico e a un’interiorità tormentata. È un libro che dimostra che, per alcuni individui, il dovere di pensare e il dovere di vivere sono la stessa cosa.
