Si può conoscere il mondo attraverso l’arte?

Keith-Haring
Keith-Haring

Partiamo dall’inizio. L’arte non è la scienza, almeno secondo le coordinate culturali in voga in questa parte del mondo. La suddivisione fra le due categorie avviene in seguito ad un errore epistemologico della tradizione occidentale, seppure in una certa misura possiamo intenderlo come un errore necessario. Ovvero: secondo questa tradizione l’arte (come la musica, ecc.) non è conoscenza e ciò che viene comunicato e/o espresso attraverso di essa non pertiene alla conoscenza. Personalmente (ma in questo non sono da solo) mi trovo in disaccordo con questa prospettiva logocentrica della conoscenza. Questa impostazione ha relegato l’arte in una posizione di inferiorità rispetto alle scienze naturali. Come e perché è stato possibile che succedesse?

Le scienze naturali hanno svolto un ruolo centrale nella visione del mondo che si affermò con la rivoluzione industriale e con l’avvento del capitalismo moderno ed in quel processo di dominio del mondo da parte dell’uomo che ne è seguito. I sistemi simbolici come la religione e la sessualità, per esempio, ma anche la musica e le arti, sebbene abbiano subito un processo di organizzazione e schematizzazione da parte della società secondo regole di classificazione e modelli linguistici, hanno subito la separazione dalle scienze naturali, dal pensiero matematico, perché nell’immaginario di chi portava avanti quella rivoluzione e quello sviluppo industriale, le emozioni e la corporalità dovevano essere separate dal resto. In questa prospettiva ci si doveva assicurare che l’emozionalità di quegli aspetti dell’espressione simbolica che riguardano la corporalità  e la materialità, fosse segregata. L’uomo doveva essere scisso. Questa scissione è necessaria affinché l’uomo ubbidisca ad un ordine astratto, fuori da sé e dai suoi interessi di essere vivente concreto: come potrebbe altrimenti costui/costei uccidere un proprio simile, annichilirlo, massacrare l’ambiente, se sentisse queste cose come parte di sé, della sua vita? Come potrebbe bombardare una città se obbedisse a ciò che sente piuttosto che alla “razionalità, alle ragioni superiori” condite, magari, dalla promessa di un compenso economico, per elevare se stesso e le persone che da lui dipendono dalla situazione di miseria circostante?

Al pari di questo problema e limite, c’è quello del predominio, soprattutto nella nostra cultura (ad esempio non in molte regioni dell’Africa) del linguaggio scritto nell’apprendimento. E’ la ragione fondamentale del predominio della musica classica sulle altre manifestazioni musicali, anche quando esse vengono necessariamente confrontate con una partitura scritta e le regole dell’armonia classica o, peggio ancora, si tenta di spiegare o di classificare la musica con le parole.

Si può conoscere, dunque, il mondo attraverso l’arte, lo si può spiegare o modificare? Io direi di si, attraverso l’uso appropriato delle emozioni e di una razionalità-altra (la famosa irrazionalità, termine usato ambiguamente piuttosto che ammettere che anche quella qualità ci appartiene) che l’arte stessa può generare rispetto al calcolo di tipo razionalistico ed astratto che le scienze naturali, oggi meglio definite come applicate, hanno fatto finora.

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