Presidenziali americane.

Hillary Clinton
Hillary Clinton

C’è un livello del discorso in cui è vero che Trump e la Clinton sono uguali ed è quello della constatazione di essere, Trump e Clinton, due facce dello stesso establishment, dello stesso feroce cinismo degli USA. Due facce dello stesso pragmatismo cimiteriale degli USA, della sua politica interna ed estera. Questo, a prescindere dal fatto incontrastato che, nonostante tutto, a tutt’oggi, gli USA rimangono un hub innovativo di prima grandezza a livello planetario.

Si dice che Trump sia l’espressione del ceto medio impoverito dalla globalizzazione. Può essere vero, ma di certo non può essere la soluzione per quelle masse di persone, di certo rappresenta la loro definitiva presa per il culo. Anche perché è risaputo che, una volta al potere, non sono proprio i singoli presidenti a decidere la politica dello Stato.

Si dice che la Clinton, una volta eletta, scatenerà la Terza Guerra mondiale. Siamo già in guerra, sia sotto il profilo militare che economico-sociale, quindi è inutile scomodare le elezioni americane per accorgersi di questo. Poi, certo, la sinistra imperiale, il famoso social-imperialismo, quella che non disdegna i bombardamenti imprecisi per espandere la democrazia, è sempre stata più realista del re. Perciò, non solo sono personaggi subalterni all’ideologia dominante alla quale vorrebbero portare dei correttivi, ma addirittura si accaniscono contro i loro vicini e simili che non ci credono più di tanto, annichilendoli politicamente.

E’ ovvio che la Clinton sia più rassicurante di Trump, ed è altrettanto ovvio che egli si agiti – fintamente – a favore della classe media proletarizzata americana che lui stesso ha contribuito a rapinare, ma è altrettanto vero che la risposta di Trump contiene germi molto pericolosi come il nazionalismo, l’autarchia, il razzismo.  Per quanto riguarda la Clinton, è chiaro che la politica di difesa degli interessi americani andrà avanti, anche a costo di approfondire i motivi di scontro. Dopotutto: c’è forse oggi sul tappeto un’ipotesi diversa di costruzione del futuro che non preveda sopraffazione e sottomissione?

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