Persona o essere umano. Una distinzione cruciale in bioetica.

Persona ed essere umano.
Persona ed essere umano.

La distinzione tra “essere umano” e “persona” è uno dei dibattiti più complessi e accesi della bioetica e della filosofia contemporanea. Non tutti gli esseri umani sono considerati persone in senso stretto, e viceversa, sebbene la maggior parte delle volte i due concetti coincidano. Questa distinzione non è meramente accademica, ma ha profonde implicazioni legali, etiche e sociali, in particolare quando si affrontano temi come l’aborto, l’eutanasia, la ricerca sull’embrione e lo status dei malati terminali.

La categoria dell’essere umano. Il concetto di essere umano è primariamente una categoria biologica.

  • Definizione: un essere umano è un organismo appartenente alla specie Homo sapiens, definito esclusivamente dal suo patrimonio genetico e dalla sua struttura biologica.
  • Inizio e fine: lo status di essere umano inizia con la fecondazione (formazione dello zigote) e termina con la morte biologica dell’organismo.
  • Caratteristica: l’essere umano è una categoria descrittiva e oggettiva; non richiede l’attivazione di particolari facoltà.

La categoria della persona.

Il concetto di persona è primariamente una categoria morale, filosofica e psicologica. Esso implica l’esistenza di determinate capacità cognitive e relazionali che conferiscono all’individuo un pieno status morale e la piena titolarità di diritti. Sebbene le definizioni varino ampiamente tra i filosofi, i criteri più comunemente accettati per definire la “personalità” includono:

  • Autocoscienza e auto-identità: la capacità di riflettere su sé stessi come un’entità distinta e continua nel tempo (“Io sono io ieri, oggi e domani”).
  • Razionalità: la capacità di ragionare, risolvere problemi complessi e comprendere principi morali.
  • Agency (agentività morale): la capacità di prendere decisioni autonome (libero arbitrio) e di agire in base a principi morali, essendo quindi responsabile delle proprie azioni.
  • Capacità di comunicazione: la capacità di interagire socialmente in modo significativo e di sviluppare relazioni complesse.

Quando queste capacità sono assenti, lo status di persona può essere messo in discussione, pur rimanendo l’individuo un essere umano.

I casi limite: umani ma non (pienamente) persone.

La necessità di distinguere tra i due concetti emerge con chiarezza in alcuni casi limite che mettono in crisi la tradizionale sovrapposizione tra “umanità” e “personalità”.

1. L’Anencefalia e i gravi stati vegetativi.

Un bambino anencefalico o un individuo in uno stato vegetativo permanente (SVP) avanzato è biologicamente un essere umano, in quanto possiede il DNA della specie. Tuttavia, queste condizioni sono caratterizzate dall’assenza completa o dalla perdita irreversibile delle funzioni cerebrali superiori (corteccia), che sono necessarie per l’autocoscienza, la razionalità e l’agency. I teorici che adottano criteri funzionalisti della personalità argomentano che, pur essendo un essere umano, l’individuo non soddisfa i requisiti per essere considerato una persona, in quanto non può più esercitare le funzioni che definiscono la vita cosciente.

2. La malattia di Alzheimer (fasi avanzate)

Un individuo affetto da malattia di Alzheimer nelle fasi terminali, in cui la perdita di memoria e la degenerazione cognitiva sono totali, presenta una sfida particolare:

  • Persona prima: l’individuo era innegabilmente una persona per la maggior parte della sua vita.
  • Persona adesso? Nelle fasi avanzate, vengono perse le facoltà cognitive di base (memoria, linguaggio, autocoscienza). La persona funzionante (capace di esercitare l’agency) cessa di esistere, lasciando un essere umano la cui dignità è spesso difesa sulla base del suo status precedente o sul valore intrinseco della vita umana.

Le due posizioni etiche fondamentali. La disputa si cristallizza in due scuole di pensiero principali:

  1. L’Approccio Biologico (o Status di Persona Inerente):
    • Sostiene che essere umano equivale a persona. Lo status di persona è intrinseco e basato sull’appartenenza alla specie umana (Homo sapiens).
    • La dignità e i diritti non dipendono dalle funzioni cognitive (che possono andare e venire), ma dalla natura stessa dell’essere. Questo è l’approccio sostenuto da molte dottrine religiose e dal personalismo ontologico.
    • Implicazione: sia l’embrione che il malato di Alzheimer hanno pieno status morale.
  2. L’Approccio Funzionalista (o Criteri di personalità):
    • Sostiene che lo status di persona è acquisito o perso in base al possesso di determinate funzioni cognitive o psicologiche.
    • I diritti morali sono conferiti da queste capacità. Questo è l’approccio sostenuto da filosofi come Peter Singer e dai teorici dell’etica utilitaristica.
    • Implicazione: un organismo può essere un essere umano senza essere una persona (ad esempio, un feto o un individuo in SVP), e di conseguenza, i suoi diritti possono essere inferiori a quelli di una persona pienamente cosciente.

La tensione tra la dignità inalienabile di ogni essere umano e la definizione di personalità basata sulla funzione rimane il cuore pulsante dei dilemmi etici moderni.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche e in Filosofia. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 con Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023 e con Amazon Kdp nel 2024 e 2025.