Note su Green Pass e Triangoli Gialli.

Minsk, "Juden"
Minsk, "Juden"

Liliana Segre, parte della maggioranza di governo, non ha esitato a usare la polemica sull’equiparazione stella gialla – green pass. Anzi, addirittura stella gialla-vaccini, come hanno scritto alcuni giornali, non smentiti. Ha perso l’occasione per starsene fuori da una polemica deragliata, in cui vuole entrare anche la Digos. Per quanto riguarda la contestualizzazione della faccenda, quindi, abbiamo un esponente dell’attuale governo che difende l’operato del governo di cui fa parte. Troppo facile, ragazzi. Non funziona così. È stato un ennesimo pesante conflitto d’interessi.

Tuttavia, è sui contenuti di ciò che ha detto la Segre che c’è da soffermarsi: io provengo da una famiglia di triangoli rossi, triangoli mai citati – nemmeno dalla Segre – durante le giornate della Memoria, giornate di cui molti si riempiono la bocca. Dei triangoli rossi gli esponenti dell’attuale governo si vergognano perché gli ricorderebbero da dove provengono e da dove hanno voluto distaccarsi opportunisticamente, dopo aver mangiato a piene ganasce (in primo luogo elettoralmente). Ovviamente coloro che equiparano la stella gialla al green pass, Giorgio Agamben incluso, hanno usato questo topos culturale perché è dominante nella nostra cultura. Un topos in cui alla memoria reale si è imposta una memoria parzialmente scremata (ricordare la parte di comodo per il tutto, gentilmente omesso), una sorta di religione civile a cui conformarsi. E di cui accontentarsi. Cosa potevano fare Agamben e soci? Per sperare di cogliere nel segno dovevano usare il topos dominante, prendendosi i rischi annessi. Ma non basta rinfacciare loro di aver usato il topos (usato da tutti per la propria bisogna) per cavarsela. Eh no: i triangoli rossi sono fuori da questa polemica, non ne sono toccati, non sono parte in causa, quindi, si sentono liberi di dire ciò che pensano. Innanzitutto, che i triangoli rossi, loro antenati, gli hanno insegnato a diffidare di chi ha il potere, di chi ha i mezzi per reprimere e stare invece dalla parte di chi subisce un danno, un’ingiustizia. Anche qualora il danno sia solo un episodio in un percorso di restrizioni delle libertà civili e sociali.

Vorrei, anzi auspicherei, una presa di posizione di Liliana Segre sull’Afghanistan. Dileggiare i No Green Pass è facile, parlare di Afghanistan un po’ meno, soprattutto quando si sta in un partito che si è sempre schierato e ha giocato un ruolo di primo piano nell’impresa imperialistica in quel paese (e altrove). Sarebbe bello sentire qualche parola su Letta con l’elmetto, una cosa che, se non avesse un risvolto tragico, sarebbe una barzelletta.

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