L’immigrazione come strumento di terrorismo psicologico.

Boat_People_at_Sicily_in_the_Mediterranean_Sea
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Anzi , di più: strumento per rabbonire le masse, indicare loro il capro espiatorio e lasciarle svernare nella solita merda. Voglio essere chiaro: non è che la questione non esista, che siamo tutti fratelli e che ce ne dobbiamo andare di casa noi per lasciar posto a dei disgraziati! Il problema è l’uso che si fa del problema.

Tempo fa, per strada, alcuni militanti di un partito xenofobo mi consegnarono un volantino in cui si invitavano elettori, simpatizzanti e cittadini, a partecipare ad un’adunata in una città italiana.

Il tono del volantino era, come al solito, terroristico, e si trattava di un volantino che di certo poteva far presa su quelle masse culturalmente deprivate e spaventate che ormai affollano il nostro paese.

Il volantino intonava: Difendiamo i confini, Stop invasione… nella pagina successiva: “basta immigrazione. I numeri di un’invasione”.

Sul retro, appunto, si davano una sfilza di numeri attraverso i quali dimostrare…che cosa? A prescindere dal fatto che l’Italia soffre di un calo demografico, causato da un irresponsabile sdoganamento di politiche economico-sociali che nei consumi hanno visto – per decenni – il perno, calo demografico che deve essere rimpiazzato per tenere in piedi il sistema, c’è anche il problema INPS.

La cosa che faceva più pena, nel volantino, era (ed è) l’ignoranza degli estensori. Scalate, infatti tutte le spese che lo Stato effettua, dal PIL, e dal bilancio statale ed otterrete la grandezza economica di un paese dell’Europa orientale o dell’America Latina.

Togliere, inoltre, dal bilancio (e quindi dal PIL) tutte le spese fatte a causa dell’immigrazione, significa anche togliere i soldi dalle tasche di chi li percepisce, che sono tutti italiani e occidentali. Così lo sono i medici, i lavoratori delle cooperative di servizi, i poliziotti, le multinazionali delle cominicazioni. E così via. Complimenti agli strateghi della xenofobia, quindi.

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