La Rivolta dei Boxer, nota anche come guerra dei Boxer, si verificò in Cina tra il 1899 e il 1901 ed è considerata uno dei momenti cruciali della storia cinese moderna. Questo movimento di ribellione, originato da un gruppo di contadini e artigiani, mirava a combattere l’influenza coloniale straniera e la crescente presenza di missionari cristiani nel paese. Il termine “Boxer” deriva dall’inglese e fa riferimento alle arti marziali praticate dai membri del movimento, che si autodefinivano “Yihetuan”, ovvero “Uniti nella giustizia e nell’armonia”.
Le radici della rivolta affondano in un contesto di crescente malcontento sociale ed economico. Dopo le guerre dell’oppio, che avevano portato a una significativa presenza occidentale in Cina, molti cinesi iniziarono a percepire gli stranieri come una minaccia per le loro tradizioni e il loro modo di vivere. La diffusione delle tecnologie occidentali, come le ferrovie e le linee telegrafiche, contribuì a un senso di perdita tra i contadini, che vedevano diminuire le loro opportunità lavorative. Inoltre, la crisi agricola, aggravata da periodi di siccità e carestie, portò a un aumento della frustrazione tra le classi più povere .
La rivolta iniziò nel nord della Cina, in particolare nelle province di Shandong e Zhili. I Boxer iniziarono a organizzarsi attaccando proprietà cristiane e missionari, esprimendo così il loro rifiuto nei confronti dell’influenza straniera. Con il sostegno implicito dell’imperatrice Cixi, la rivolta si intensificò nel giugno 1900, quando i Boxer dichiararono guerra alle potenze straniere. Le violenze si estesero rapidamente a Pechino e Tianjin, dove migliaia di cinesi cristiani furono uccisi .
In risposta agli attacchi dei Boxer, una coalizione internazionale composta da otto nazioni (tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Giappone e Russia) intervenne militarmente per proteggere i propri cittadini e le legazioni diplomatiche a Pechino. L’intervento culminò con l’assalto alla capitale cinese nel mese di agosto del 1900, portando alla sconfitta dei Boxer e all’occupazione delle forze straniere. Questa azione militare non solo segnò la fine della rivolta ma anche l’inizio di un periodo di umiliazione per la Cina.
Le conseguenze della Rivolta dei Boxer furono devastanti per la Cina. Il governo imperiale fu costretto a firmare il Protocollo dei Boxer nel settembre 1901, che imponeva pesanti riparazioni economiche e limitazioni sulla sovranità cinese. La rivolta evidenziò anche la debolezza della dinastia Qing e contribuì al crescente sentimento nazionalista che avrebbe portato alla caduta dell’impero nel 1911.
La Rivolta dei Boxer rappresenta un capitolo significativo nella storia cinese del XIX secolo. Essa non solo rifletteva il malcontento verso l’imperialismo straniero ma segnò anche l’inizio di un cambiamento radicale nella società cinese. La resistenza contro l’oppressione esterna ha lasciato un’eredità duratura che continua a influenzare il nazionalismo cinese contemporaneo.