Jared Diamond: Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni. Edito da Einaudi.

Armi acciaio e malattie
Armi acciaio e malattie

di Sergio Mauri

Un libro fondamentale, questo di Jared Diamond, per capire la storia dell’umanità, i perché dello sviluppo economico delle civiltà, e del loro relativo potere politico Civiltà che ci hanno preceduto o sono contemporanee a noi. Un libro che dovremmo far leggere ai vari leghisti, fascisti e xenofobi. E a chiunque. Un libro che sfata molti luoghi comuni intorno allo sviluppo dell nostra e di quelle civiltà che abbiamo sempre considerato inferiori. Parlerò di questo libro citando alcuni passi di primaria importanza. Pagina 9:

La mia impressione circa l’intelligenza dei guineani può essere corretta per due semplici motivi. In primo luogo, gli europei hanno vissuto per secoli in società affollate, dotate di autorità centrali e giudiziarie. La principale causa di morte in queste società è sempre stata rappresentata dalle malattie infettive a carattere epidemico (come il vaiolo), mentre l’omicidio e la morte in guerra erano relativamente poco comuni. Chi sopravviveva alle epidemie, in genere riusciva a trasmettere i propri geni alla prole; è così che oggi gran parte dei nati in Occidente vive abbastanza a lungo da poter lasciare discendenza, senza alcuna pressione selettiva sull’intelligenza e sulla qualità genetica. In Nuova Guinea invece si è sempre vissuti in società scarsamente popolate, dove non si diffondevano epidemie e dove la causa principale di morte era data dagli omidici, dalle guerre tribali continue, dalla scarsità di cibo e dagli incidenti. È naturale che in un ambiente simile solo i più intelligenti e astuti sopravvivono e si riproducono.

La mortalità nelle società europee, invece, aveva poco e che fare con l’intelligenza, e molto con la genetica e la biochimica (ad esempio, i gruppio sanguigni B e O sono pià resistenti al vaiolo del gruppo A). In altre parole, la selezione naturale in favore dei geni dell’intellignza dev’essere stata assai pià severa in Nuova Guinea che nelle nostre società complesse e sovrapopolate dove contava soprattutto la chimica.

Oltre a questo motivo di natura genetica, un’altra spiegazione della presunta superiorità dei guineani può essere di tipo sociale. I bambini europei e americani passano molto tempo in passiva contemplazione di televisione, radio e cinema: in una casa media americana, la TV è accesa 7 ore al giorno. I piccoli guineani, privi di queste opportunità, spendono gran parte della loro giornata a fare tante cose: giocano tra loro, parlano con gli adulti e così via. Gli psicologi infantili sanno bene che un bambino deve essere adeguatamente stimolato per sviluppare un’intelligenza normale, e che l’assenza di stimoli può portare addirittura al ritardo mentale; ecco perché, forse, i guineani mostrano in media di avere migliori funzioni mentali degli occidentali. Quindi, i guineani sembrano più intelligenti di noi a livello genetico, e sicuramente i loro bambini non soffrono dei terribili deficit dello sviluppo mentale tipici dell’occidente. In ogni modo, non sembra esserci alcuna inferiorità intellettuale innata che possa servirci come risposta alla domanda di Yali. Lo stesso ragionamento può essere fatto per tutte le società di cacciatori-raccoglitori, il che prova che la spiegazione razzista si torce contro se stessa.

Allora: perchè gli europei, nonostante il loro svantaggio genetico e la pessima educazione dei loro figli (perlomeno in tempi moderni), hanno molto “cargo”? Perché i guinenani sono rimasti tecnologimanente primitivi nonostante la loro intelligenza superiore?

Sono sicuro che sia valsa la pena della lunga citazione. Continuando a sfogliare queste preziose pagine, ci si imbatte, provvidenzialmente, nelle cause della conquista dell’America. Esse sono: il cavallo, la superiorità tecnologica, la scrittura, l’organizzazione statale, le malattie infettive. Un insieme di cose, un mix, di cui magari non sospettavate. Ancora; il vantaggio di vivere in continenti che si sviluppano da est a ovest piuttosto che da nord a sud. il tutto adeguatamente argomentato. Per quanto riguarda le malattie infettive è interessante notare come queste siano derivate da mutazioni di virus di animali con i quali siamo (stati) in contatto grazie alla domesticazione ed all’allevamento. Ma è con l’agricoltura che inizia il processo di civilizzazione e vantaggio rispetto alle società di cacciatori-raccoglitori di tipo egualitario. Leggiamo a pagina 67:

[…] la domesticazione di piante e animali non portò solo una maggiore disponibilità di cibo e – quindi – ad una più altra densità di popolazione. Il surplus alimentare e l’uso degli animali come mezzo di trasporto furono fattori che portarono alla nascita di società politicamente centralizzate, socialmente stratificate, economicamente complesse, e tecnologicamente avanzate. In ultima analisi, la presenza di animali e piante domesticabili spiega perché gli stati centralizzati, le spade d’acciaio e i libri comparvero prima in Eurasia e dopo ( o mai) altrove. L’uso a scopi bellici dei cavalli (o dei cammelli) e il potere letale delle malattie infettive di origine animale sono altri due anelli della catena che lega la nascita dell’agricoltura ale guerre di espansione”.

Continuiamo a citare dei passi del libro, saltando a pagina 116:

Ricapitolando, abbiamo esaminato tre aree in cui l’agricoltura è nata spontaneamente a partire da piante indigene: la Mezzaluna Fertile, la Nuova Guinea e gli Stati Uniti orientali.Rispetto alle ultime due, nella prima la domesticazione avvenne in epoca molto più antica, le specie utilizzate furono in maggior numero e di qualità migliore e l’agricoltura intensiva permise un superiore incremento della popolazione. Come risultato di tutto ciò, i popoli della Mezzaluna Fertilefecero il loro ingresso nella storia con una tecnologia avanzata, con una maggiore complessità sociale, e con più malattie epidemiche con cui infettare gli altri.

Ancora, a pagina 146:

[…] In America, come in Africa, la diffusione dell’agricoltura fu rallentata dagli spazi troppo piccoli e da molte barriere ambientali. Nessun “mare di spighe dorate” si è mai visto dall’Atlantico al Pacifico, né dal Canada alla Patagonia (né, per questo, dall’Egitto al Sudafrica). Un oceano di spighe dorate di grano e orzo, invece, si formò dall’Atlantico al Pacifico attraverso i grandi spazi dell’Eurasia; e questo fatto come vedremo [….] gioca un ruolo fondamentale nella rapida diffusione della scrittura, della metallurgica, della teconologia, e delle organizzazioni statali complesse nel vecchio mondo.”

Insomma, come avrete ben capito, si tratta di un libro da leggere, magari tutto d’un fiato, per la vastità dei temi affrontati con documentata scorrevolezza e per le avvincenti risposte che l’autore ci regala sia durante lo svolgimento di ogni capitolo che, più spesso, ad ogni sua conclusione. Un libro che ci ricorda, se ce ne fosse ancora bisogno, come le determinazioni di geografia, risorse naturali e demografia si abbinino, nella storia dello sviluppo socio-economico dell’umanità, sempre e comunque, al banale fattore fortuna.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022.
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