4.Il teatro.
Sul fronte del teatro di parola non abbiamo risultati durevoli e significativi. Il teatro fa perno sull’espressività dei comici e sulla loro capacità d’imporsi per mezzo dell’abilità interpretativa e la capacità di immedesimazione nel personaggio. Si afferma il teatro dell’attore cui si affianca una produzione di testi composti ancora con un linguaggio aulico e tradizionale che ostacola la nascita di un moderno teatro borghese come nel resto dell’Europa avanzata.
Generi: tragedia storica a sfondo patetico: Francesca da Rimini, Ester d’Engaddi, di Silvio Pellico; Beatrice di Tenda, di Carlo Tedaldi Fores; Pia de’ Tolomei, di Carlo Marenco; Cola di Rienzo, di Paolo Giacometti; Giovanni da Procida, Beatrice Cenci, Arnaldo da Brescia, di Giovan Battista Niccolini. Per la commedia abbiamo: Goldoni e le sue sedici commedie nuove, di Paolo Ferrari.
5.Il dibattito politico e culturale.
Nel corso dell’Ottocento in Italia l’intellettuale conserva e amplifica il ruolo civile e politico ereditato dall’Illuminismo. I periodici socialmente impegnati sono il tramite del dibattito critico e della formazione delle coscienze. Abbiamo: Il Conciliatore; Il Politecnico; L’Antologia; Crepuscolo.
La “questione della lingua”.
Il Romanticismo considera le origini e l’evoluzione del linguaggio in relazione allo sviluppo storico e civile delle diverse nazioni. La lingua diviene espressione dello spirito di un popolo. In Italia la questione assume un carattere più pragmatico che teorico a causa della frantumazione territoriale, culturale e politica. Sia Manzoni sia Vincenzo Monti propongono l’uso del fiorentino scritto e parlato.