Il New Deal

Il debito non è keynesismo
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di Sergio Mauri

La questione posta dalla crisi del ’29 e dal conseguente New Deal che vide poi la decisa affermazione delle misure keynesiane in economia, nasce dall’interno del sistema economico moderno di tipo capitalistico. Tecnicamente si chiama impiego dei fattori produttivi (terra, capitale, lavoro) che si vorrebbero completi per ovviare ai limiti, crisi incluse, del sistema. La crisi del ’29 è, al contrario, la dimostrazione di quei limiti, la cui esplosione segnerà una svolta nella storia economica occidentale.

Il New Deal, è un periodo della storia americana cha va dal 1933 al 1937, e si lega strettamente con la storia della modernità e dello sviluppo capitalistico ed ha nella relazione tra Stato e mercato, la sua ragion d’essere fondamentale. Ovvero, con più chiarezza: in ogni fase della modernità il modello di capitalismo è determinato da quel tipico e biunivoco rapporto giuridico-politico tra lo Stato ed il mercato. Il New Deal si inserisce pienamente in questa relazione tipica.

Roosevelt viene eletto presidente nel 1933, come successore di Hoover che era ancorato ai dettami economici dei classici liberali. Viste le gravi condizioni in cui versa il Paese, intraprende vaste riforme per superare la crisi generatasi nel ’29. Le misure da adottare vennero studiate da uno Stato maggiore di tecnici, il Brain Trust, che in economia sostituisce il liberismo indiscriminato dei repubblicani con un sistema misto.

I primi “Cento giorni” si caratterizzano per: la chiusura delle banche non collegate al Federal Reserve System; il divieto di esportare e tesaurizzare oro e valuta; la svalutazione del dollaro; le leggi per gli agricoltori.

Prima fase del New Deal.

  • Riforma agraria: contrazione della produzione di alcune derrate eccedenti (cotone, tabacco) contro risarcimento del governo.
  • Tennessee Valley Authority: pianificazione regionale su grande scala; costruzione di centrali idroelettriche, impianti industriali, regolazione di fiumi, opere di irrigazione, lotta contro l’erosione del suolo mediante rimboschimento.
  • National Industrial Recovery Act (ricostruzione dell’industria): tutela degli interessi degli imprenditori e dei lavoratori (salari e orario). Il NIRA costituiva il superamento, per le imprese, della legge antitrust, favorendo la “cartellizzazione” dell’industria.
  • Istituzione di un servizio del lavoro volontario.
  • Viene istituita la Works Progress Administration, agenzia statale preposta al coordinamento dei lavori pubblici.
  • Abolizione del proibizionismo (attraverso il 18° Emendamento e il Volstead Act venne sancito il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool).
  • Il controllo sul mercato viene affidato al Securities Exchange Commission.
  • Viene soppressa la convertibilità del dollaro in oro. In seguito, si fissa la parità a 35 $ l’oncia.
  • Svalutazione del dollaro raggiunta con forti acquisti di oro da parte del governo.

Seconda fase del New Deal.

  • Rafforzamento della posizione dei lavoratori e riforma fiscale a favore dei meno abbienti.
  • Programmi di costruzioni finanziate con mezzi pubblici.
  • Regolamentazione dei rapporti tra imprenditori e lavoratori: National Labour Relations Act; libertà di sciopero e organizzazione.
  • Istituzione di un sistema assicurativo per i disoccupati, gli invalidi e i vecchi: Social Security Act.
  • In politica estera il Paese si riapre al mondo anche per non rimanere fuori dal gioco geopolitico.
  • Riarmo americano.
  • Morte di Roosevelt nell’aprile del ’45.

Conclusioni.

  • Il New Deal fu efficace più sotto l’aspetto della modifica della struttura economico-sociale che da quello della ripresa economica. Anche sul piano occupazionale i risultati non furono risolutivi: nel 1937 c’erano ancora più di otto milioni di disoccupati mentre il deficit statale era triplicato.
  • Dal 1938, il corso politico è esplicitamente keynesiano.
  • La crisi verrà superata solo con la guerra.
Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e studioso di storia, filosofia e argomenti correlati. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Hammerle Editori nel 2014 e con Historica Edizioni nel 2022.
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