Il filosofo non ha bisogno di provette, acceleratori di particelle o complessi macchinari; il suo strumento più potente è la mente. Il “laboratorio del filosofo” è lo spazio astratto in cui vengono condotti gli esperimenti mentali (Gedankenexperimente). Questi non sono esperimenti reali, ma scenari ipotetici, spesso estremi o impossibili, usati per isolare concetti, testare intuizioni e svelare contraddizioni nelle nostre teorie sul mondo, l’etica e la conoscenza.
La funzione degli esperimenti mentali.
Gli esperimenti mentali servono a diversi scopi cruciali nella filosofia:
- Isolare variabili: permettono di eliminare il disordine del mondo reale, focalizzando l’attenzione su una singola variabile concettuale. Ad esempio, per capire il libero arbitrio, si può immaginare un universo perfettamente deterministico.
- Testare l’intuizione: rivelano le nostre intuizioni morali o epistemiche in circostanze insolite. Domande come “Cosa faresti in questo scenario?” costringono a confrontare i principi teorici con le reazioni istintive.
- Svelare contraddizioni: molti esperimenti mentali sono costruiti per portare all’assurdo o all’aporia una teoria, dimostrandone le debolezze logiche o etiche.
Lo stato di natura: l’esperimento estremo della politica.
Uno degli esempi più classici e estremi di esperimento mentale si trova nella filosofia politica: lo stato di natura. Questo scenario immagina l’umanità in assenza di qualsiasi forma di governo, legge o autorità coercitiva. Lo scopo non è storico (nessun filosofo credeva che lo stato di natura fosse un periodo storico realmente esistito in quel modo), ma normativo e giustificativo.
Lo stato di natura in tre versioni.
Pensatori diversi utilizzano questo esperimento mentale per giungere a conclusioni radicalmente differenti sulla necessità dello stato:
- Thomas Hobbes (Stato di guerra) immagina gli esseri umani come mossi dall’egoismo e dal desiderio di potere, in una condizione di “guerra di tutti contro tutti” (bellum omnium contra omnes). La vita è “solitaria, povera, sgradevole, brutale e breve.” La conclusione (il risultato dell’esperimento) è che l’unica via d’uscita è la sottomissione totale a un potere assoluto (il Leviatano).
- John Locke (Stato pre-politico) immagina gli uomini come dotati di ragione e diritti naturali (vita, libertà, proprietà) anche in assenza di governo. Lo Stato di natura è scomodo (per l’assenza di un giudice imparziale), ma non è una guerra costante. Il risultato è la necessità di un governo limitato, basato sul consenso, il cui unico scopo è proteggere quei diritti.
- Jean-Jacques Rousseau (Stato di pace) immagina l’uomo “selvaggio” come isolato, autosufficiente e compassionevole (buon selvaggio). Lo Stato di natura è uno stato di innocenza e felicità primitiva. La conclusione è che lo Stato e la società hanno corrotto l’uomo; la soluzione è il Contratto Sociale che restituisca una libertà mediata dalla Volontà Generale.
In ciascun caso, lo Stato di natura è un laboratorio concettuale in cui le variabili “legge”, “autorità” e “società” vengono rimosse per osservare la “natura umana” pura e giustificare un particolare modello politico.
Altri esempi di esperimenti estremi.
Il laboratorio del filosofo è pieno di scenari che mettono alla prova i nostri limiti etici e metafisici:
- Il Problema del carrello (Trolley Problem): isolato dalla vita reale, questo scenario etico chiede se sia lecito deviare un carrello fuori controllo per uccidere una persona (e salvarne cinque) o non fare nulla. Testa le differenze tra l’etica utilitaristica (massimizzare il bene) e l’etica deontologica (seguire le regole morali).
- Il Cervello nella vasca: in metafisica, si immagina che un cervello possa essere mantenuto vivo in una vasca e collegato a un computer che simula perfettamente la realtà. Questo esperimento mette in discussione la nostra conoscenza del mondo e l’affidabilità della nostra esperienza sensoriale.
- L’Isola deserta: spesso usato in etica per isolare la genesi della moralità. Ipotizzare due o più individui isolati permette di chiedere: le regole morali sorgono dalla necessità sociale o sono intrinseche all’uomo?
Per cui l’esperimento mentale, anche se estremo e irrealizzabile, è l’atto fondativo della filosofia. Esso distorce il mondo noto non per sfuggire alla realtà, ma per comprendere con maggiore precisione quali sono le sue condizioni e i suoi principi fondamentali.
