L’affermazione che il fraintendimento sia la perversione della comprensione è una tesi filosofica potente che inquadra l’errore comunicativo e interpretativo non come una semplice mancanza, ma come una distorsione attiva del processo cognitivo ed ermeneutico. Il concetto si sviluppa su tre livelli interconnessi:
1. Fraintendimento come devianza dal processo ideale.
La comprensione (intesa filosoficamente come Verstehen o insight) è un processo ideale che mira all’adeguazione tra l’intenzione del parlante (o del testo) e l’interpretazione dell’ascoltatore (o del lettore). La comprensione presuppone:
- Identificazione dell’intenzione: cogliere il senso e lo scopo di ciò che viene comunicato.
- Contestualizzazione: inserire il messaggio nel suo appropriato gioco linguistico o contesto culturale.
- Apertura: la disponibilità ad accettare l’alterità del punto di vista altrui.
Il fraintendimento, in questa ottica, non è solo il mancato raggiungimento di questo ideale, ma una sua perversione. Il termine “perversione” qui non ha un significato morale o psicologico in senso stretto, ma indica un dirottamento o un rovesciamento dell’uso corretto di uno strumento:
- Lo strumento (la mente e il linguaggio) era destinato a cogliere il senso; invece, lo ha deformato in un senso proprio, personale ed errato.
2. L’attività distortiva del fraintendimento.
Un semplice mancato ascolto o una lacuna informativa è un fallimento della comprensione; il fraintendimento è più attivo. È una “perversione” perché la mente non riceve un vuoto, ma procede a riempire quel vuoto con un significato sbagliato.
- Il ruolo dei preconcetti (bias): La mente raramente opera come una tabula rasa. Filtra e interpreta il messaggio attraverso la propria struttura di credenze, aspettative e desideri (i pregiudizi ermeneutici). Nel fraintendimento, queste strutture preesistenti dominano il messaggio ricevuto.
- Esempio: L’ascoltatore sente solo ciò che si aspetta di sentire o ciò che conferma la sua posizione, ignorando o distorcendo gli elementi contrari.
- L’illusione di aver capito: la perversione suprema è che chi fraintende non sa di aver frainteso. Crede sinceramente di aver compreso, trasformando l’errore in una pseudo-verità personale che è difficile da correggere.
3. La conseguenza etica e relazionale.
A livello etico e relazionale, il fraintendimento è particolarmente dannoso perché distrugge la base della cooperazione e del riconoscimento reciproco.
- Rifiuto dell’alterità: il fraintendimento nega, in effetti, l’intenzione originale dell’altro. Anziché riconoscere la realtà espressa dall’altro, la mente che fraintende impone la propria realtà al messaggio. Questo è un atto che, anche se inconscio, può essere visto come un’appropriazione epistemologica.
- Comunicazione come solipsismo: In un fraintendimento, la comunicazione fallisce nel suo obiettivo di creare un ponte intersoggettivo e si ripiega in una forma di solipsismo pratico. La conversazione si trasforma in due monologhi paralleli che si intersecano in modo distorto.
Dunque, definire il fraintendimento come la perversione della comprensione eleva l’atto dell’interpretazione da una mera attività cognitiva a un dovere ermeneutico. Il fallimento non è un semplice “non capire,” ma un attivo atto di distorsione che corrompe la possibilità stessa di un incontro autentico tra due coscienze.