Il cavallo di Troia dei “diritti umani”.

La retorica del potere
La retorica del potere

di Sergio Mauri

Se chiedete ad un qualsiasi cittadino occidentale quale sia il significato dell’allocuzione “rispetto dei diritti umani”, questi vi risponderà in modo poco chiaro, confuso. Molti non sanno nemmeno quali siano i diritti umani; altri ancora vi risponderanno che essi si riferiscono alla possibilità di non essere incarcerati se si esprimono idee contrarie a quelle dominanti; altri ancora al rispetto dello “stato di diritto” (anch’esso collegato strettamente con l’ideologia dei “diritti umani”). Nessuno, possiamo fare una scommessa, vi dirà che essi comprendono anche il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, ad una condizione economica dignitosa che possa permettere lo svolgimento di una vita al massimo delle proprie possibilità di essere umano. Il macroinsieme dei diritti umani, infatti, si compone a sua volta dei diritti civili e dei diritti sociali.

Questi ultimi diritti vengono ampiamente disattesi negli Stati Uniti, mentre vengono applicati meglio, forse approssimativamente ma meglio, in molti di quei paesi che sono oggetto dell’antipatia se non proprio della persecuzione dei campioni della democrazia e della libertà.

Ma ciò è ovvio: l’Occidente ritiene tutelati, dal proprio sistema, quei diritti che sono oggetto di compravendita mercantile: salute, lavoro, istruzione, dignità di vita (accesso al consumo) sono “prodotti” che possono essere acquistati sul mercato e come tali non sono oggetto di critica, in quanto il mercato non può essere criticato. Altro fatto concerne la reale tutela di queste necessità umane. In tutto il mondo occidentale, pochissimi sono soddisfatti della situazione che concerne quei diritti di base, elementari. Tutt’altro. Ma essi non sono seriamente presi in considerazione da alcuna agenda politica; gli stessi partiti politici di sinistra, tradizionalmente sensibili a certi temi, di solito al solo sentir pronunciare questi temi si sganasciano in grasse risate. Salvo parlarne strumentalmente, in periodi di vendemmia elettorale.

In particolare, mi preme accennare al caso della Corte Interamericana de Derechos Humanos che ha denunciato, grazie ai “servi sciocchi” (giornalisti e dirigenti) di Globovision (un canale privato venezuelano) presunte violazioni dei “diritti umani” operati dal governo Bolivariano del Venezuela nei loro confronti. E’ da notare che, nei decenni scorsi, questa Corte, creata dal governo degli Stati Uniti e da essa finanziata ed ideologizzata pesantemente, non ha praticamente operato, tacendo di fatto sulle innumerevoli, tremende violazioni dei diritti umani nel continente latinoamericano. Stranamente essa è divenuta attivamente operativa solo da quando il Venezuela e il suo presidente bolivariano hanno chiaramente manifestato la propria volontà di indipendenza economica e politica dal gigante nordamericano, denunciandone sia implicitamente che esplicitamente i vari misfatti.

Gli attacchi pretestuosi degli Stati Uniti al Venezuela non possono però farci dimenticare la costante, sistematica violazione dei diritti umani da parte degli stessi: da Guantanamo all’Iraq, dall’Afghanistan a casa propria, essi hanno sempre dimostrato che l’uso strumentale di argomenti speciosi è la loro più fruttuosa attività. Non più in grado di essere monopolisti nei settori industriali o della finanza, essi si sono gettati a capofitto nella costruzione di questi “reality-show ad argomento politico-morale”, guadagnandosi i nostri complimenti per la creatività e fantasie dimostrate. 

Ma qual’è l’intendimento di essi? Esso è quello di creare, attraverso l’uso di questo mantra ripetuto all’infinito, le condizioni migliori per allargare, mantenere in maniera impunita il proprio ruolo di battistrada della “libertà d’impresa”, vero significato sottostante tutti i richiami, ormai vetusti, proferiti attraverso il diabolico mantra. Ed è conseguenza logica che questa “libertà”, poco si addica al paesaggio che essa ha lasciato dopo essere stata applicata: ne sanno qualcosa i cittadini del sudamerica iper-sfruttati, torturati col beneplacito dei servizi statunitensi, nemmeno più servi in casa propria. Non è un caso che in latinoamerica le coscienze, messe a durissima prova da questo tipo di “libertà e tutela dei diritti” si siano risvegliate e si oppongano alla protervia imperiale nordamericana. Il dileggio di cui sono oggetto è un complimento: vuol dire che il loro risveglio sta dando dei risultati.

 

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d’Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.
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