I problemi del dopoguerra.

I problemi del dopoguerra
I problemi del dopoguerra, grave influenza del primo dopoguerra, primo dopoguerra, prima guerra mondiale,

di Sergio Mauri

I limiti dei trattati di pace.

La nuova configurazione geopolitica del primo dopoguerra non è stabile ed in grado di garantire una pace duratura. Da una parte la forte umiliazione degli sconfitti, dall’altra le perdite umane dei vincitori, dall’altro ancora un’Italia che non riesce ad accontentarsi di ciò che le è stato assegnato dall’Intesa. Ci sono inoltre situazioni nazionalmente critiche all’interno dei paesi nati col nuovo ordine, dalla Cecoslovacchia al Regno di Jugoslavia. La presenza, inoltre, di forti minoranze tedesche all’interno degli Stati confinanti con la Germania crea ulteriori motivi di disequilibrio.

La Società delle Nazioni.

Fu fondata a Ginevra nel 1920, su proposta di Woodrow Wilson. Si voleva costituire un’organizzazione al di sopra degli interessi specifici dei singoli Stati, in grado di risolvere con metodi diplomatici le eventuali controversie tra di essi. Nel decennio successivo quasi tutti gli Stati del mondo entrarono a farne parte, ma ciò non servì a garantire una pace duratura. Gli Stati Uniti si rifiutarono di farne parte, ponendo di fatto un’ipoteca sull’esperienza; da considerare inoltre il fatto che la Società delle Nazioni non possedeva un suo esercito.

Il calo demografico e la “spagnola”.

Oltre ai morti per la guerra, circa 8,5 milioni, e i 20 milioni di feriti gravi, mutilati ed invalidi, ci fu l’influenza “spagnola” che fece strage in Europa e America tra il 1913 e il 1924, causando un calo demografico. L’origine dell’epidemia era in Cina al principio del 1918, dove i primi casi si verificarono nella marina giapponese attraccata nei porti cinesi. Nel 1918 erano stati trasferiti sia dagli USA (militari) che dalla Cina (lavoratori “in prestito” dalla Repubblica cinese come segno di appoggio ed amicizia verso l’Intesa) un gran numero di persone. Questo causò un terreno fertile di proliferazione della malattia. I morti per la stessa furono tra i 21 e i 22 milioni.

I problemi economici.

Le strutture produttive necessitavano giocoforza di una riconversione industriale dal militare al civile. Mancavano tuttavia i finanziamenti adeguati. L’industria entrò in crisi, le fabbriche licenziarono o mantennero i salari bassi, diffondendo così miseria e disoccupazione. I debiti di guerra portarono alla stampa di nuova cartamoneta innescando così una spirale inflattiva. Fu particolarmente colpito il ceto medio. L’economia europea era in ginocchio e questa situazione rese dipendente l’Europa dagli Stati Uniti.

Il disagio sociale. Una società nuova.

La guerra aveva segnato un momento di svolta nella storia europea e mondiale: generazioni di uomini e donne videro le proprie esistenze sconvolte da quegli eventi. In questo contesto, gli operai chiedevano aumenti salariali e potere nelle fabbriche; i contadini chiedevano la proprietà della terra che lavoravano; il ceto medio manifestava il proprio disagio economico avvicinandosi ai movimenti più autoritari.

Il nuovo ruolo delle donne.

L’evento bellico portò ad un inimmaginato coinvolgimento delle donne nella vita civile dei paesi belligeranti. Questo portò ad una graduale emancipazione della figura femminile nel campo del lavoro, nella gestione della famiglia ed impose delle nuove regole sociali, maggiormente improntate sulle libertà individuali, per tutto il genere femminile influenzando anche la controparte maschile. Crebbe considerevolmente la partecipazione sociale e politica delle donne nei partiti ed organizzazione intermedie in ogni Stato.

Il problema dei reduci.

Il ritorno alla vita civile, per coloro che avevano combattuto la guerra e sofferto in quegli anni fu molto complesso. L’emarginazione sociale era all’ordine del giorno, visto il contesto di crisi industriale in tutto il continente. I rispettivi Stati per i quali queste persone avevano combattuto non erano peraltro in grado di soddisfare sia le richieste di aiuto e reinserimento che provenivano dagli ex soldati, ma nemmeno potevano essere in grado di risolvere, nell’immediato, i problemi socioeconomici del dopoguerra. Gli ex soldati si riunirono ovunque in associazioni pronte a difendere gli interessi dei loro associati, a volte identificandosi con atteggiamenti militareschi e piuttosto pericolosi, come nel caso della Federazione Arditi d’Italia.

La sfiducia nella democrazia liberale.

La situazione di crisi diffusa pone delle alternative, spesso molto sentite dalla popolazione, all’ordine esistente sia in senso rivoluzionario che autoritario. Le classi sociali subordinate si erano risvegliate e chiedevano un affrancamento sociale mentre la borghesia era fortemente preoccupata da tutto ciò, spostandosi su posizioni politiche di estrema destra. La democrazia liberale, attaccata da destra e da sinistra, vacillò. Tra gli ex paesi belligeranti, solo in Francia ed in Inghilterra  il sistema politico resse.

Sergio Mauri
Autore Sergio Mauri Blogger e studioso di storia, filosofia e argomenti correlati. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Hammerle Editori nel 2014.
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