di Sergio Mauri
L’esperienza del New Deal può essere giudicata da tre punti di vista differenti: quello liberale, quello keynesiano e quello marxista. Secondo i liberali la presenza dello Stato in economia non poteva essere quantitativamente e qualitativamente quella prevista dal New Deal, poiché, secondo loro, a lungo andare l’immissione di capitale statale, non sottoposto alle leggi del mercato avrebbe portato ad una svalutazione dei fattori produttivi con una conseguente tendenza al blocco delle iniziative economiche. Secondo i keynesiani, invece, l’unico modo per salvare il capitalismo era (e fu realmente) quello di intervenire come Stato, con una funzione pubblica di sostegno all’economia e all’iniziativa privata. Per i marxisti, invece, il problema era (e rimane) la composizione del capitale (capitale fisso pubblico o privato contro capitale variabile) che va a colpire la capacità del sistema di generare profitti.
