Esiste un decalogo etico del gallerista?

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Contrariamente a coloro che seguono a ruota i cicli di mercato, proponendosi come dei maghi con le sfere di cristallo a prevedere gli sviluppi del mercato stesso, così come le sue cadute, il nostro approccio deve essere invece anticiclico, fuori da questo tipo di economia, pienamente protetti da qualsiasi perdita improvvisa di valore e, tuttavia, prevedendo la libera scelta di chi ci segue, lasciare ad ognuno la possibilità di approfittare degli improvvisi riscaldamenti dei prezzi. In questa sede, dovete ricordarvi che il mainstream finanziario, che poi è quello che investe anche in arte, negli anni scorsi ha puntato su settori come quello bancario e quello immobiliare che hanno avuto le performance negative che tutti conoscete. Alla faccia della previsionalità, quindi. Senza contare poi che questo mainstream è il locomotore o se preferite, il faro, di tutti gli operatori del mondo dell’arte contemporanea.(!)

Il nostro modo di investire, invece, deve fare perno sul contenuto artistico e sull’anti-ciclicità economica, sulla condivisione del gusto e delle sorti finanziarie. Detto questo, la domanda “A chi vi rivolgete?” ha una facile risposta: a chi, con pochi o tanti soldi ha piacere di godere di un’opera d’arte e di viverci quotidianamente in mezzo, nella propria casa o sul lavoro. L’alternativa è o quella di farvi spennare o, al limite, quella di rimanere degli eterni spettatori in un mondo dove pochi speculatori compravendono ciò che vogliono.

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