Dieci anni fa le bombe di Mumbai e sui treni indiani.

Mumbai bombing July 2006
Mumbai bombing July 2006

L’11 luglio del 2006 esplodevano diverse bombe semi-professionali nella rete della metropolitana di Mumbai. Ripubblico quanto scritto, con sarcastica tastiera, per l’occasione. Per le ultime novità sul caso (non del tutto risolto) si rimanda a questa pagina.

Gli ultimi attentati terroristici ci parlano chiaro. E la nostra risposta deve essere chiara. E’ compito dell’Occidente proporre in maniera sempre più convincente la propria creatura politica, la democrazia, per serrare le proprie file, rinsaldare i legami con i paesi che, come l’India, non ancora del tutto normalizzata, si avviano alla piena integrazione nel mercato globale; accompagnare questi paesi lungo la strada ancora da compiere. Tralascerei qui tutte le debolezze culturali e psicologiche di coloro che affermano essere la democrazia odierna affatto diversa da quella nata lungo le coste sudorientali dell’Europa e, ancora, come novelle Cassandre, paventano attuali e futuri abomini in nome della stessa. Oscuriamoli, poiché costoro non possono avere uso di parola in un consesso di uomini liberi come il nostro e in un momento così delicato per la sopravvivenza del nostro mondo, del nostro stile di vita.

Non possiamo – quindi – fare a meno di procedere con gli scambi commerciali e politici se all’occorrenza ci fosse necessario porre in quei paesi, in qualità di classe dirigente anche uomini di provata fede democratica e liberale che lavorano già nelle nostre multinazionali, poiché contatti commerciali, pluralismo politico, lotta al terrore da soli possono salvare la nostra società dalle crisi presenti.

Ai nostri detrattori ricordiamo che per quei paesi, lavorare come terzisti e con scarsi diritti civili e del lavoro, non è assolutamente criticabile perché pochi diritti sono sempre meglio di nessun diritto allo stesso modo in cui le buone intenzioni sono migliori di quelle cattive. Nella lotta tra Bene e Male, infatti, non ci possono essere dubbi.

Per quanto, infine, concerne la necessità di conoscere gli autori delle efferate azioni, i loro ispiratori, finanziatori e quant’altro (anche se di scarso interesse per le contromisure da adottare) , siamo sicuri che le istituzioni democratiche, la libera stampa, nelle prossime settimane e mesi ci chiariranno i molteplici aspetti della questione che angustia i nostri più buoni propositi per le feste natalizie.

Via: http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/kanishk-tharoor-this-is-an-indian-atrocity-ndash-not-the-wests-1041448.html

“Dal momento che il dramma si è dispiegato, i commentatori della TV Indiana hanno virato verso l’invocazione sensazionalistica del 9/11. Mentre nel passato gli attacchi terroristici puntavano principalmente sui mercati e i treni pieni di ceti medio bassi e poveri – le “parti sovraffollate” del paese, come le ha definite indelicatamente un commentatore televisivo – mai in precedenza le parti più presentabili della società indiana sono state così brutalmente attaccate. Cittadini di rilievo di Mumbai hanno affollato i canali di notizie ad orario continuo, ricordando le loro visite al Taj Mahal ed esprimendo preoccupazione per gli amici e non intrappolati ancora nell’hotel. Per una élite che quasi sempre emerge illesa dalla violenza nel paese, l’attacco tocca un nervo scoperto.”

Da: http://polizeros.com/

“Abbiamo rinvenuto delle siringhe contenenti tracce di cocaina e LSD dimenticate dai terroristi e più tardi abbiamo trovato tracce di droga nel loro sangue” ha detto un funzionario.

Questa è forse una delle storie finora più bizzarre, quella cioè che i terroristi di Mumbai hanno assunto cocaina e LSD per rimanere svegli. La cocaina può essere. Ma gli effetti non durano a lungo, per cui ne hai presto bisogno di altra. Le anfetamine sarebbero una scelta assai migliore perché durano per diverse ore. Per quanto riguarda LSD, la storia non ha senso. Non vorresti veramente essere distratto dai motivi floreali e dai disegni sulle pareti che si fondono tra loro mentre devi fare attenzione alle forze di sicurezza che ti vogliono uccidere. […]

 

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